Oltre la terza dimensione
OLTRE LA TERZA DIMENSIONE: SOGNI, CALABI-YAU E ZEN
di Cristiano Luchini
È nello stato di sogno che noi esseri umani ci avviciniamo maggiormente a percepire più dimensioni simultaneamente?
Oltre la terza dimensione. Fin dall’infanzia, i sogni hanno rappresentato per me un costante mistero, un mondo parallelo da esplorare ogni notte. Quelle esperienze oniriche, tanto vivide eppure così distanti dalla realtà quotidiana, mi hanno sempre affascinato. Era come se durante il sonno, la mia mente attraversasse i confini del regno tridimensionale in cui viviamo da svegli, per aprire le porte a un regno dove la fisica e la logica tradizionali non avevano più corso.
Nella nostra esistenza da svegli, tutto segue regole ben definite all’interno delle tre dimensioni spaziali che conosciamo: lunghezza, larghezza e profondità. A queste si aggiunge la dimensione temporale, con il flusso lineare d’istanti che scorre inesorabilmente dal passato al futuro. Concetti razionali che tendiamo a dare per scontati.
Iperspazi
Eppure quando la coscienza s’immerge nei regni dei sogni, questo ordine spazio-temporale sembra dissolversi completamente. È come attraversare la soglia verso quegli “iperspazi” noti come spazi di Calabi-Yau, le forme geometriche ipotetiche della teoria delle stringhe. Universi paralleli vengono compressi in dimensioni aggiuntive oltre le tre spaziali e una temporale che sperimentiamo da svegli. Dimensioni queste “arrotolate” su se stesse in strutture bizzarre e labirintiche.
Nei sogni, infatti, spazi fissi e definiti non esistono più. Gli ambienti onirici sono in costante mutamento, fondendosi l’uno nell’altro o svanendo nel nulla per riapparire in nuove forme. Come se ci muovessimo attraverso quelle dimensioni aggiuntive, compresse eppure pervase da un incessante flusso.
Sé
E il nostro sé? Nei sogni, vediamo mai veramente noi stessi come siamo nella realtà tridimensionale? Io no; la mia identità diventa fluida e indefinibile, impossibile da fissare in un’immagine stabile e coerente, quasi a specchio delle geometrie contorte degli spazi di Calabi-Yau.
Il tempo stesso perde ogni significato. Passato, presente e futuro s’intrecciano liberamente in narrazioni che sfidano la logica temporale lineare. Un singolo istante può contenere un’intera vita, mentre un semplice battito di ciglia può abbracciare interi secoli. Come se fossimo proiettati al di fuori delle coordinate spazio-temporali che conosciamo.
Non è forse questo ciò che rende il sogno lo stato sensoriale più vicino a una percezione non lineare e multidimensionale, come quella ipotizzata negli spazi di Calabi-Yau?
Nel sogno, siamo perfettamente integrati nella nostra natura non duale, così meravigliosamente descritta da questo koan Zen:
“Sopra, nemmeno una tegola per coprire la testa; sotto, nemmeno un pollice di terra per il piede.”
Proprio come i regni dei sogni in cui ci avventuriamo ogni notte, realtà sconfinate eppure compresse in geometrie bizzarre, dove regnano il paradosso e l’irrazionalità.
Naturalmente, i sogni hanno sempre una loro logica interna, diversa eppure coerente – un caleidoscopio di infinite possibilità libere dai vincoli della fisica quotidiana. Una sorta di “altra” dimensione che la mente riesce appena a sfiorare nei momenti di suprema libertà onirica.
Ma allora perché la psiche umana ci proietta, seppur inconsciamente, in questi regni dove spazio e tempo perdono le loro connotazioni consuete? Quali segreti si celano dietro la simbologia dei sogni e le loro geometrie contorte che sembrano rispecchiare gli spazi di Calabi-Yau?
E quindi…?
Forse sono semplicemente il linguaggio criptico con cui l’inconscio comunica con la coscienza, codici da decifrare per svelare messaggi nascosti. Oppure sono davvero l’eco, l’ombra proiettata su di noi da quelle dimensioni superiori che sfiorano la mente solo nei momenti di più profonda resa al sonno.
Un mistero che forse un giorno riusciremo a svelare completamente. Per ora, non possiamo che lasciarci avvolgere, ammaliare e meravigliare dai sogni, quegli straordinari caleidoscopi della coscienza in cui ciò che credevamo solido e coerente si ricombina in nuove e inscrutabili geometrie, aprendo brevemente le porte a realtà parallele e “altre” dimensioni altrimenti inaccessibili.