Una riflessione sul patriarcato: radici, struttura e impatto nella società di oggi
PATRIARCATO?
di Martino Mora
Anche Ursula Von der Leyen ha citato i Cecchettin.(1)
Oggi, 25 novembre, è la vera festa dell’ideologia dominante.
Del pensiero unico liberal-nichista, che ha eretto a nemico pubblico il Patriarcato immaginario.
Partita come giusta denuncia della violenza contro le donne (denuncia sacrosanta, come quella di ogni violenza contro qualsiasi altro essere umano), la ricorrenza del 25 novembre ha però mostrato presto il suo volto: il “Patriarcato” additato a simbolo di ogni male.
Ma il Patriarcato, che certamente non corrisponde a più nulla di reale, e che per gli storici seri forse da noi non è mai esistito quale organizzazione familiare e sociale, è chiaramente un’astrazione simbolica.
Non esiste per come viene definito (la sottomissione della femmina al maschio che la spadroneggia ovunque impunemente) ma solo come simbolo della Trascendenza (“Padre”, così Cristo chiama Colui che sta nei cieli) e di qualsiasi forma di Auctoritas, religiosa e profana, che nella civiltà cristiana dal Padre celeste deriva.
Il Patriarcato simboleggia chiaramente la civiltà tradizionale e cristiana.
Ben lungi da corrispondere più, nella nostra società atomizzata e massificata, al benché minino potere o istituzione reale, il Padre, simbolo della Trascendenza e di ogni autorità superiore al singolo, è ciò che il nichilismo liberal (woke, gender, queer, eccetera) odia maggiormente.
Non è un caso che il nuovo pensiero unico liberal, forma di ogni nuova estrema oscenità ideologica, sia nato negli Stati Uniti d’America. Cioè in una plutocrazia dove regna una forma di totalitarismo mercantile e tecnologico privo di ogni limite, che con la globalizzazione si sta estendendo quasi ovunque.
In una società atomizzata in cui il materialismo pratico ha distrutto quasi del tutto ogni forma di credenza collettiva, il potere economico rimane l’unica forma di potere assoluto reale. Questo potere tecnico-mercantile non ha alcun bisogno di riconoscere autorità o comunità organiche di nessun tipo, nemmeno la famiglia. È complementare alla civiltà zero dell’atomismo assoluto, che purtroppo è già qui tra noi, realizzata quasi interamente.
Ma l’ideologia liberal-nichilista dei servi sciocchi – e a volte pure malvagi – deve completare il lavoro.
Il 25 novembre è la festa dell’ideologia dominante.

Approfondimenti del Blog

(1)
Una considerazione etica
«La famiglia chiede 2 milioni a Turetta: «Ci ha distrutto il sistema di vita». Come si calcolano i risarcimenti Un tale approccio potrebbe essere considerato cinico e freddo, perché riduce l’intera esperienza umana a un mero danno economico, senza riconoscere il valore morale, emotivo e affettivo della vita. La richiesta di risarcimento, giustificata come la distruzione del “sistema di vita”, potrebbe essere vista come una ricerca di compensazione materiale per una perdita che è, in realtà, incommensurabile dal punto di vista umano ed emotivo. Questo è un modo estremamente riduttivo di affrontare una tragedia, che sembra escludere ogni dimensione affettiva e relazionale.
Tuttavia, è importante considerare che ognuno elabora il lutto e la sofferenza in modo diverso, e in alcuni casi il ricorso a una richiesta di risarcimento può essere l’unico strumento attraverso cui le persone riescono a canalizzare la loro sofferenza e cercare una forma di “giustizia”, anche se la giustizia economica non potrà mai restituire ciò che è stato perso.