Sono passati trent’anni…
MOANA POZZI, A 30 ANNI DALLA MORTE, RESTA IL MITO
DELL’EROTISMO E DELLA TRASGRESSIONE
Sono passati trent’anni da quel 15 settembre 1994, data della prematura scomparsa, a soli 33 anni – l’età del Cristo – di Moana Pozzi.
Donna inquieta e trasgressiva.
Eretica, erotica, eroica, come mi è sempre piaciuto definirla.
Moana incarnò la fine dei rampanti Anni ’80 e l’inizio dei decadenti Anni ’90.
Incarnò sessualità e sensualità, mai volgarità. E per questo incarnò l’erotismo più autentico, quello che la fa ancora oggi paragonare a una sorta di Dea.
Fu attrice apprezzata da Federico Fellini, che le fece interpretare un ruolo in “Ginger e Fred”, nel 1986. Sarà nel cast di “Borotalco” di Carlo Verdone e in “…e la vita continua” di Dino Risi.
Sarà pornodiva, scoperta, in tutti i sensi, da Riccardo Schicchi e Ilona Staller Cicciolina e sarà co-protagonista del film erotico/giallo “Provocazione”, del regista Piero Vivarelli, assieme al celebre attore Marino Masè; oltre che protagonista di numerose trasmissioni televisive comico-surreali: “Tip Tap Club” (condotta assieme a Bobby Solo), “Matrioska” e “L’Araba Felice”.
Negli Anni ’90 la svolta.
Moana cerca di liberarsi via via dalla pornografia e recita il ruolo della protagonista in “Amami”, di Bruno Colella. Un film bellissimo.
“Amami” è il film al quale Moana si sente più legata, in quanto è una sorta di autobiografia che racconta la storia di una ragazza che lavora nel mondo dell’hard, ripudiata dal padre (interpretato, nel film, dall’ottimo Novello Novelli) per le sue scelte professionali, ma con il quale riuscirà poi a riconciliarsi.
È sempre negli Anni ’90 che Moana incarnerà sia il simbolo – il suo volto sarà racchiuso all’interno di un cuore rosa – che la leadership della prima lista civica italiana: il Partito dell’Amore ideato da Mauro Biuzzi (che nel 2013 ebbi modo di intervistare lungamente:
Un partito che anticiperà di decenni quello che poteva essere (pur senza riuscirci) il Movimento Cinque Stelle e che contrappose la cultura dell’amore a quella dell’odio (slogan utilizzato poi da Silvio Berlusconi in campagna elettorale).
Una lista di persone comuni (salvo la capolista, Moana Pozzi), dichiaratamente antipolitica (nel senso più positivo e controculturale del termine), di “estremo centro”, di ispirazione situazionista, garibaldina e cristiano-dionisiaca, come ricordato da Biuzzi in più occasioni.
Un partito che immaginava una sorta di Parlamento “a forma ellittica”, ove da una parte si sarebbero collocate le “forze del cambiamento” – guidate dal Partito dell’Amore – e dall’altra la “vecchia partitocrazia”.
Fu con questo spirito che Moana, pur raccogliendo solamente lo 0,5% dei consensi, si candidò finanche a Sindaco di Roma nel 1993, contrapponendosi a Gianfranco Fini e a Francesco Rutelli. Lei sognava una Roma e un’Italia pulita, libera dalla corruzione, onesta, ove tutti potessero avere un alloggio ed essere liberi dai pregiudizi.
Nella mia intervista a Biuzzi, nel febbraio 2013, egli disse, in proposito che “Moana ha concluso la sua vita facendo politica e senza usare i potenti mezzi del Potere (Denaro, Media, Spettacolo, Scienza, Cultura, Politica, Religione, ecc), ma al contrario mettendo la sua popolarità al servizio di una piccola formazione come il Partito dell’Amore, che aveva come scopo quasi suicida quello di opporsi ai poteri forti partendo da zero”.
Moana fu, per questo, una donna eroica.
È così che vogliamo ricordarla.
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