”La piangina del Tg5 colpisce ancora
OLTRE 100 I GIORNALISTI ASSASSINATI DAGLI ISRAELIANI
E L’ORDINE DEI GIORNALISTI ITALIANI SE NE FREGA
La piangina del Tg5 colpisce ancora. Mentre la macelleria israeliana assassina il centoduesimo giornalista a Gaza (non tutti palestinesi ma tutti colpevoli di provare a raccontare la verità), lei si dedica alle donne iraniane. Vittime anch’esse, indubbiamente. Ma a loro tutti hanno già dedicato servizi indignati, proteste, persino un Nobel. Ai giornalisti massacrati dalle bande di Netanyahu, nulla. Non hanno diritto ad essere ricordati perché creano imbarazzo agli amici di Mimun e Cesara. Dunque, sono soltanto numeri scomodi. Nessun ricordo strappalacrime, nessun servizio che approfondisca la loro vita. Perché si finirebbe di dover parlare della loro morte.
E piangina, questo rischio, preferisce non correrlo. Ciascuno, d’altronde, risponde alla propria coscienza, qualora ne abbia una.
Ma ciò che invece è intollerabile è il silenzio dell’ordine dei giornalisti. Quelli che vengono sterminati a Gaza, oltre ai bambini ed alle donne, sono colleghi. Anche se non se ne stanno protetti in Israele ad aspettare gli ordini di servizio di Netanyahu. Sono colleghi che provano a raccontare i massacri di donne che non usufruiscono dei servizi strappalacrime di piangina. Sono colleghi che provano a raccontare la fame dei bambini palestinesi, non solo il soccorso psicologico previsto per i loro coetanei israeliani.
E per questo, perché fanno il loro lavoro che dovrebbe essere lo stesso di piangina ma non lo è, vengono assassinati. Senza che ci sia un sit in davanti alle redazioni di RAI, Mediaset e La 7. Senza che ci sia una reazione indignata. Macché. Meglio insistere sui corsi di aggiornamento professionale per ribadire che una donna presidente del consiglio deve avere l’articolo al femminile. Che le piaccia o meno. Eh sì, i problemi della professione sono indubbiamente questi.
