”Il mistero della morte di Navalny
NICOLAI LILIN: NAVALNY DA NEONAZISTA
A STRUMENTO DEGLI ATLANTISTI
Lo scrittore russo naturalizzato italiano Nicolai Lilin, autore del bestseller internazionale Educazione Siberiana (1) (e di un libro dedicato proprio all’analisi della figura del presidente Vladimir Putin dal provocatorio titolo L’Ultimo Zar)(2), attraverso le colonne dell’ANSA ha invitato l’opinione pubblica ad approfondire quali siano le origini di personaggi come l’attivista e dissidente russo recentemente deceduto Alexei Navalny, per capire “chi siano veramente”, poiché secondo la sua opinione l’Occidente ha “un’immagine assolutamente distorta” di questo tipo di figure.
Lilin afferma infatti che Navalny non sia mai stato un politico ed è sbagliato dire che fosse un oppositore di Putin. L’autore italo-russo prosegue dicendo che Navalny era uno strumento di propaganda, un blogger che attraverso i social network diffondeva le proprie opinioni in rete senza essere un reale elemento politico.
Lilin ci tiene a ricordare che la figura pubblica di Navalny è nata nell’ambiente dell’estrema destra russa e che fosse dichiaratamente un nazista. Dall’inizio della sua attività egli partecipava a un movimento denominato “La Marcia Russa”, organizzazione all’epoca gestita da oligarchi politicamente schierati con gli ambienti dell’estrema destra e che sarebbero poi stati eliminati da Putin. Questi oligarchi nazisti, continua, erano personaggi che adoravano la figura di Hitler e la storia del terzo Reich, che esibivano in pubblico svastiche e facevano il saluto romano. “Navalny spesso si esibiva nel saluto romano, ci sono le foto, e non nascondeva le sue origini naziste”.
Lilin continua la sua analisi parlando di un Navalny trasformista che ha operato una riabilitazione del suo nome in un grande progetto seguito da una squadra di professionisti con cui l’attivista russo avrebbe messo in piedi un blog, notiziari, piattaforme social e così via. Un’organizzazione che ha cominciato a ricevere sponsorizzazioni dall’Occidente e Navalny, da figura esplicitamente nazista, riesce a ricollocarsi agli occhi del pubblico (in particolare quello occidentale) su posizioni politiche più libertarie.
Navalny, incalza lo scrittore, diventa un elemento di disturbo in Russia che lavora per gli interessi del mercato occidentale e, secondo Lilin, è per questo che è stato in seguito incarcerato. Lilin mette subito avanti le mani dichiarandosi apertamente contrario a questa carcerazione, ma osservando mestamente che “la Russia funziona così”, definendola un sistema autoritario dove se ti comporti in un certo modo vieni punito in un certo modo.
Sul mistero della sua morte, Lilin afferma che un vecchio collaboratore di Navalny ha fatto una strana dichiarazione dopo la sua dipartita: ‘può darsi sia stato avvelenato da coloro dei quali da molto tempo si fidava’. Lo scrittore continua dicendo che nell’ambiente del movimento anti Putin in Russia da tempo sia popolare la teoria che l’Occidente sfrutti diversi elementi per i propri interessi e quando questi personaggi diventano quello che Lilin definisce una ‘cartuccia sparata’, come nel caso di Anna Politkovskaja, scatterebbe quindi un meccanismo per cui gli occidentali eliminano queste persone per sfruttarle come vittime sacrificali da presentare come eroi attraverso i propri canali di comunicazione.
Lo scrittore continua la sua analisi osservando come a Putin la morte di Navalny in carcere non avrebbe portato alcun tipo di vantaggio politico o mediatico. Al presidente russo, Navalny era più utile come detenuto per mostrare a tutti che il sistema putiniano può usare la legge per reprimere coloro che cercano di sabotare il funzionamento dello Stato. Lilin osserva come era molto più conveniente per gli interessi occidentali trasformarlo in un martire.
L’autore russo conclude poi ricordando come nelle carceri russe continuino a esserci i “veri oppositori di Putin, tanti comunisti che sono stati in carcere ma che non fanno gli interessi dell’Occidente” e sono pertanto ignorati dall’opinione pubblica dei paesi appartenenti al blocco atlantico. L’Occidente, per Lilin, non capisce la Russia ed è diventato troppo arrogante, chiuso nella sua piccola bolla sull’orlo del collasso, rifiutandosi di accettare il fatto che ormai non vi può essere più alcuna egemonia.
Nicolai Lilin è sempre stato una figura dalle opinioni polarizzanti e anche questa volta le sue affermazioni taglienti (e in qualche modo disturbanti se si osserva il trattamento mediatico riservato negli ultimi giorni alla figura di Navalny) non potranno fare altro che suscitare accesi dibattiti nella pubblica piazza e le ire dei più stoici oppositori dell’impero putiniano e dei sostenitori dell’intervento occidentale nel teatro di guerra ucraino.
Approfondimenti del Blog
Con il suo tipico stile potente che ti cattura e non ti lascia andare fino alla fine, Lilin indaga non solo la storia ma anche l’animo di Putin. Come in un romanzo ne racconta le origini, ne descrive le trasformazioni, ne ricorda i talenti che lo hanno portato a diventare il personaggio che conosciamo. Ma chi è davvero il nuovo zar di tutte le Russie?
Nicolai Lilin ricostruisce la vita sorprendente e la folgorante ascesa politica di Vladimir Putin, da una misera casa popolare nel quartiere criminale di Leningrado alla poltrona presidenziale del Cremlino. Con il suo tipico stile potente che ti cattura e non ti lascia andare fino alla fine, Lilin indaga non solo la storia ma anche l’animo di Putin. Come in un romanzo ne racconta le origini, ne descrive le trasformazioni, ne ricorda i talenti che lo hanno portato a diventare il personaggio che conosciamo: temuto, amato, discusso e divisivo. Un ragazzo a cui la strada ha insegnato a essere spietato e ambizioso. Un giovane uomo affascinato dalle avventure delle spie sovietiche che sogna di lavorare nel KGB. Un uomo che vive dal di dentro la carneficina politica degli anni di Eltzin e che il vecchio Boris chiama all’ultimo accanto a sé. Un presidente che, giunto al Cremlino, deve fare i conti con un Paese in ginocchio e un apparato amministrativo obsoleto e corrotto. Intanto, i terroristi islamici occupano una parte del Daghestan, proclamando il “califfato islamico del Caucaso”. Santificato o detestato, Putin è comunque oggetto di un culto della personalità che non ha eguali nel mondo contemporaneo. Ma chi è davvero il nuovo zar di tutte le Russie?