Nei discorsi dei politici occidentali ricorre, con sempre maggiore frequenza, uno spettro
OETTIVO ODESSA
Nei discorsi dei politici occidentali ricorre, con sempre maggiore frequenza, uno spettro. I russi che conquistano Kiev. E da lì dilagano in tutta l’Ucraina. Per poi avventarsi come predatori sui Paesi Baltici e su altri membri della NATO. Leggasi.. Polonia.
Dicevo dei politici… e della loro corte di nani e ballerine – per dirla col vecchio Formica – di giornalisti, analisti, geopolitici da salotto…
Tranne, con rarissime eccezioni, i militari. Che sanno bene come una tale ipotesi, o spettro, sia completamente assurda.
Non, però, perché la Russia non abbia la forza necessaria. Se volesse potrebbe arrivare a Kiev ed oltre, visto anche il palese tracollo dell’esercito ucraino.
E quanto ai Baltici, che fanno la voce grossa e minacciano di mandare truppe al fronte, potrebbe occuparli, tutti e tre, in una settimana. Riposandosi il settimo giorno.
Ma l’assurdità di tale teorema è tutta politica.
Mosca non ha mai puntato ad occupare Kiev e tutta l’Ucraina. Non ha alcun interesse a ricondurre sotto il proprio controllo un paese povero, devastato, che rappresenterebbe solo un onere finanziario. Senza contare i rischi di una continua turbolenza.
Il suo primo obiettivo era riprendersi il Donbass. Dopo la Crimea. Obiettivo già, sostanzialmente, conseguito.
Poi, trasformare l’Ucraina in un paese neutrale. Non controllato da Washington come è avvenuto dopo la Rivoluzione di Piazza Maidan. Sulla quale Victoria Nuland potrebbe raccontarci molte cose.
E questo è ancora risultato molto lontano
Perché la NATO è palesemente disposta a fare massacrare tutti gli ucraini pur di non cedere. E il burattino Zelensky sa bene che, in caso di trattativa di pace, la sua sarebbe la prima testa a finire sul ceppo. Metaforicamente… e non solo.
Di qui l’attuale impasse. Perché Mosca ha, di fatto, vinto sul piano militare. Ma non riesce a conseguire l’obiettivo politico prefissato.
A questo punto non può non puntare su Odessa.
La città che si affaccia sul Mar Nero non era tra gli obiettivi iniziali della Operazione Speciale.
Anche se il 40% della popolazione è russa – e nonostante le politiche di Kiev, l’89% parli usualmente russo – Odessa è una città cosmopolita, a lungo contesa dalla Romania, e popolata da numerosi diversi gruppi etnici e linguistici.
Una città, per molti versi, italiana, visto che furono i mercanti genovesi a darle la sua forma urbana a fine settecento.
Un porto franco. Oggi in decisa decadenza, anche a causa delle politiche nazionalistiche e centraliste di Kiev.
Il Cremlino non aveva particolare interesse per la città sul Mar Nero.
Ma in questa situazione è diventata il nuovo obiettivo primario.
Inevitabilmente, perché prendendo Odessa chiuderebbe ogni accesso al mare all’Ucraina. E controllerebbe totalmente i commerci. Soprattutto l’export di grano. Dal quale dipende in gran parte la, esangue, economia ucraina.
Inoltre renderebbe estremamente difficile l’accesso al Mar Nero a navi della NATO. Che, vista anche l’attuale posizione di Ankara, potrebbe contare solo sull’appoggio sicuro dei porti bulgari e rumeni. Nessuno dei quali paragonabile ad Odessa.
Un bel risultato strategico.
Al di là di chiacchiere vane, quello che ci possiamo aspettare, nei prossimi tre mesi, è una offensiva russa verso il Mar Nero. Rischio del quale sicuramente sono ben coscienti i comandi militari NATO. Coscienti… ma impotenti. Perché le Cancellerie del, cosiddetto, Occidente Collettivo, continuano a guardare altrove. Probabilmente accecati dalle paure di lituani, estoni, polacchi…