L’Italia sulla scena geopolitica del Mondo
PISTOLE FUMANTI E GREGARI
Ovvero, la politica estera dell’Italia. Il ruolo che le compete, più esattamente che le dovrebbe competere nell’intrico dei giochi di potenze, che sembrano sempre più avviarsi verso una china pericolosa.
Una china che sembra condurre irrimediabilmente ad un conflitto mondiale. Verso una guerra dai confini ancora indefiniti e difficili anche solo da immaginare. Perché la guerra moderna ha molti volti. Asimmetrica, ibrida, per procura… potremmo chiamarla in molti modi. Ma nessuna definizione, da sola, potrà mai coglierne l’essenza. Rinchiuderla in uno schema razionale.
Credere che la guerra, e più in generale le relazioni internazionali, siano riconducibili ad una razionalità fredda e atarattica è, in realtà, un gravissimo errore. Il “fattore umano”, se vogliamo l’errore, lo scatto di nervi, è sempre in agguato. Pronto a buttare all’aria i piani meglio congegnati. I disegni intellettuali più raffinati.
Basta la pistola di Gavrilo Princip, (1)e si scatena l’Inferno. Ha detto Riccardo Migliori, Presidente emerito dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE, durante il seminario di studio della Fondazione “Nodo di Gordio”. Al WKS “La bilancia di ZEUS” tenutosi in questi giorni all’Hotel Posta di Montagnaga, sull’altopiano di Pinè, in Trentino.
Ma la domanda non è se questa pistola sparerà. Piuttosto, se ha già sparato. Ovvero, se sono già state superate le linee rosse. Senza possibilità di ritorno.
E, certo, di linee rosse ne sono state oltrepassate molte. E ne vengono passate di continuo. Anche perché vi è chi sta forzando la mano. Ad una Washington in stato confusionale, tutta presa dal problema interno. Biden si ritira o no? E con chi sostituirlo? I candidati, al suicidio elettorale, scarseggiano… ad usare un eufemismo.
Trump ha già vinto… ma che farà?
Panico a Kiev, e in certi centri di potere finanziario che su questa guerra, e il suo dilagare, hanno scommesso.
A volere la (grande) guerra sono certe conventicole europee. A Bruxelles, NATO e UE.
Stoltenberg, Rutte, Von der Leyen… il sogno, o incubo, dei nani politici che fingono di contare qualcosa.
E i polacchi… soprattutto un polacco. Tusk. Che insegue il sogno della Grande Polonia. E tende a forzare lo scontro con Mosca. Aiutato dai Baltici. L’estone Kallas su tutti.
Ma se di pistole fumanti, di linee rosse ormai sorpassate ne possiamo individuare tante, troppe ormai, è difficile ancora dire se il grande conflitto esploderà.
E, soprattutto, con quali modalità. Sottolinea sempre Migliori.
Ma l’Italia? Può avere un ruolo non di semplice gregario? Che margini ha di autonomia, di iniziativa politica e diplomatica, in una situazione di aperto scontro tra blocchi?
Gian Guidi Folloni, a lungo senatore e già Ministro del Governo D’Alema, si stringe nelle spalle.
La, lunga, storia dell’Italia del dopoguerra dimostra che margini di autonomia ci sono. A patto che vi siano uomini con una cultura politica in grado di concepirli. E pronti anche a rischiare.
Oggi… non se ne vedono. Purtroppo.(2)
E Migliori, annuisce. Allargando le braccia.
Approfondimenti del Blog
(1)
(2)