Scrittore solitario e controcorrente, Handke percorre sentieri lenti e interiori, alla ricerca di un tempo che resiste e di parole che restano

PETER HANDKE: IL VIANDANTE DELLA DURATA

Redazione Inchiostronero

Autore schivo, eretico, controcorrente, Peter Handke ha attraversato il nostro tempo con un passo lento e solitario. Nato in Austria nel 1942, ha scritto romanzi, saggi, poesie e testi teatrali in cui la parola si fa paesaggio interiore, gesto filosofico, rifiuto del rumore del mondo. È noto anche per le polemiche suscitate dalla sua posizione filoserba durante le guerre balcaniche, ma ridurlo a questo significa ignorare l’essenza profonda della sua opera: la ricerca della durata, dell’origine, di una forma di fedeltà al visibile e all’invisibile.


Peter Handke è un bambino che ha saputo tutto del mondo e se ne va tra gli adulti raccontando loro qualche dettaglio. I bambini sono spietati nel sapere tutto, ma lui ha una speciale tenerezza per gli adulti e li preserva dallo sgomento. Glielo accenna, ma lo tempera con un po’ di presa in giro. Cosa conoscono i bambini di così intero? Che gli adulti non possono prendere il mondo alla lettera e se lo devono incartare dentro le metafore. Hanno bisogno di interpreti, di oroscopi, di segni.

Opere principali (con breve descrizione)

  1. Il dolore oltre le parole (1966)
    Il suo esordio letterario coincide con la rottura del linguaggio stesso: un’esplorazione della parola come gesto estraniante, a tratti provocatorio. Già qui si avverte il rifiuto dell’ovvio.
  2. La donna mancina (1976)
    Un romanzo di sottrazione: una donna si separa dal marito e, senza alcun gesto eclatante, si riappropria lentamente di se stessa. Il tempo qui è intimo, silenzioso, sospeso.
  3. Il peso del mondo (1977)
    Un diario-raccolta di pensieri, aforismi, visioni. Il Handke più “aurorale”: osservatore minuto della realtà, capace di cogliere il miracolo nei dettagli ordinari.
  4. Verso il giorno felice (1981)
    Un’opera teatrale che esplora l’attesa e la speranza come stati esistenziali. La felicità non è un evento, ma un orientamento dello spirito.
  5. Il pomeriggio di uno scrittore (1987)
    Un racconto che è quasi un autoritratto. Uno scrittore abbandona per un giorno la scrivania per perdersi nella città. Il tempo scorre lento, lo sguardo si fa contemplazione.
  6. Saggio sul luogo tranquillo (2012)
    Un piccolo saggio quasi comico sul bisogno di solitudine, centrato… sulla toilette. Ma è solo un pretesto per riflettere sull’intimità, il raccoglimento e il rifiuto del mondo esterno.
  7. Il canto della durata (poesia, vari frammenti)
    Qui Handke tocca il cuore della sua visione: il tempo non come consumo, ma come prolungamento del senso. La durata è il contrario dell’attimo bruciato: è ritorno, fedeltà, silenzio fertile.

 

Frammento da

“Il canto della durata” (riformulato poeticamente):

“Devo andare incontro alla durata…
Non a chi sta seduto a casa,
ma al viandante sul cammino del ritorno
si avvicina la durata, come a Odisseo.

La durata è una grazia.
Nella mia cerchia ristretta,
cerco di tenere in vita
quel che viene dalla tradizione.

Commento finale

Peter Handke  è un pensatore dell’aurora perché non ha mai ceduto alla velocità della luce elettrica. La sua scrittura cerca il chiarore dell’alba vera, quella che filtra piano, come un dono. Nel tempo che consuma tutto, lui cerca ciò che resta.

Redazione

 

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