La farsa pacifista delle capitali europee: guerra vera, pace di facciata

PREMIATO CIRCOLO MENTITORI SULLA PACE

Il Simplicissimus

Mentre a Bruxelles e nelle principali capitali europee si moltiplicano dichiarazioni e vertici all’insegna della “ricerca della pace”, la realtà dei fatti racconta un’altra storia: il vero obiettivo sembra essere la prosecuzione della guerra contro la Russia, mascherata da retorica pacifista sempre più grottesca. Il pezzo smaschera l’ipocrisia di chi, da un lato, pretende la resa incondizionata di Mosca e minaccia tribunali internazionali, e dall’altro insiste con nuove sanzioni e il sequestro di fondi russi, come se tutto questo fosse compatibile con una reale apertura al dialogo. Un circolo vizioso dove si premia il conformismo bellico travestito da responsabilità diplomatica, e si tacciono le contraddizioni evidenti che solo chi rifiuta di vedere può ignorare. Un’analisi amara ma lucida su una stagione politica che ha fatto della menzogna strategica una forma d’arte. (f.d.b.)


A Bruxelles e nelle varie capitali europee c’è un’unica ossessione: quella di voler continuare la guerra contro la Russia, ma di mostrare che si vuole la pace o che quanto meno, responsabilmente, ci si pensa. Però questa operazione, condotta in modo grossolano – ossia al livello dei protagonisti di questa infausta stagione – non può ingannare davvero nessuno se non quelli che volontariamente si vogliono autoinfliggere le ferite della stupidità pur di non ammettere a se stessi di aver sbagliato tutto. Da una parte si chiede che la Russia accetti un cessate il fuoco incondizionato e senza alcuna base per successive trattative, dall’altra si minaccia di istituire un tribunale all’Aia per punire i responsabili dell’aggressione russa e nel frattempo si mette il disco rotto di nuove sanzioni, per non parlare della ricorrente intenzione di appropriarsi dei 300 miliardi di beni russi sequestrati. Ovviamente queste cose non stanno insieme in nessun modo e sembrano soltanto la rabbia del baro che aveva nella manica un’unica carta da giocare, ma l’ha persa.

Nel momento in cui si è infranta la speranza dei circoli globalisti, che gestiscono le élite europee create a loro immagine e somiglianza, di poter facilmente piegare la Russia, è andato pure in fumo anche il futuro dell’Europa, amputata di quell’entroterra di risorse su cui si fondava la sua economia. Era già in radice una speranza assurda perché, anche se Mosca fosse stata messa alle strette dagli eserciti Nato, sarebbe ricorsa al suo arsenale nucleare che non solo è il più grande del mondo, ma anche il più aggiornato e sufficiente per polverizzare l’Europa non una, ma trenta o quaranta volte Tuttavia una volta aperti i giochi, gli europei non possono più tirarsi indietro perché, al contrario degli Usa, hanno perso buona parte della posta: così da una parte essi confidano ancora in una sorta di miracolo che cambi radicalmente la realtà e dia loro una buona mano, dall’altra devono tenere buoni i cittadini che stanno mangiando la foglia rivolgendosi verso opzioni politiche che sono o sembrano alternative e che comunque di guerra non ne vogliono sapere, almeno a stragrande maggioranza. Mezzo secolo di lavoro diuturno e infaticabile per distruggere lo Stato di diritto e la democrazia dall’interno, in modo che la forma, la conchiglia apparisse sempre uguale, pur essendo ormai vuota all’interno, rischia davvero di essere buttato al vento.

Di qui tutti questi assurdi contorcimenti dell’anguilla europea, compreso il tentativo di non far partecipare Fico, il leader slovacco, alla parata della vittoria a Mosca che dimostra lo stadio infantile dell’élite politica del continente. Ma la governance continentale ha in realtà poche opzioni se non quella di finire sulla graticola o in umido. I sondaggi in Francia, dove si sta già cercando di impedire alla Le Pen di candidarsi alla presidenza a titolo precauzionale, le elezioni in Romania, che i vertici dell’Ue hanno addirittura fatto annullare in preda al panico, la vittoria elettorale di Fico in Slovacchia, il sostegno a Orbán in Ungheria, il successo dell’FPÖ in Austria, la debolezza del nuovo governo tedesco e così via, dimostrano che non è affatto uno scenario irrealistico che una “vera” opposizione arrivi al potere in Europa e in importanti stati dell’Unione. Per questa ragione l’ultima cosa che vogliono a Bruxelles è la fine della guerra: assistiamo al ribaltamento della celebre frase di von Clausewitz secondo cui la guerra è una prosecuzione della politica. Qui la politica è una prosecuzione della guerra. E siccome questa è evidentemente persa e perciò può logorare ulteriormente solo l’Europa, ecco che assistiamo alla pantomima della pace pronunciata col coltello in mano e della guerra voluta, ma a mano disarmata. Un vero paradiso di finzioni e infingimenti che possono ingannare solo chi ha deciso di arrendersi.

Redazione

 

 

 

 

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