Una quarantina di civili palestinesi, soprattutto donne e bambini, sono stati bruciati viti
NUOVA STRAGE A GAZA. MA I CATTIVI SONO QUELLI CHE PARLANO DI “GENOCIDIO”
Una quarantina di civili palestinesi, soprattutto donne e bambini, sono stati bruciati viti dal bombardamento israeliano sulle tende dei profughi a Rafah. Ma in Italia c’è chi prova orrore perché questa macelleria viene definita “genocidio” invece di “sfortunato incidente”. D’altronde il Tg5 ci informa regolarmente sul moltiplicarsi di “atti di antisemitismo” che consistono, in genere, in semplici scritte sul muro. Atti inspiegabili, per il telegiornalismo Mediaset perché, secondo loro, 36mila morti (forse molti di più se si considera quelli non ancora estratti da sotto le macerie f.d.b.) non giustificano una scritta sul muro.
Quanto all’antisemitismo, per i giornalisti italiani sono semiti solo gli ebrei, mentre in realtà lo sono anche gli arabi ma è meglio non dirlo perché se no bisogna cambiare la narrazione.
Ora, però, anche i difensori del macellaio Netanyahu cominciano a vacillare. Non tutti, certo. Il nipote del ministro Crosetto insiste sempre sul diritto di Israele di massacrare un intero popolo con la scusa dell’autodifesa. Però gli altri si rendono conto che la macelleria di Gaza fa perdere consensi agli ebrei in tutto il mondo. Perché il problema sono i consensi, non la strage di donne e bambini palestinesi. Anzi, qualcuno ha provato a giustificare anche lo sterminio dei bambini perché sono cattivi sin da piccoli e odiano gli occupanti israeliani. Forse fanno apposta a farsi massacrare affinché il mondo intero parli di genocidio, facendo rabbrividire le persone tanto buone.