“Oggetti che pensano, oggetti che raccontano.” Un design alla volta, una storia alla volta
OGGETTI CHE PENSANO
Redazione Inchiostronero
Lontano dai ventilatori rumorosi e appariscenti, il Braun HL70 è l’archetipo dell’eleganza silenziosa. Reinhold Weiss lo progetta per vivere nell’ombra – e diventare immortale.
Reinhold Weiss – Il designer invisibile
Reinhold Weiss nasce in Germania nel 1934. Studia alla leggendaria Hochschule für Gestaltung di Ulm (la scuola fondata da Max Bill, erede diretto del Bauhaus), dove il design viene visto come un atto etico, funzionale e razionale.

Appena ventisettenne, nel 1960, entra in Braun, nel team diretto da Dieter Rams. Qui lavora su alcuni dei prodotti più iconici dell’azienda, distinguendosi per uno stile pulito, discreto, tecnico, senza alcuna volontà di protagonismo. Progetta oggetti per la casa, la cura personale e la cucina, tutti all’insegna della semplicità intelligente.
Tra i suoi lavori più noti ci sono:
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HL70 – ventilatore da tavolo (1961)
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KM3 – impastatrice (1963)
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SM31 – rasoio elettrico (1962)
Negli anni successivi si trasferisce negli Stati Uniti, dove continua a lavorare come designer e docente. A partire dagli anni ’70 collabora anche con Motorola, contribuendo allo sviluppo di dispositivi elettronici e tecnologie emergenti. Ha ottenuto diversi brevetti e si è distinto nel campo del design industriale applicato alla tecnologia.
Oggi Weiss è meno conosciuto al grande pubblico rispetto a Rams, ma è considerato una delle figure fondamentali del design Braun. Il suo lavoro continua a essere studiato per la sua chiarezza, precisione formale ed equilibrio silenzioso.
Un designer che ha sempre preferito far parlare gli oggetti al posto suo.
Braun HL70 (1961)
Il ventilatore che respira silenziosamente.
Il Braun HL70, progettato da Reinhold Weiss nel 1961, è un ventilatore da tavolo compatto, realizzato per la casa o per l’ufficio. Non assomiglia a nulla di quello che, fino a quel momento, si era visto nel settore: nessuna struttura bombata, nessuna gabbia metallica appariscente, nessuna ostentazione tecnologica.
È un parallelepipedo pulito, essenziale, quasi austero. Il corpo in plastica opaca racchiude una griglia circolare che nasconde la ventola: un equilibrio geometrico perfetto tra la linea retta e il cerchio, cifra distintiva del design Braun. L’aria fuoriesce con una calma misurata, diretta ma discreta. Anche il suono è parte del progetto: non ronzia, respira.
Sulla parte superiore, una semplice manopola consente di accendere l’apparecchio e regolare la velocità. Nessun display, nessun interruttore multiplo: solo l’essenziale. Ogni elemento è progettato per essere intuitivo, leggibile, duraturo.
Il materiale principale è la plastica ABS, resistente ma leggera, un materiale moderno per l’epoca, usato in modo sobrio e funzionale. La griglia metallica frontale è facilmente removibile, pensata per facilitare la manutenzione. Anche qui, la logica Braun: design al servizio della vita quotidiana, non del culto dell’oggetto.
Il HL70 è pensato per durare, non per stupire. Eppure oggi, più di sessant’anni dopo, appare ancora sorprendentemente moderno. La sua forza è nella capacità di scomparire, di integrarsi nell’ambiente. E nel farlo, insegna una lezione: il buon design non si impone, si mette al servizio.
Contesto storico – Germania, 1961: design, ricostruzione, futuro
Il 1961 è un anno emblematico per la Germania e per il mondo. Da un lato, il Paese è ancora segnato dalla memoria della guerra e della divisione (proprio in quell’anno viene costruito il Muro di Berlino); dall’altro, la Germania Ovest vive il suo Wirtschaftswunder, il “miracolo economico”: una crescita rapida, trainata da industria, tecnologia e cultura del lavoro.
In questo scenario si sviluppa una nuova visione del vivere moderno: funzionale, ordinato, razionale, ma anche ottimista e orientato al futuro. Gli oggetti di tutti i giorni – radio, lampade, frigoriferi, ventilatori – non sono più semplici strumenti, ma segni del progresso, icone di una vita migliore. Il design industriale diventa una forza culturale.
