C’è un equazione di moda: i combustibili fossili sono brutti e cattivi

Un ragazzo estrae del cobalto in Congo

MORIRE PER L’AUTO ELETTRICA

Il libro “Rosso cobalto” smaschera l’orrore che si cela dietro l’estrazione del prezioso minerale in Africa


L’equazione di moda da alcuni anni a questa parte è che tutto ciò che è legato ai combustibili fossili è brutto, cattivo e reazionario; mentre tutto ciò che riguarda il futuro energetico “pulito” e sostenibile e il mondo digitale è bello, buono e democratico. Di qui l’inesausta e martellante campagna per sostituire le automobili tradizionali con quelle elettriche e per digitalizzare tutto il digitalizzabile. Una campagna condotta a 360 gradi che coinvolge soprattutto i mezzi di informazione, o per lo meno ciò che resta di essi, in un mondo dove l’intrattenimento, il cazzeggio e il chiacchiericcio social ha quasi del tutto sostituito l’informazione di giornali e televisioni.

Bene, così va il mondo. Però ci auguriamo che nel variopinto ambiente dei nuovi media possa trovar spazio anche la riflessione su un libro come “Rosso cobalto”(1) del ricercatore della British Academy e dell’Università di Nottingham Siddharth Kara, di recente pubblicato in Italia dalla piccola casa editrice People, che fra i soci annovera anche l’ex deputato Pd Pippo Civati. L’autore statunitense di origine indiana ha condotto le sue ricerche sul campo in alcune zone della Repubblica democratica del Congo (ex Zaire), inoltrandosi nelle province dove esistono i più grandi giacimenti di cobalto al mondo, e ha potuto raccogliere testimonianze e documentare il prezzo che le popolazioni locali pagano ad attività estrattive senza regole.

Siddharth Kara

Il cobalto è un minerale essenziale per realizzare le batterie ricaricabili a ioni di litio che servono per far funzionare smartphone, tablet, computer portatili e auto elettriche(2). Quindi un componente indispensabile per l’industria del futuro, almeno quella occidentale e della Cina, che è al momento il maggior produttore di batterie. Perché il sistema funzioni, tuttavia, è fondamentale che il cobalto e gli altri minerali siano disponibili a buon mercato. E il 75% del cobalto utilizzato nel mondo viene dal Congo.

Siddharth Kara spiega com’è la situazione attuale: «Studio da vent’anni il tema della schiavitù e del lavoro minorile in Africa e non ho mai visto un’azione predatoria per profitto estrema come quella di cui sono stato testimone al fondo della catena estrattiva del cobalto. Coloro che estraggono il minerale vivono ai margini della vita umana in un ambiente trattato dalle compagnie minerarie come una discarica di rifiuti tossici. Milioni di alberi abbattuti, dozzine di villaggi rasi al suolo, fiumi e aria inquinati, terra coltivabile distrutta. Le nostre vite quotidiane sono alimentate da una catastrofe umana e ambientale in Congo».

Denunciati i giganti della tecnologia per sfruttamento minorile nelle miniere di cobalto in Congo

Un fenomeno che le multinazionali occidentali e cinesi hanno tutto interesse a nascondere e le autorità congolesi e la Gécamines, società pubblica di estrazione mineraria, hanno sistematicamente insabbiato. «Chiunque tenti di rivelare questa realtà viene controllato», scrive Kara. «L’esercito e le altre forze di sicurezza sono onnipresenti nelle aree estrattive e chi è percepito come un piantagrane può finire arrestato, torturato o peggio». Niente giornalisti a ficcare il naso, quindi, e tanto meno sindacalisti a tutelare i lavoratori delle gigantesche miniere africane.

Sfruttamento del avoro minorile nelle miniere di cobato in Congo

«I minatori e le loro famiglie si ammalano spesso a causa degli alti livelli di cobalto e metalli pesanti nelle urine e nel sangue, polvere di cobalto nei polmoni. In alcune zone la polvere gialla di acido solforico è così pervasiva che finisce per incrostare i loro corpi e le case», ha scritto il Los Angeles Times recensendo il libro di Siddarth Kara. «E i salari sono così bassi, un dollaro o due al giorno, che lasciano i minatori in condizioni vicine alla schiavitù».

Negli Stati Uniti “Rosso cobalto” è diventato un best-seller e ne hanno parlato le più autorevoli testate giornalistiche, dal New York Times a Publisher’s Weekly, oltre alle principali pubblicazioni delle università. In Italia, curiosamente, i grandi gruppi editoriali l’hanno ignorato ed è stato pubblicato da un editore, sia pur lodevole, molto piccolo. Forse da noi è proibito disturbare il manovratore (di auto elettriche).

Andrea Marcigliano
Giorgio Ballario

 

 

 

 

 

 

Descrizione

Libro bestseller del New York Timese e di Publishers Weekly. In questo libro duro e cruciale, Kara sostiene che tutti noi dobbiamo preoccuparci di ciò che sta accadendo in Congo, perché siamo tutti coinvolti.

«Straziante… un’impresa virtuosa per smascherare l’ingiustizia.» – New York Times

«Un libro straordinario e scioccante.» – Times di Londra

«Puntuale, importante, avvincente.» – Los Angeles Times

Un’indagine risoluta rivela le violazioni dei diritti umani dietro l’operazione di estrazione del cobalto in Congo e le implicazioni morali che riguardano tutti noi. Rosso Cobalto è la bruciante, prima in assoluto, esposizione dell’immenso tributo pagato dalla popolazione e dall’ambiente della Repubblica Democratica del Congo all’estrazione del cobalto, come raccontato attraverso le testimonianze dello stesso popolo congolese. L’attivista e ricercatore Siddharth Kara ha infatti documentato le vite delle persone che vivono, lavorano e muoiono per il cobalto. Circa il 75 per cento della fornitura mondiale di cobalto viene estratto in Congo, spesso da contadini e bambini in condizioni subumane. Miliardi di persone nel mondo non possono condurre la loro vita quotidiana senza partecipare a una catastrofe ambientale e dei diritti umani in Congo. In questo libro duro e cruciale, Kara sostiene che tutti noi dobbiamo preoccuparci di ciò che sta accadendo in Congo, perché siamo tutti coinvolti.

 

 

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