”«Ogni grande amore non vuole l’amore: vuole di più»
OLTRE L’AMORE
“Ogni grande amore non vuole l’amore: vuole di più” scrive Nietzsche. E parlava per vita vissuta. Non per astrazione. Cosa che gli era sempre ripugnata. Tanto che ben di rado si definisce “filosofo”… preferiva dirsi, anche quando aveva poco più di vent’anni, un vecchio “filologo”. E non è un, semplice, riferimento alla sua, pur straordinaria, padronanza della lingua greca. Nietzsche usa il termine filologo nel suo senso etimologico. Concreto. Colui che ama la parola.
Proprio per questo le sue parole cadono come pietre. E sono il suo martello, con il quale batte il metallo della natura umana. E cerca di dargli forma. E tempra.
Certo, coloro che conoscono un poco la biografia esteriore di Nietzsche, penseranno subito al suo rapporto con Lou Andreas Salomè. La giovane, affascinante russa che stabilì con lui e con il suo grande amico e sodale Paul Rée un complesso ménage à trois. Forse il più complicato, certo il più chiacchierato della storia della filosofia. E Lou ebbe fama di donna dissoluta, una sorta di divoratrice di uomini. Contribuendo non poco a creare il mito di queste misteriose, e sovente crudeli, Donne Fatali provenienti dalle profondità della Russia. Mito che ritroviamo nella Tigre reale di un giovane Verga ancora scapigliato, e nella, più ironica, figura dell’attrice, la bellissima Nestoroff, del Serafino Gubbio pirandelliano. E vi faccio grazia di Guido da Verona e Pitigrilli. Da lì al detto “attenti al fascino slavo” il passo è stato breve.
In realtà se nella Salomè vi era una qualche perversione, questa era tutta (o quasi) mentale. Con tutti gli uomini della sua intensa vita, e furono molti, artisti filosofi, poeti… instaurò essenzialmente relazioni “bianche”. Per loro tormentose, certo, soprattutto nella convivenza con una Donna bellissima. Ma altrettanto certamente stimolanti. Creative. Fu così ad esempio, con Freud, che la considerava la sua migliore allieva. Con Ree, le cui riflessioni sulla natura e la morale umana devono certo molto alla sua convivenza con Lou. E ad una amicizia che durò, poi, sino alla morte del filosofo. Probabilmente suicida.
Si concesse, invece, a Rainer Maria Rilke, quando lei, Lou, aveva trentasei anni. E lui appena venti. E contribuì in modo determinante ad ispirarne la poetica. E a fare conoscere il grande lirico tedesco nel mondo intellettuale europeo.
Ma Nietzsche, per lei, se l’era presa proprio brutta. Voleva sposarla, e, rifiutato, diede in escandescenze. E ruppe ogni rapporto con il suo amico fraterno Rée. Per una forma, ossessiva, di gelosia. Però, da questo amore tormentato gli furono ispirate non poche pagine della sua opera più potente e suggestiva. “Così parlò Zarathustra” …
Sinceramente, però, non mi piace l’attribuire il pensiero, in questo caso il pensiero sull’amore da cui ho preso le mosse, di un autore solo ed esclusivamente a vicende personali. Così come trovo altrettanto assurdo astrarre completamente il pensiero dalla vita.
Certo, Nietzsche ebbe una vita sentimentale (ed erotica) che definire tormentata è un eufemismo. Ma da questa prese slancio per andare ben oltre il sentimento, e il desiderio, comune.
Vedeva chiaramente come, ciò che gli uomini chiamano “amore” sia, in genere, un coacervo di basse pulsioni riproduttive, perversioni della mente, meschini interessi materiali. Paure, soprattutto. Non per nulla la sua “Genealogia della morale” piaceva tanto a Freud. Che condivideva questa visione dell’amore come prodotto non di nobili, e sdolcinati, sentimenti celestiali, ma di una sfera abissale ed oscura in noi.
Tuttavia, la visione di Nietzsche è molto diversa da quella del padre della Psicoanalisi. Ben più possente e tragica. Perché a rari uomini è dato, per destino, di amare davvero. Di sperimentare, per una Donna, quello che i romantici chiamavano il Grande Amore. Solo che non si fa illusioni. Anche questo viene da una pulsione oscura. Da un eros violento. È primordiale. Tanto violento da essere distruttivo per la mente. E talvolta mortale per il corpo. Come la vicenda del suo antico amico Paul in fondo ha dimostrato.
Tuttavia questa forza devastante, causa di tormento, dolore, pazzia, è tale perché pretende, esige… Altro.
Vuole andare oltre ciò che, ordinariamente, viene considerato amare. Oltre al desiderio fisico. Oltre a ogni interesse materiale. Oltre anche all’anima, ai bei sentimenti, ai sogni…
Urge, questo Amore, come la lava del vulcano sotto pressione… come il fiume in piena che fa crollare gli argini. Vuole spezzare le catene del corpo. E anche, forse soprattutto, quelle della psiche.
E andare… Oltre. Dove, Nietzsche non lo dice. Forse lo sperimentò, forse lo intuì soltanto. Senza però trovare le parole per definirlo. Lui, il filologo. Perché certe esperienze non sono traducibili in parole. Sono. E basta.
I maestri orientali dei Tantra, shivayti come l’immenso Abhinavagupta, buddhisti come il misterioso Tilopa, gli avrebbero dato ragione…
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