Questo sarà un Natale coi fiocchi d’artificio 

NATALE CON I FIOCCHI E CON I MISSILI

di Il Simplicissimus


Contrariamente a quanto sarebbe logico aspettarsi, questo sarà un Natale coi fiocchi. Anche di neve magari, ma in qualche modo più sentito degli altri perché quest’anno non è solo una festa, via via imbastarditasi in un rutilante bazar, ma è diventato un rifugio. Anche chi crede alle panzane della disinformazione mainstream e ai modelli sub culturali che propone, anche chi ha fatto dell’abulia protettiva il suo modus vivendi, si rende conto, più o meno confusamente, che ci avviamo verso il cuore di anni molto bui e si aggrappa a qualsiasi sporgenza psicologica che gli consenta di non cadere a precipizio nell’angoscia.

Tutto è confuso e di certo le speranze di pace sono sempre più incerte, a parte il pericolo che il clan Biden – Obama – Netanyahu non tentino in extremis di scatenare una guerra mondiale, obiettivamente le speranze di un accordo sull’Ucraina, suscitate dall’elezione di Trump si allontanano. Il piano messo a punto in estate da Keith Kellogg, futuro inviato speciale a Kiev del 47esimo presidente americano, è piuttosto irrealistico, si basa su dati di fatto distanti dai fatti concreti e soprattutto scontenta tutte le parti in causa: la Russia, innanzitutto, il regime di Kiev, le élite al potere dell’Ue e della Gran Bretagna. Sostanzialmente questo piano di “pace attraverso la forza” si basa sull’equivoco riproposto ad ogni sconfitta in questi quasi tre anni, quello secondo cui la Russia è debole e finirà per accettare un compromesso ai suoi danni. Dunque è lo scenario probabile, anche se questo farebbe di Trump un personaggio storicamente rilevante.

Al contrario è molto probabile che Washington cerchi di mantenere in vita il conflitto e farlo divenire guerra di trincea, per non apparire sconfitta anche se questo si scontra con l’esaurimento delle risorse umane dell’Ucraina e richiederebbe l’ingresso, quanto meno delle retrovie, di truppe europee visto che Trump non vuole mandare i suoi ad essere triturati dall’artiglieria russa. C’è anche l’idea di riuscire a congelare la guerra sulle attuali posizioni fino a che non si concluda la pace. Anche ammesso che tutto questo possa funzionare, si tratta dello scenario peggiore per noi che diventeremmo pedine della classica strategia anglosassone del divide et impera: insieme alle industrie, all’impoverimento delle popolazioni e alla dipendenza dalle forniture di materie prime, l’Europa continuerà a perdere potere economico, status e leadership tecnologica. A tutto vantaggio ovviamente degli Usa. Avendo ancora qualche neurone funzionante e il portafoglio libero dai trenta denari, fossero pure in criptovaluta, la risposta su chi sia il vero nemico dell’Europa, gli Stati Uniti o la Russia, sarebbe molto facile.

Escludendo che per errore di calcolo si arrivi davvero a un conflitto generale questa strategia della guerra ad oltranza è suggerita da incompetenti o prezzolati dall’industria bellica che moltiplicano per dieci le perdite russe e diminuiscono dello stesso fattore quelle ucraine, visto che ascoltano solo le evidenti balle di Kiev. In realtà i russi hanno perso sul campo 82 mila uomini nei tre anni di guerra e si ha anche una ripartizione precisa delle perdite per ogni Oblast, illustrata nell’ immagine a fianco, mentre gli ucraini invece hanno bruciato dai 600 mila soldati (stima minima) ai 950 mila.

Ma Trump non si dovrà solo scontrare con una narrazione assurda, ma si troverà davanti a sfide esistenziali per gli Usa: l’enorme problema del debito che ormai cresce in maniera incontrollata, la guerriglia senza tregua dei poteri globalisti, l’indebolimento dell’egemonia finanziaria del dollaro e la pressione del Sud del mondo sul collettivo occidentale guidato dagli Stati Uniti. Anche in Medio Oriente la riuscita operazione di distruzione della Siria potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Ritenere che L’Iran sia stato in qualche modo domato è un grande errore, simile a quello fatto con la Russia che ci si aspettava cadesse in tre mesi. Ma quando si interpreta come debolezza la mancanza di cinismo, si può essere certi della propria sconfitta.

Redazione

 

 

 

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