Il movimento contro la libertà di parola è diventato apertamente orwelliano

ORWELL VIVE IN IRLANDA


Sapevo che prima o poi qualcuno dentro una politica degenerata sarebbe uscito allo scoperto buttando via la maschera e infatti è accaduto in Irlanda dove il locale partito dei verdi che si è scagliato contro la

Pauline O’Reilly

libertà di parola “Stiamo limitando la libertà… per il bene comune”. Questo coming out orwelliano lo si è avuto grazie alla segretaria del partito dei Verdi, Pauline O’Reilly che ha parlato del progetto di legge sulla giustizia penale che criminalizzerebbe “l’incitamento alla violenza o all’odio contro” persone con “caratteristiche protette”, così come “condonare, negare o banalizzare grossolanamente il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i crimini contro la pace”. Insomma, tutto il vago menù da sciocchezze che in realtà serve solo a mettere il bavaglio a qualsiasi dissenso. E se non si è convinti basta vedere come i social e in special modo Facebook cassino qualsiasi critica alle politiche pandemiche e vaccinali come incitamento alla violenza. Esattamente come ha fatto Biden che ha persino accusato le aziende che si rifiutavano di censurare opinioni opposte sui social media di ” uccidere persone “. Per non parlare di chi delira denunciando la libertà di parola come “l’ossessione di un uomo bianco ”.

«È diventato tristemente comune leggere attacchi implacabili alla libertà di parola sul Washington Post e su altri giornali. Il movimento anti-libertà di parola è stato abbracciato dai leader democratici, incluso il presidente Joe Biden, così come dagli accademici che ora affermano che ” la Cina aveva ragione ” sulla censura. Tuttavia, una colonna della rivista Time della corrispondente nazionale Charlotte Alter è stata ancora scioccante per come sono diventate le opinioni anti-libertà di parola tradizionali. Alter denuncia la libertà di parola come fondamentalmente “l’ossessione” di un uomo bianco.»

Il movimento contro la libertà di parola è diventato apertamente orwelliano nella pretesa di proteggere la libertà limitandola. E per ottenere questo risultato impiega l’uso di termini come disinformazione o cattiva informazione per oscurare il tentativo di mettere a tacere coloro che hanno opinioni opposte. Piuttosto che usare “censura”, si riferiscono alla “moderazione dei contenuti. Ma ogni tanto la verità viene fuori e tutto l’apparato linguistico messo assieme per nascondere la realtà salta come è successo per la O’Reilly che ha pronunciato queste mirabili parole: “Quando ci si pensa, tutta la legge e tutta la legislazione riguarda la restrizione della libertà. Questo è esattamente quello che stiamo facendo qui. Stiamo limitando la libertà ma lo stiamo facendo per il bene comune”.

Ciò che è particolarmente agghiacciante in tutto questo è quanto sia bassa la soglia per negare la libertà di parola, secondo O’Reilly. Ora sembra che basti il ​​“profondo disagio”: “Se le opinioni di una persona sull’identità di altre persone rendono le loro vite insicure e causano loro un disagio così profondo da non poter vivere in pace, il nostro compito come legislatori è limitare quelle libertà per il bene comune”.

L’ Irlanda è una piccola isola dove, come vediamo, si è manifestato in tutto il suo orrore il Jurassic Park del globalismo sotto forma di una legislazione che rischia di essere replicata in tutto il mondo occidentale se chi ama la libertà non riesce a fa fronte a questi attacchi che fanno parte di un piano particolarmente caro alla Ue, per annullare i valori della libertà di parola che una volta si identificavano con l’occidente. Abbiamo visto gli sforzi di personaggi come Hillary Clinton per  arruolare i paesi europei  per costringere Twitter a ripristinare le regole di censura. Incapace di fare affidamento sulla censura aziendale o  convincere gli utenti ad abbracciare la censura , Clinton e altri stanno  ricorrendo alla censura statale.

L’Irlanda ora si trova sull’orlo della libertà. Ben presto succederà anche a noi.

Redazione

 

 

 

 

 

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