Giustizia ad orologeria o arroganza stupida e disonesta dei politici e dei manager?

POLITICI LADRI O GIUSTIZIA AD OROLOGERIA?

IN OGNI CASO È CRISI DELLE ISTITUZIONI


Giustizia ad orologeria o arroganza stupida e disonesta dei politici e dei manager? Ciò che è sicuro, nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è che il disgusto popolare nei confronti delle istituzioni crescerà ulteriormente. Di tutte le istituzioni.

Chi sono gli orologiai?

 

 

 

 

 

 

 

 

Se dovessero essere confermate le accuse nei confronti del politico di centrodestra – sempre in prima fila nel dichiararsi antifà – ad indignare maggiormente sarà la modesta entità della cifra che avrebbe accettato da un imprenditore, secondo le accuse. Una roba da pezzenti, da miserabili.

Se, al contrario, le accuse si rivelassero una bufala, come accade troppo spesso, il discredito della magistratura si rafforzerebbe ancora. Il peggio, però, è che comunque vada a finire il disgusto resterà. Perché i politici, una casta trasversale, possono anche continuare ad aggrapparsi all’attesa della “sentenza definitiva”, del “terzo grado di giudizio”. Per piangere sulla lentezza della giustizia se arriva l’assoluzione dopo anni e anni.

Peccato che solo la loro casta creda a tutti questi bei discorsi inutili. Perché i sudditi, ormai, non ci credono più. E sono convinti che, in caso di assoluzione, la giustizia abbia solo dimostrato di non saper fare il proprio lavoro. A partire dalle indagini. Ma le perplessità restano identiche anche in caso di condanna. La casta dei magistrati – non avendo mai voluto punire chi sbagliava tra di loro e scaricando sui contribuenti il costo degli errori giudiziari – gode ormai della medesima stima di cui godono i politici.

E non vale solo per le inchieste ed i processi relativi a parlamentari, amministratori pubblici, politici di primo o secondo livello. Vale per l’inchiesta sulla famiglia Elkann Agnelli, vale per le inchieste sportive, vale per il processo a Rosa e Olindo. Se, per caso, gli Elkann venissero condannati, partirebbe una richiesta di beatificazione per i magistrati. Idem se venisse condannato Fassino.

 

 

 

 

 

 

È la fiducia nelle istituzioni che è venuta meno, e non è stato il qualunquismo a distruggerla bensì gli atteggiamenti delle varie caste.

Non che a lorsignori freghi qualcosa. I politici si spartiscono ogni torta sia con l’80% di votanti sia con l’80% di astensioni. I magistrati incassano il loro lauto stipendio. I manager continuano ad essere strapagati a prescindere dai risultati. Ed ai sottomessi non resta che l’astensione per esprimere il proprio dissenso.

Ala.de.granha
Ala.de.granha

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«L’IMPORTANTE È INFETTARE»

Tra il brutto e il vano, l’unica regola è contaminare …