Sbalordire i borghesi. Anche scandalizzarli, eventualmente. Ma disgustarli è un’altra cosa
PARIGI ADDIO. LA FRANCIA WOKE CHE PIACE SOLO
ALLA GAUCHE INTELLO PRIVA DI CAPACITÀ
Épater les bourgeois. Va bene che è una indicazione del XIX secolo, quando a Parigi esistevano ancora i francesi. Però, perlomeno, si sarebbe potuto conservare il significato: sbalordire i borghesi. Anche scandalizzarli, eventualmente. Ma disgustarli è un’altra cosa. Invece la Francia di Macron e la Parigi di Hidalgo hanno scelto di utilizzare i giochi olimpici per provocare il disgusto nei confronti della non cultura woke che, nella capitale transalpina, ha ormai distrutto ogni retaggio di una grande cultura e di radici profonde.
Un attacco, preciso e devastante, contro ogni tradizione. E ci potrebbe anche stare. Il problema è che la tradizione è stata sostituita dal nulla. Sullo sfondo della cerimonia di inaugurazione, mentre un cavallo meccanico solcava la Senna, sfilavano gli antichi palazzi. Quelli che immediatamente ti facevano capire di essere a Parigi, tutt’al più in Francia (o in alcune zone di Torino, ma non oltre). Le nuove costruzioni possono essere parigine, giapponesi, newyorchesi. Il nulla mischiato con niente per evitare di ostentare una identità.
Ed è una idiozia totale sostenere che si voleva offrire l’immagine di una Parigi aperta al mondo. Perché, semplicemente, si è cancellata Parigi. Quella che, sulla Rive Gauche, sapeva davvero accogliere il mondo e parigizzarlo. Pittori, musicisti, scrittori in arrivo da ogni luogo apportavano le proprie esperienze, le proprie culture e ricevevano la cultura, profonda, di una Parigi e di una Francia che avevano molto da dire perché molto creavano.
Ora ci si limita alla pagliacciata di irridere all’Ultima Cena trasformandola in una esibizione di squallore politicamente corretto. Si può anche decidere di fare a meno del passato, della grande arte, ma occorrerebbe sostituirla con qualcosa che vada oltre al nulla cosmico. Il passaggio da Leonardo allo spettacolo di nani e ballerine non è indolore.
E poi, su tutto, giganteggia la multietnicità. Peccato che venga esclusa l’ernia francese, europea. In nome dell’inclusione l’ultimo tedoforo si sdoppia, con un uomo e una donna ad accendere, insieme, il braciere. Ma nessuno dei due è bianco. E non è bianca la cantante che intona la Marsigliese. D’altronde il bianco non si notava neppure nella nazionale di calcio francese umiliata dalla Spagna agli europei.
Ma il bello, in tutto questo suicidio culturale, è che l’Africa blandita a Parigi è la stessa che caccia i francesi dall’Africa. Perché i servi sciocchi non piacciono a nessuno.