Ora che la farsa erotico politica è terminata…

Alessandro Giuli e Gennaro Sangiuliano

NON SI CAMBIA LA CULTURA ITALIANA

CON UNA SQUADRA DI BASSO LIVELLO


Ora che la farsa erotico politica è terminata, si possono anche analizzare i risultati della gestione culturale affidata al ministro delle cerimonie partenopee. Che aveva promesso un “cambiamento di paradigma” e la costruzione di un nuovo immaginario italiano. E la risposta arriva da Marco Tarchi, politologo e leader del lontano sogno della Nuova Destra, intervistato dalla Busiarda degli Elkann.

Marco Tarchi,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Un ministro – afferma Tarchi – deve assicurare il migliore funzionamento del settore che gli è stato affidato. Che ci fosse necessità di maggiore pluralismo nelle istituzioni culturali, non c’è dubbio, e in questo senso qualche passo avanti è stato fatto. Resta da verificare se i nominati nei vari istituti di cultura sapranno fare meglio di chi li ha preceduti. Me lo auguro. Sul cambiamento di paradigma al momento non ho notizie”.

Certo, non bisogna neppure sottovalutare il cambiamento realizzato nel sistema dei finanziamenti nel cinema, quei finanziamenti che in passato hanno premiato autentici incapaci e totali fallimenti. Basti pensare ai denari pubblici regalati proprio alla rampolla degli Elkann.(1)

Un po’ poco, comunque. E la responsabilità del ministro è evidente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Per raggiungere obiettivi così ambiziosi – prosegue Tarchi – occorrono veri organizzatori di cultura, capaci di muoversi nei settori più vari avendo in mente un progetto organico e coerente. Non basta avere esperienza giornalistica e aver scritto libri, né sono sufficienti la buona volontà e la smania di farsi vedere iperattivi, che a volte possono sortire effetti contrari a quelli sperati. Al di là della valutazione della persona, che non conoscevo personalmente, era evidente che dietro di lui non c’era uno staff in grado di rivoluzionare assetti incrostati da molti anni.”

È questo il nodo cruciale. Il ministro si è circondato di una squadra mediocre, per usare un eufemismo. E con la mediocrità non cambi il paradigma e tantomeno l’immaginario italiano a fronte di una sinistra che conserva l’egemonia culturale perché ha costruito le strutture necessarie. “Per combatterla con efficacia – conclude Tarchi – occorrono energie intellettuali all’altezza del compito. E l’ambiente politico da cui il ministro proviene non ne disponeva, essendo stato costretto da sempre al ruolo di outsider ed avendo, per reazione, trascurato – se non, in alcuni casi, osteggiato – la crescita culturale delle sue componenti giovanili, le uniche che avrebbero potuto creare un laboratorio di idee e competenze a cui attingere”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora il compito passa ad Alessandro Giuli. Che, a differenza di Sangiuliano, piace ai media politicamente corretti. Perché ha già ricordato di avere avuto un nonno partigiano, perché ha definito “pozzanghere” le aree politiche da cui lui stesso proviene. Le premesse migliori per evitare attacchi, non proprio le più adatte se si vuol realizzare il cambiamento. Soprattutto se lo staff del ministero resta quello caratterizzato da una mediocrità per nulla aurea.

Redazione Electo
Augusto Grandi

 

 

 

Approfondimenti del Blog

(1)

[…]  Prima che arrivasse il governo Meloni correvano lauti finanziamenti pubblici e sostanziose agevolazioni fiscali a film, autori, registi e produttori di nessun valore culturale e di vistoso fallimento commerciale. Finanziamenti a pioggia, milionari, su film flop, e agevolazioni disinvolte in virtù della cosiddetta tax credit. Solo nel 2022 sono stati erogati circa 850 milioni di euro, e sulla stessa lunghezza d’onda stavano procedendo nel 2023, fino a che c’è stato il cambio di governo.

Tra i vari casi ne vorrei ricordare uno, particolarmente assurdo e particolarmente dimenticato dalla grande stampa e dai media. Mi riferisco ai film Te l’avevo detto e Magari di Ginevra Elkann, sorella di John (e di Lapo) e figlia di Margherita Agnelli. Quando era ministro della cultura Dario Franceschini lo Stato ha buttato via quasi tre milioni di euro per finanziare due opere che furono un assoluto flop e che non avevano alcun particolare pregio culturale. La regista della famiglia Agnelli-Elkann, ex Fiat, ricevette per la precisione 2.828, 044, 32 euro tra crediti d’imposta e contributi a fondo perduto. Un film incassò appena 117 mila euro nelle sale. L’altro, precedente, era andato ancora peggio: aveva beneficiato di oltre un milione di euro ma aveva incassato in sala appena 12 mila euro, con l’attenuante in quel caso che era uscito al tempo del covid. Non vi parlo della preistoria ma di ieri, risalgono agli ultimi tempi della lunga gestione Franceschini del Ministero della Cultura. Lo stesso ministero che non aveva ritenuto di sostenere il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, poi esploso nelle sale e nei media. […]

Da: Sangiuliano martire o marpione? Di Marcello Veneziani

 

 

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