Plautilla Bricci, prima donna architetto d’Italia, sfidò le regole del Seicento. Eppure, la storia l’ha dimenticata.
PLAUTILLA BRICCI: L’ARCHITETTRICE DIMENTICATA
Redazione Inchiostronero
“Cosa significa essere la prima donna architetto nella Roma del Seicento?”
“In un’epoca in cui le donne non potevano neanche immaginare di progettare edifici, Plautilla Bricci osò sfidare il destino. Chi era davvero questa artista visionaria? Eppure, il suo nome è quasi scomparso dai libri di storia…”
L’ARTE DI COSTRUIRE SOGNI
Plautilla Bricci nacque a Roma intorno al 1616, in un’epoca in cui il talento femminile era spesso destinato a restare nell’ombra. Suo padre, Giovanni Bricci, era un artista poliedrico, attivo come pittore, musicista e autore teatrale, e fu probabilmente lui a introdurla alla pratica del disegno e della pittura (Magnano, 2008). Crescere in un ambiente culturale stimolante le permise di affinare le sue capacità, ma anche di confrontarsi fin da giovane con i limiti imposti dal suo tempo: le donne potevano essere pittrici, ma non architette. L’architettura richiedeva un’istruzione formale, conoscenze di matematica e ingegneria, campi tradizionalmente preclusi alle donne.

Eppure, Plautilla riuscì in un’impresa straordinaria: fu la prima donna nella storia d’Italia a progettare un edificio. Non uno qualunque, ma la celebre Villa Benedetta, conosciuta anche come il Casino del Bel Respiro, situata sulla via Aurelia. L’edificio le fu commissionato intorno al 1660 dall’abbate Elpidio Benedetti, segretario del cardinale Mazzarino e personaggio influente nella Roma barocca (Miliani, 2021). Secondo alcune lettere conservate presso l’Archivio Storico Capitolino, Benedetti si riferiva a lei chiamandola “la mia architettrice”, un titolo che sottolinea sia il suo ruolo professionale, sia l’unicità della sua posizione in un mondo dominato dagli uomini.

Quando pose la prima pietra alla fondazione della villa da lei progettata, Plautilla Bricci fece tracciare su una lamina di piombo una scritta in cui rivendicava di essere celebre come pittrice e architettrice: è evidente la considerazione che giustamente questa donna aveva di sé, visto anche che tutti i suoi progressi erano stati solo frutto di impegno, sacrificio e tenacia.
Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, logge, scale, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto.
Oltre alla villa, Plautilla lavorò anche alla Cappella di San Luigi nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, dove si occupò della decorazione pittorica e probabilmente anche della progettazione dell’altare. Secondo gli studi di Maria Teresa Cantaro (2015), la sua attività non si limitava alla progettazione, ma includeva anche la supervisione dei cantieri, un compito che normalmente spettava agli architetti uomini. Questa responsabilità dimostra che non era solo una figura marginale all’interno del progetto, ma un’artista completa, capace di gestire ogni fase del processo creativo e costruttivo.
Le sue creazioni ancora oggi resistono, nascoste però tra le pieghe del tempo. Nonostante la qualità del suo lavoro, Plautilla Bricci fu progressivamente dimenticata, il suo nome e il suo talento relegati a una nota a margine nella storia dell’arte e dell’architettura.
PERCHÉ È STATA DIMENTICATA?
Se oggi conosciamo il nome di Plautilla Bricci, lo dobbiamo a pochi documenti superstiti dell’epoca, tra cui le lettere dell’abate Benedetti, suo principale committente e protettore (Archivio Storico Capitolino). Benedetti non solo la supportò economicamente e professionalmente, ma ne riconobbe apertamente il valore, in un tempo in cui il mestiere di architetto era considerato esclusivamente maschile. Tuttavia, anche il sostegno di un uomo influente non bastò a garantirle un posto stabile nella memoria collettiva.
Nel XVIII e XIX secolo, quando si iniziarono a scrivere le prime grandi storie dell’architettura, il suo nome venne escluso. Gli edifici da lei progettati furono attribuiti ad altri, oppure il suo contributo venne minimizzato. Stefano Miliani (2021) sottolinea come questo fenomeno non sia stato casuale, ma il risultato di un preciso meccanismo culturale: la mancanza di modelli femminili consolidati ha reso più facile dimenticare le poche donne che, come Plautilla, riuscirono a emergere. Non esistendo un “canone” di donne architette, la sua figura venne considerata un’anomalia e, come tale, non degna di essere tramandata.
Un altro elemento cruciale fu l’assenza di una bottega o di allievi che potessero proseguire il suo lavoro. Maria Teresa Cantaro (2015) evidenzia come la trasmissione del sapere artistico e architettonico avvenisse spesso attraverso scuole e apprendistati, reti di relazioni da cui le donne erano escluse. Plautilla lavorò sempre come eccezione, mai come parte di un sistema, e questo rese più facile cancellare la sua eredità.
La storia è stata scritta dagli uomini, e per secoli le donne sono state relegate al margine, anche quando il loro contributo era essenziale. Il destino di Plautilla non è stato diverso da quello di molte altre artiste, scienziate, intellettuali: il talento non basta, se la società non è disposta a riconoscerlo.
Plautilla Bricci merita di essere ricordata. E ora, forse, sta finalmente riavendo il posto che le spetta.

Plautilla Bricci ha lasciato un segno nell’architettura e nell’arte barocca romana con alcune opere di grande rilievo. Tra le sue principali creazioni troviamo:
Opere architettoniche
- Villa Benedetta (Casino del Bel Respiro) – Roma, Via Aurelia (circa 1660)
- Progettata su commissione dell’abate Elpidio Benedetti, è la sua opera architettonica più importante.
- Cappella di San Luigi – Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma
- Plautilla lavorò alla decorazione e alla progettazione architettonica dell’altare.
- Oratorio di San Luigi – Roma (attribuito)
- Un piccolo oratorio di cui potrebbe aver curato l’architettura e le decorazioni.
- Opere pittoriche e decorative
- Affreschi nella Chiesa di San Luigi dei Francesi – Roma
- Lavorò alla decorazione della cappella e dell’oratorio dedicati a San Luigi.
- Dipinti e decorazioni per committenti privati
- Collaborò alla realizzazione di dipinti e ornamenti in residenze nobiliari.
- Molte delle sue opere sono andate perdute o sono state a lungo attribuite ad altri artisti.
BIBLIOGRAFIA E FONTI
- Milena Magnano, Le donne nell’arte, Mondadori, 2008.
- Stefano Miliani, Plautilla Bricci, architettrice romana, Laterza, 2021.
- Archivio Storico Capitolino, Lettere dell’Abate Benedetti, XVII secolo.
- Maria Teresa Cantaro, Donne artiste a Roma nel Seicento, Carocci, 2015.
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