”Traffico da bollino nero, lunedì 26 settembre
NON METTETEVI IN VIAGGIO IL 26: MILIONI DI ITALIANI
SULLE STRADE PER FUGGIRE ALL’ESTERO
Traffico da bollino nero, lunedì 26 settembre. Si annunciano milioni di italiani in auto diretti verso i confini di Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Nessun posto disponibile neppure sugli aerei diretti all’estero o sui traghetti che collegano con Croazia, Albania e Grecia. La gauche quinoa è pronta alla fuga per evitare la dittatura, le stragi, i manganelli e l’olio di ricino. Perché, con la vittoria delle destre, la libertà verrà eliminata nell’arco di 24 ore. “Sarà una carneficina” ha già pronosticato la nota intellettuale Chiara Ferragni, pronta a caricare marito, figli e bagagli sul consueto jet privato. Probabilmente un solo aereo non basterà per i bagagli, tutt’al più spedirà la famiglia in treno.
Addio anche a Saviano che andrà a farsi scortare negli Usa, finalmente a spese dei contribuenti americani. E ci perderemo i profondi pensieri filosofici di Loredana Bertè, Ariete, Giorgia, Elodie. Saremo costretti a seguire i loro profondi commenti su Twitter o su Facebook. Non sarà la stessa cosa, ma dovremo farcene una ragione.
Il rischio maggiore è che il bus elettrico di Enricostaisereno si fermi prima di raggiungere il confine di uno dei Paesi di serie A. Magari la Francia, se dopo aver staccato la luce all’Italia sarà disposta a riprendersi il Letta fuggiasco. Difficile, invece, che la povera Cirinnà si rassegni ad abbandonare la mega tenuta di Capalbio per trasferirsi a Cuba o in Nicaragua.
Ma quanti fini intellettuali perderà l’Italia nell’arco di un paio di giorni? Tanti, tantissimi. Se ne andranno docenti universitari, ricercatori, organizzatori culturali, manager musicali, giornalisti. Una carneficina, appunto. Ha ragione Ferragni. O forse no.
Perché, nell’Italia dell’8 settembre, qualcuno sta già provando a cambiare bandiera. E, contando sulla mancanza di artisti ed esponenti culturali ammessi alla corte della Garbatella, la gauche intellò sta già provando a riciclarsi, a riposizionarsi. D’altronde la “generazione Crosetto” non si appassiona certo per la Compagnia dell’Anello e preferisce accogliere gli avversari momentaneamente ravveduti. Magari persino Myrta Merlino, quella che si inginocchia solo per le vittime afroamericane ma non per quelle italiane. Quella che si indigna se in Ungheria fanno ascoltare il battito del cuore di un feto a chi sostiene che un feto è solo un ammasso di cellule. La “generazione Crosetto” può farcela a riciclarla, trasformandola in una paladina della morale atlantista, da inserire nel pantheon del circolo della Garbatella.