Sfilare per sentirsi giusti, non per cambiare il mondo
PER CAMBIARE IL MONDO SPARATEVI UN BEL CORTEO
di Marcello Veneziani
Marcello Veneziani smonta con taglio sarcastico e spietato la retorica delle manifestazioni di piazza come risposta automatica a ogni tragedia e ingiustizia del mondo. Dai conflitti globali ai femminicidi, dalla crisi ambientale alla politica corrotta, tutto viene simbolicamente “risolto” con il rito del corteo, tra slogan, striscioni e proclami di un “Mai più” che si ripete a ogni occasione. Ma la realtà non cambia. In questo sferzante editoriale, Veneziani si chiede: a cosa serve davvero sfilare? E chi ha più bisogno del corteo: il mondo… o la coscienza di chi vi partecipa? (Nota Redazionale)
Vuoi far cessare una guerra, un’invasione, un genocidio? Vuoi fermare i femminicidi, le violenze, gli stupri, gli incidenti mortali sul lavoro? Vuoi condannare il razzismo, le discriminazioni sessuali, l’omotransfobia? Vuoi mandare a casa il governo, in Italia, in America, nel mondo? Vuoi distruggere la mafia e la criminalità organizzata? Vuoi debellare il fascismo, il nazismo, le forze oscure della reazione, la polizia repressiva, la corruzione e perfino il degrado ambientale del pianeta? Fai un bel corteo.
Il rimedio universale, la polizza contro il Male, ogni male, l’esorcismo e la macumba per fermare il diavolo e le sue mille figurazioni, è sempre e solo uno: organizzare un bel corteo indignato e chiamare a raccolta il campo largo, il campo lungo, il campo santo, e da lì tutti insieme, vittime, martiri e zombie, sfilando orgogliosi come un gay pride, per le strade e per le piazze, costruiranno il mondo migliore. Eccoli, è sabato, arrivano i corteopatici. Ci spariamo un bel corteo e tutto si sistema.

Qualunque sventura si abbatta su un popolo, su un paese, su un genere, o anche su singole vittime, viene affrontato con un possente e definitivo MAI PIÙ. Il ruggito dell’insetto. Mai più guerre, razzismo, invasioni, stermini, femminicidi, incidenti sul lavoro, violenze, crimini e misfatti, passati tornanti, presenti fetenti, futuri inquietanti o inquinanti. Lo ripetono in video, negli striscioni, nei cartelli, nei cortei, nelle interviste, nei predicozzi dai palchi. Mai più. Sfilate “perché Martina sia l’ultima vittima”. E poi tornano a casa, sicuri e contenti, con la coscienza a posto e la matematica certezza che tutto continuerà come prima, si ripeterà come prima: Il mondo incurante del Corteo rifarà gli stessi veri o presunti errori ed orrori. E loro avranno ancora pretesti per sfilare e mostrarsi i migliori. Sai la paura di Netanyahu per il corteo della Schlein, di Conte, di Bonelli e di Fratoianni… c’è pure Magi, avrà detto spaventato Netanyahu: vista cotanta mobilitazione fermerà i massacri, getterà le armi, restituirà Gaza ai palestinesi. Sai la paura di Putin, Trump, del mondo intero per la sfilata di compagni e militanti che gliele cantano e gliele suonano a meraviglia. Sai il rimorso e il ravvedimento di tanti stupratori, assassini, impauriti dalla fiaccolata…
E Landini, col suo volto perennemente incazzato, la parola minacciosa, le rughe dell’indignazione increspate ormai stabilmente sulla sua fronte, sapete che paura incute ai padroni del mondo e d’Italia, veri e presunti con i suoi minacciosi proclami. C’è Landini, aiuto, pietà, faremo come tu dici, ogni suo tuoneggiare è per noi un ordine, faremo cessare pure le morti sul lavoro.
Arrivo a capire i vani, accorati appelli di un Papa alla pace e a fermare gli orrori, sono la sua missione, e anche se sono rituali, il rito è di casa nella liturgia, fa parte della sua missione pastorale. E poi sono una testimonianza di fede e una preghiera rivolta a Dio, alla Provvidenza, ai Santi e alla Madonna. Anche quando accendono i ceri gli uomini di fede stanno pregando e invocano i celesti. È comprensibile che un credente confidi nei miracoli; e in ogni caso, condannando un peccato un ministro di Dio cerca quantomeno di mettere in salvo l’anima sua e quella di chi lo segue nella preghiera e nel rito.
