La democrazia, intesa in senso stretto, non è praticamente mai esistita

 

OLIGARCHI CHE FUGGONO NELLO SPAZIO INDIFFERENTI AL MONDO

e l’élites che aiutava l’arte 

La democrazia, intesa in senso stretto, non è praticamente mai esistita. E nei rari casi in cui il governo è stato davvero nelle mani del popolo – la Comune di Parigi – l’esperimento è durato poco e non si è concluso proprio benissimo. Per il resto a comandare davvero sono sempre state le élites, le grandi famiglie, i singoli condottieri coadiuvati dai propri fedelissimi, i gruppi ristretti di guerrieri. Ed ora le oligarchie economiche e, soprattutto, finanziarie.

Nulla di nuovo, dunque, almeno all’apparenza. Al di là delle differenze tra un’oligarchia creata dal denaro ed una nata dalla spada. In fondo Venezia, Genova, Firenze devono la loro grandezza a mercanti e banchieri, seppur sempre pronti a combattere anche con le armi vere. E il leone di San Marco chiudeva il libro e sollevava la spada anche nei vessilli quando la Serenissima andava in battaglia.

Le differenze, però, sono abissali in ciò che le oligarchie lasciavano dietro di sé. Sin da quando innalzavano torri non solo per difesa ma anche per il proprio prestigio. E poi palazzi meravigliosi, pubblici (i palazzi ducali a Genova e Venezia) o privati, come le dimore nobiliari ricche di quadri e statue dei più grandi artisti, chiese affrescate, sino alle regge simbolo di un potere che era parte integrante della vita cittadina.

Ora, invece, gli oligarchi sono estranei alla realtà circostante. Non abbelliscono città e paesi; acquistano opere d’arte come normali mercanti ma non favoriscono la nascita e la crescita di grandi artisti; sono più vicini alla cancel culture che allo sviluppo di una nuova cultura. Diventano sempre più ricchi speculando sulla fame, sulle pandemie, sulle guerre. Ed investono le immense ricchezze per volare nello spazio, il più lontano possibile da quel mondo che depredano quotidianamente.

Mentre altri, sul fronte opposto, preferiscono il genere cafonal, scendendo ogni tanto dai giga yacht per concedersi alla plebe che frequenta locali costosissimi dove si mangia male ma si paga moltissimo. Tra champagne che non apprezzano, donne che usano e che vogliono essere usate, una corte di parassiti che non mancano mai.

In comune gli oligarchi hanno il disprezzo per le plebi ed il totale disinteresse per tutto ciò che puzza di arte, di cultura. Non amano il genere umano, non hanno alcun senso di appartenenza. Cosmopoliti non perché affamati di conoscere tutto ma perché in nessun posto sono a “casa”.

In fondo l’ultimo oligarca “diverso” è stato Berlusconi. Perfettamente in linea con gli attuali esponenti del cafonal globalizzato per tutto ciò che riguardava i comportamenti privati, ma anche in linea con quelle grandi famiglie genovesi che, a turno, ospitavano nei propri palazzi le delegazioni ufficiali di altri Stati in visita alla Superba. Una dimostrazione di appartenenza ad uno Stato e ad un progetto comune e condiviso. Berlusconi apriva i cancelli delle sue ville ai capi di Stato. Agnelli non lo ha mai fatto, perché avrebbe dovuto offrire una cena più costosa rispetto ad una minestrina annacquata.

A Berlusconi è mancata, completamente, l’iniziativa in ambito culturale. D’altronde non aveva un Torquato Tasso o un Ariosto, e neppure un Pier della Francesca. Ma da uno che punta su Mimun e Gelmini non si può pretendere molto.

Augusto Grandi

 

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