Siamo tutti coscritti, ma nessuno ci ha chiesto il permesso.

NON CREDERE, NON OBBEDIRE, NON COMBATTERE

Il Simplicissimus

Mentre ci rassicurano che la leva obbligatoria non tornerà, il discorso pubblico comincia a preparare il terreno per un’eventuale mobilitazione. Dietro l’apparente prudenza istituzionale, si cela una strategia ben più ampia: una coscrizione invisibile, economica e culturale, che non passa dalle armi, ma dalle banche, dai media e dai trattati commerciali. Il riarmo europeo si rivela il volto finanziario di un progetto che, più che difendere, punta a drenare risorse dai ceti medi e bassi per alimentare nuovi cicli di speculazione. In questo gioco pericoloso, l’Europa cede la propria sovranità industriale e strategica agli Stati Uniti, accettando un ruolo subalterno e accontentandosi di armi costose e gas scadente. Questo pezzo riflette su cosa significhi oggi non credere, non obbedire, non combattere: non una fuga, ma una forma di resistenza attiva davanti alla grande mistificazione della “difesa comune”. (f.d.b.)


In questi giorni ci hanno fatto sapere che, sì, il servizio militare non è più obbligatorio, ma che la leva è ancora in vigore e che in casi eccezionali potrebbe essere ripristinata. Addirittura, qualcuno ha calcolato il numero dei possibili coscritti in alcune città, cercando di dare una qualche concretezza a questo delirio del riarmo europeo che in sostanza non è altro che un pretesto per prendere 800 miliardi a prestito e creare una nuova bolla di finanziarizzazione. Paradossalmente, siamo tutti coscritti. Non in un esercito tradizionale, ma in un’operazione finanziaria che trasferisce ricchezza dai ceti medi e bassi verso i padroni del denaro. Il tutto corre sui binari del globalismo, mentre da un’altra serve a nascondere il declino industriale dell’Europa, privata delle risorse energetiche e minerarie russe. E infine ci caccia dentro una più profonda subalternità agli Usa visto che questi pretendono che la Ue compri non solo armi americane, peraltro rivelatesi tutt’altro che magiche, ma anche energia ad altissimo costo e scarsa qualità dagli Stati Uniti e rinunci alla Cina e ai mercati asiatici. Questa è la capitolazione, la resa senza condizioni a cui si appresta la Meloni: non facciamoci illusioni, gli amici degli Stati Uniti fanno spesso una fine peggiore dei nemici.

«FASCISMO 2.0 – GLOBALISMO E TEMI DI INTERESSE»

Che l’idea di riarmo sia un ballon d’essai non ci sono dubbi perché la sola idea di portare guerra alla Russia è priva di qualsiasi senso. Da 80 anni i Paesi europei hanno rinunciato di fatto alla difesa, con la sola eccezione della Francia di de Gaulle e solo un pazzo furioso può pensare che in un anno, ma forse anche meno, visto come si mettono le cose in Ucraina, i Paesi della Ue possano pensare di sfidare quello che oggi è l’esercito più forte del mondo, non foss’altro perché dei due milioni e passa di uomini da cui è formato, almeno la metà ha fatto qualche mese al fronte, acquisendo esperienza di guerra sul campo e non nelle accademie. La produzione di armi russa è molte volte superiore a quella europea e americana, lo stesso generale Cavoli (nomen omen), comandante della Nato, ha ammesso che la capacità produttiva della Russia nel campo dei mezzi corazzati supera 30 a 1 quella degli Usa. Per non parlare dell’artiglieria e delle sue munizioni o dei missili ipersonici che l’Occidente non possiede e dai quali non può difendersi. Per giunta non ci sono scorte perché tutto o quasi è stato mandato al regime di Kiev, non ci sono comandi unificati e persino, Dio non voglia, la capacità nucleare è affidata a mezzi antiquati o addirittura, come nel caso dell’Inghilterra, direttamente gestiti dagli Usa. Peraltro i tentativi di modernizzazione si sono risolti con disastri. Ci vorrebbero almeno dai 15 ai 20 anni per essere effettivamente pronti alla guerra, mentre basta un attimo per diventare convinti guerrafondai.

Ora immaginate quello che porta le pizze e che non ha mai visto un’arma in vita sua se non al cinema, preso, istruito per un mese e portato al fronte: può fare paura a gente che sa come si combatte, ha armi migliori e per giunta lo fa per il proprio Paese e non in nome di élite sovranazionali? Lo stesso vale per il ragionier Rossi, lo studente Bianchi, lo youtuber Verdi ai quali era stato promesso che l’Europa significava pace e prosperità, anche se quest’ultima era ormai una promessa mancata. Un esercito non si improvvisa e finora tutte le forze armate delle nazioni europee sono state concepite come collaterali a quelle americane, non come sistemi di difesa in grado di funzionare autonomamente. I piccoli eserciti professionali che abbiamo sono stati concepiti per dare una mano agli Usa nelle loro facili avventure coloniali ed è molto probabile che in caso di una guerra vera anche molti riservisti si tirino indietro come del resto sta accadendo in Francia. E come sta accadendo anche in America. Per non parlare dei tempi che occorrerebbero per ricostruire un’industria bellica all’altezza della sfida e delle tecnologie necessarie.

«FIGHETTI DI TUTTA ITALIA UNITEVI PER LA GUERRA!»

Tutto questo è ancora più delirante perché il solo modo di pensare a un’autonomia europea prevederebbe l’esatto contrario di quanto si sta facendo, ovvero un’apertura verso il mondo Brics e la cessazione dell’assurda conflittualità ad oltranza per portare avanti una guerra già persa. In realtà questo è l’ennesimo espediente retorico per nascondere una nuova e più integrale servitù nei confronti degli Usa e delle sue oligarchie finanziarie, comprese le succursali europee. Tutto questo è assolutamente evidente a tutti salvo agli ipocriti che ora manifestano per l’Europa, sottintendendo ma nascondendo la prosecuzione della guerra e un ingaggio più diretto nel conflitto o nel grande affare del rearm. Contro questo rigurgito di fascismo reale bisognerebbe ribaltare i vecchi slogan: non credere, non obbedire, non combattere.

Redazione

 

 

 

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