”Gaston Bachelard diceva che il Paradiso era fatto di libri

PARADISI & BIBLIOTECHE
Gaston Bachelard diceva che, nella sua immaginazione, il Paradiso era fatto di libri. Una immensa biblioteca, tutti i libri scritti in ogni tempo e in ogni lingua. E, forse, anche quelli che verranno scritti nel futuro. In lingue che ancora non siamo in grado neppure di immaginare.
Era uno strano filosofo Bachelard. O meglio, un ben strano epistemologo. Perché la sua “specializzazione” – ma può davvero un pensatore essere specializzato in qualcosa? – era la filosofia della scienza. L’epistemologia. Che, a tutta prima, non può non apparirci come un qualcosa di… arido.
Comunque, lui è stato, in questo specifico ambito, decisamente importante. Tanto da venire considerato alternativo a Popper. Soprattutto – penso, da sostanziale incompetente – per una ragione.
In genere gli epistemologi della scienza cercano di spiegare ciò che gli scienziati veri e propri scoprono. Ovvero elaborano teorie sulla base delle conoscenze acquisite da altri.
Tradotto: uno mette a bollire una pentola d’acqua. E poi l’epistemologia ci spiega perché l’acqua è calda…
Lo so, sto semplificando troppo. Ma era solo per dire che Bachelard era … diverso. Per lui ogni nuova conoscenza si conquistava superando quelli che chiama “ostacoli epistemologici”. Operando delle fratture. E andando oltre sia al vuoto, e astratto, razionalismo, sia a uno “sconnesso” materialismo.
Ma questo ci interessa solo per dire che cercava altro. Che non si accontentava di spiegare perché l’acqua è calda. Che, in fondo, si andava convincendo che la realtà è qualcosa ben al di là dei confini che tracciano la ragione e l’esperienza empirica.
E così, lui che aveva studiato chimica e fisica, fini con occuparsi essenzialmente di… poesia.
Tutta l’ultima parte della sua opera, e soprattutto della sua vita – quando ci appare nelle foto con una fluente barba bianca da antico sapiente – sono infatti state dedicate alla poesia.
O meglio, all’immaginario poetico. Perché nell’immaginazione dei poeti intuiva, o meglio presentiva, la capacità di andare oltre la realtà materiale. Per sua natura limitata. Un oltre che non aveva limiti. Tanto che si spinse ad affermare che i filosofi, senza la poesia, non sono in grado di fare nulla.
E qui immagina il Paradiso. Un luogo che non esiste per la scienza materialista. Ma un luogo che è, quasi sempre, presente nella poesia. Come approdo. Punto di arrivo. Anelito, conscio o inconscio. E il riferimento alla Commedia dantesca è, naturalmente, obbligatorio.
Una enorme, immensa Biblioteca. Come negli scritti di J.L Borges. Solo che nel, grande, poeta argentino questa Biblioteca è un labirinto di parole, una Babele di lingue nella quale la mente si perde. E, in un certo senso, “il cuore si spaura”.
Bachelard, invece, vede la Biblioteca come un sogno, una immaginazione felice. E questo la dice lunga sul rapporto che aveva con i libri. Diverso, molto, da quello, ossessivo e tormentato, di Borges.
Ma Borges era poeta. E poeta grande. Bachelard amava la poesia, ma poeta non era. Anche se sfiora la poesia autentica nelle sue digressioni sulla fiamma di una candela.
Libri… libri di ogni tipo e foggia. Incunaboli e cinquecentine. Papiri. Manoscritti e cartapecora.
Libri che raccontano storie. Tutte le storie possibili. E impossibili.
E tutti i destini. In questi, e in altri mondi. Prima della vita, ciò che ha preceduto questa esistenza. E dopo… oltre le soglie della morte.
Come in uno, strano, film con Robin Williams. “Al di là dei sogni”. Film pregno di echi danteschi. E di richiami al mito di Orfeo ed Euridice. Un viaggio nell’al di là… dove l’immaginazione poetica diventa altra, e ben più vasta, realtà. Oltre i confini di quella materiale.
Anche qui una biblioteca. Custodita da un, cupo, Max von Sydow.
È il luogo ove sono raccolte tutte le storie. E, quindi, tutti i destini.
Perché l’immaginazione poetica, la fantasia è ciò che traccia il destino. Ben al di là dei confini di una realtà, in apparenza, massiva e limitante.
Bachelard, cercando di spiegare ciò che è tangibile, materiale, presentì questo andare oltre. Con l’immaginare poetico.
E sognò, o forse “vide” questa biblioteca.
Gli parve d’essere in Paradiso.
