”Ma come si sarà sentita Laura Pausini ad essere definita in un sondaggio della Rai di qualche tempo fa, il più grande italiano di tutti i tempi?
PAUSINI BATTE LEONARDO
Ma come si sarà sentita Laura Pausini ad essere definita in un sondaggio della Rai di qualche tempo fa, il più grande italiano di tutti i tempi? Alla notizia noi ci sentimmo mancare e idealmente chiedemmo la cittadinanza a san Marino. Se a così poco è ridotta l’Italia, se una che non con tutto il rispetto avrei inserito nemmeno tra le maggiori cantanti italiane di tutti i tempi, vince su Dante e san Francesco, e non entrano in classifica Leopardi e Machiavelli, meglio chiedere asilo alla Savana. Penso che sotto sotto sia d’accordo pure lei, l’interessata. Che non ha colpa del sondaggio, non è mitomane, e non ha mai detto di esser meglio di Leonardo. Ma quel sondaggio spiega molte cose: fa capire perché poi ci troviamo quei ministri, quei premier, quei palloni gonfiati in testa a tutte le classifiche.
E sconforta pensare che la classifica non l’avesse stilata una discoteca di paese ma un istituto come l’Eurisko, e il committente non fosse Telebufala ma la principale azienda culturale e pubblica d’Italia, la Rai. E le domande rivolte non fossero di quelle frivole, ma addirittura chiedessero chi sia “il più amato, il più importante, il più ammirato”, insomma colui che incarna l’ideale di Grande italiano. Naturalmente è facile a questo punto diventare malpensanti e sperare che si sia trattato di una gran furbata costruita a tavolino per lanciare un programma in tv. Avrei voluto conoscere quelle persone, a quanto pare tante, che hanno scritto al sito della Rai e hanno indicato la Pausini come il migliore italiano di tutti i tempi, seguita a gran distanza da Mina che a sua volta polverizza Leonardo da Vinci. Mentre Totò e la Magnani umiliano Dante e cancellano Garibaldi; e Galilei deve vedersela in gara con Valentino Rossi.
Per carità, la Pausini è una celebrità in angoli remoti della terra; mi sorpresi a scoprire il culto delle sue canzoni nel deserto arabo e in sud America. Negli stessi posti andavano forte Nino d’Angelo, Albano e Romina; non vi dico la Carrà. Ma nessuno li paragona ai geni e agli eroi nazionali. Capisco il lato ironico della vicenda, la commistione di passato e presente, di antichità e new media, e insieme la civetteria di confondere storia e gossip. Certe classifiche reggono sull’assurdità del paragone, è come dire se preferisci il Colosseo ai bucatini all’amatriciana; se si risponde con la fame o se la domanda sottintende ciò che si preferisce mangiare tra i due, è evidente che la cofana di bucatini trionfa sul monumento. Allo stesso modo, è evidente che si preferisce sentire una canzone dalla Pausini o ancor meglio da Mina, piuttosto che cantata da Cavour o De Gasperi. Però qualcosa non funziona se non sappiamo più distinguere le sfere e i piani, la gloria dalla celebrità, la grandezza dall’audience, la poesia dalla canzone, il gioco dalla verità. Cara Pausini, come canta il suo collega Mameli, le porga la chioma, l’Italia chiamò.
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