Ma voi, voi che non credete in Dio e nella religione, nei riti e nelle liturgie, voi che reputate superstizione la fede e l’attesa dei miracoli, voi che deridete la Madonna, gli Angeli e gli Arcangeli e l’intervento nella storia di forze misteriose discese dal cielo, a chi affidate il vostro “Mai più”, per chi accendete le vostre fiaccole, su chi contate coi vostri cortei e i vostri comizi? Pensate coi vostri cartelli di convincere il Male Assoluto ad arrendersi al Bene, a ritirarsi, a ravvedersi? Pensate che uno slogan disintegri un razzo, una bomba? O crei una catena umana tale da costringerli alla resa? Nessun pacifismo ha mai fermato una guerra.
In più siete convinti che se qualche migliaio di persone scende in piazza, è il popolo, anzi è l’intera umanità a pronunciarsi in merito, a stabilire in via definitiva e indiscutibile il diritto, la morale, il bene. Basta guerre, basta femminicidi, basta i bastardi. E come per prodigio il mondo raccoglie il vostro grido e si ferma. Si, dai, ora basta, non faremo più male a nessuno; ci avete impauriti e convinti coi vostri cortei, non lo faremo più, lo giuriamo.
“Anch’io sono cittadino di Gaza”: da giorni sindaci, manifestanti, anime belle mostrano un cartello prestampato. Che bello essere cittadini di Gaza per finta, dirsi cittadini figurativi per fare bella figura a distanza di sicurezza. Ma cambia qualcosa?
O peggio, pensate alle dichiarazioni sui palcoscenici di cantanti, attori e registi sulla Battaglia Civile del Momento, o contro il Mostro di Turno, che ora è Trump: che coraggio civile, tanto non cambia nulla e non rischiano nulla, anzi quella è la quota d’iscrizione per restare nella Setta, cioè nel piccolo mafia-club dello spettacolo, del cinema, della canzone. Perché gli unici, veri rischi li corri al contrario, se ti dissoci da quella pantomima, ti sottrai alla Protesta del Valoroso Popolo del Cinema, della Canzone e dello Star System. Allora si che vieni insultato e poi emarginato da quel mondo di indignati in cui si pensa con un solo cervello collettivo e si esprime un solo (pre)concetto; menu fisso per conformisti della trasgressione, piatto unico per ribelli con rimborso a piè di lista.
Ma tornando ai cortei e alle manifestazioni contro il male, la realtà oltre il grottesco è che confondete anche in questo caso il vostro desiderio con la realtà; vi illudete che dire una cosa equivalga a farla, scambiate la realtà con la propaganda, la parola col fatto, la storia con il corteo allegorico. Capisco la pressione politica contro i governi euro-americani fino a ieri silenti sui massacri di Gaza (la sinistra era silente fino all’altro ieri), ma il Corteo è pura demagogia da passeggio.
Esattamente come il politically correct, la cancel culture, il catechismo woke: non potendo cambiare effettivamente le cose, cambiano le parole per indicare la realtà, rimuovono la storia, gli eventi sgraditi, la vita realmente accaduta; fingono un mondo migliore, perfetto, ben sapendo che è solo una sfilata di carnevale, una recita sul palcoscenico, un illusionismo reciproco di manifestanti e palcheggiatori, cioè di attori politici che fingono di aver scacciato il male con la pantomima sul palco. E quanto urlano per dare consistenza alla realtà, per dare cioè parvenza sonora a qualcosa che non esiste di fatto.
Il comunismo, spiegavano Marx ed Engels, è l’abolizione dello stato di cose presenti. Voi siete rimasti alla lettera di quei proclami e pensate che basti proclamare l’abolizione della realtà per abolirla davvero. L’essenza della Sinistra Mondiale è lì, in quella lampada d’Aladino che agitate nei vostri riti di piazza: l’abolizione della realtà, la cancellazione della storia e della natura. Sabato prossimo farete un ennesimo corteo e vi sentirete a posto con la coscienza, con la storia e con la giustizia. Voi griderete “Mai più”, e il mondo continuerà invece ad andare come sempre, come prima. Voi marcerete e marcirete in quella direzione e il mondo continuerà ad andare nella direzione opposta.