Braun, sotto la direzione di Erwin e Artur Braun, si distingue proprio per questa visione. L’azienda decide di investire nel design non come decorazione, ma come linguaggio etico e universale. Assumono giovani designer formati alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, una scuola che eredita i principi del Bauhaus ma con un’impronta più scientifica, quasi ingegneristica.
È in questo clima che nasce il Braun HL70, firmato da Reinhold Weiss. Un oggetto domestico che si inserisce con discrezione nella casa della nuova borghesia tedesca, senza ostentare lusso, ma proponendo una nuova estetica del quotidiano: pulita, silenziosa, logica.
Il design tedesco di quegli anni – e in particolare quello Braun – rappresenta una rottura radicale con l’estetica del passato: niente più curve barocche, niente più decori o cromature brillanti. Si cerca invece una forma che derivi direttamente dalla funzione, con linee sobrie, materiali semplici e una chiarezza visiva che parla a tutti.
In fondo, il HL70 non è solo un ventilatore. È l’idea di una nuova casa, moderna, organizzata, in dialogo con il mondo tecnologico senza esserne schiava. E rappresenta una Germania che, pur avendo alle spalle la tragedia della guerra, sceglie di guardare avanti con intelligenza e misura.
Braun, Ulm e il design europeo degli anni Sessanta
Braun e la rivoluzione silenziosa
Negli anni Cinquanta, Braun era un’azienda tedesca come tante, specializzata in piccoli elettrodomestici. Ma dopo la morte del fondatore Max Braun, i figli Erwin e Artur decisero di trasformarla. Mentre molte aziende cercavano il successo con oggetti appariscenti e rumorosi, Braun puntò su una rivoluzione silenziosa: eliminare il superfluo, progettare con chiarezza, privilegiare la durata.
Fu una scelta visionaria. I fratelli Braun si affidarono a giovani progettisti provenienti da una nuova scuola di pensiero: la Hochschule für Gestaltung di Ulm, erede morale del Bauhaus. Qui nacque la collaborazione con Dieter Rams, figura chiave che avrebbe plasmato l’identità dell’azienda per i successivi trent’anni.
Lavorando in team con designer come Reinhold Weiss, Hans Gugelot e altri, Braun iniziò a produrre oggetti che sembravano non urlare, ma sussurrare: radiosveglie, rasoi, ventilatori, impastatrici. Oggetti “normali” che cambiavano il modo di pensare il quotidiano.
Ulm: la scuola che insegnava a pensare prima di disegnare
La HfG Ulm fu fondata nel 1953 da Inge Scholl, Otl Aicher e Max Bill, con l’ambizione di andare oltre il Bauhaus. Qui il design veniva insegnato non come estetica ma come struttura, metodo, responsabilità. Gli studenti studiavano ergonomia, semiotica, economia, ingegneria dei materiali. Il designer non era un artista, ma un progettista al servizio della società.
Reinhold Weiss fu uno dei diplomati di Ulm. La sua mano si riconosce nella chiarezza degli oggetti, nella logica delle forme, nell’assenza di ogni esibizionismo. In Ulm si imparava una regola semplice ma profonda:
“Un buon oggetto si capisce al primo sguardo.”
Una grammatica europea del design
Mentre Braun e Ulm scrivevano il loro vocabolario razionale, anche altri Paesi europei stavano rispondendo allo stesso bisogno: progettare una modernità domestica, democratica e bella.
In Italia, Olivetti, Brionvega e Kartell rispondevano con forme più audaci e sensuali, ma sempre fondate su una logica d’uso. Era un design umanista, vicino all’arte, ma con i piedi ben piantati nell’industria.
In Scandinavia, i designer come Arne Jacobsen o Alvar Aalto mettevano al centro il materiale naturale, la luce, la semplicità calda e organica.
In Francia e Inghilterra, il design si fondeva con la cultura pop e con le nuove esigenze del tempo libero, dell’elettronica, del consumo in crescita.
Il risultato? Un’epoca d’oro in cui il design non era ancora moda, ma visione sociale, etica progettuale, poesia funzionale.
Il pensiero del design – Cosa ci racconta il Braun HL70?
Il Braun HL70 non è solo un ventilatore: è un manifesto silenzioso. La sua forma compatta, le sue linee sobrie, il suo comportamento discreto raccontano molto più di quanto si veda a prima vista. È un oggetto che pensa prima di agire, che si inserisce nello spazio con rispetto, che sa qual è il suo compito e non ne chiede applausi.
A ben guardare, è come se il HL70 ci dicesse:
“Non ho bisogno di attirare l’attenzione per funzionare bene.
Non devo essere bello per essere utile, ma proprio perché sono utile… divento bello.”
Questo oggetto incarna alcuni dei principi fondamentali del “buon design” formulati da Dieter Rams — non solo perché nasce sotto la sua direzione, ma perché li interpreta in modo coerente e profondo:
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Il buon design è onesto – Il ventilatore fa il ventilatore, senza effetti speciali.
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È utile – Non c’è una sola funzione superflua.
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È comprensibile – Una manopola, una forma leggibile, nessuna istruzione da consultare.
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È discreto – L’oggetto non si impone sull’ambiente, si integra.
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È duraturo – Anche oggi, a distanza di più di sessant’anni, non appare datato.
E poi c’è una caratteristica meno citata, ma essenziale: il rispetto per l’intelligenza dell’utente. Il Braun HL70 non infantilizza, non complica, non imbelletta: si fida del fatto che chi lo usa capisca cosa serve davvero.
Questo è forse il tratto più affascinante del design Braun: tratta l’utente come una persona pensante. Non un consumatore, non un target, ma un essere umano dotato di senso, gusto, sensibilità.
Il HL70 è un oggetto che non solo pensa, ma invita a pensare. A guardare meglio ciò che abbiamo intorno. A distinguere l’essenziale dal superfluo. A capire che un buon oggetto non deve dominare lo spazio, ma renderlo migliore.
Il Braun HL70 non chiede attenzione. La conquista con il silenzio.
Fonti e approfondimenti – Braun HL70
Libri e testi
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Klaus Klemp, Dieter Rams: The Complete Works, Gestalten, 2020
→ Catalogo completo del lavoro di Rams e del team Braun. HL70 incluso tra i prodotti minori ma significativi. -
Bernd Polster, Dieter Rams: As Little Design as Possible, Phaidon, 2011
→ Ampio saggio biografico. Menziona Reinhold Weiss e i progetti in Braun tra il 1960–65. -
Jo Klatt, Design in Germany 1949–1989, Prestel Verlag, 1990
→ Contesto storico e culturale del design tedesco, con attenzione particolare alla Braun e alla scuola di Ulm.
Fonti online affidabili
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Braun Official Brand History:
https://www.braun.com/global/en/about-braun/brand-history.html
→ Cronologia ufficiale dei prodotti Braun, con focus sulle svolte aziendali e i designer chiave. -
Braun+Design Archive (non ufficiale ma dettagliato):
http://www.braun-design.com
→ Catalogazione degli oggetti storici Braun. HL70 presente con foto e descrizione tecnica. -
HfG Ulm Archiv:
https://www.hfg-archiv.ulm.de
→ Archivio ufficiale della scuola di Ulm. Non menziona l’HL70 nello specifico, ma utile per il contesto formativo di Weiss.
Documentari e contenuti video
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Dieter Rams – Design by Apple? (DW Documentary)
YouTube – Deutsche Welle
→ Racconta l’impatto di Rams (e del design Braun) sul mondo. L’HL70 non è citato direttamente, ma il pensiero progettuale sì. -
Rams (2018) – Regia di Gary Hustwit
→ Docufilm completo su Rams e il design etico. Disponibile a noleggio su Vimeo o DVD.
https://www.hustwit.com/rams
Collezioni e musei
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Museum für Gestaltung Zürich
→ Espone oggetti Braun, incluso il HL70. -
MoMA, New York – Design Collection
https://www.moma.org/collection/
→ Alcuni oggetti Braun in mostra, non sempre visibili online, ma il ventilatore HL70 è parte dell’archivio.
Curiosità
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Alcuni esemplari del HL70 sono ricercatissimi nel mercato del design vintage. Su piattaforme come eBay, Etsy e 1stDibs possono superare i 300 euro per un modello funzionante in buone condizioni.
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Reinhold Weiss possiede diversi brevetti registrati per piccoli elettrodomestici Braun, inclusi componenti dell’HL70.
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Riccardo Alberto Quattrini