Volevamo tornare al futuro, ma siamo finiti in una distopia fuori copione.

PRIGIONIERI DELLA MACCHINA DEL TEMPO

Il Simplicissimus

L’Occidente sembra aver perso sia la scienza che la fantasia, come un viaggiatore maldestro nella macchina del tempo che voleva tornare al futuro e si è risvegliato nel passato sbagliato. Mentre gli Stati Uniti mettono in scena la solita superproduzione bellica in stile Capitan America, con portaerei invincibili e retorica patriottica, i conflitti veri – come quello nel Mar Rosso – mostrano un mondo che non obbedisce più ai copioni hollywoodiani. Gli Houthi, con risorse minime e tecnologia adattata, mettono in scacco la potenza militare americana. È il segno di una distopia in corso: non quella immaginata dalla fantascienza di serie B, ma quella che stiamo vivendo, senza nemmeno accorgercene. (f.d.b.)


I viaggi nel tempo, ingrediente ormai routinario della fantascienza di serie B, sono incerti e pericolosi: si cerca di arrivare in una certa epoca e si sbarca invece in un’altra completamente diversa. Ed è quello a cui stiamo assistendo in questo periodo in cui all’Occidente sta venendo meno sia la scienza che la fantasia. Cominciamo questa storia di distopie dal Mar Rosso dove vanno in scena gli Usa di Capitan America, con tutto il seguito di bandiere sventolanti, di marinai con i pantaloni svasati e portaerei invincibili che dovrebbero aver facilmente ragione del Paese più povero del mondo. E invece sono lì praticamente da due anni senza riuscire ad aver ragione dello Yemen e senza riuscire a far cessare il tiro contro le navi israeliane. Le ragioni sono abbastanza chiare e strutturali ai conflitti contemporanei: gli Houthi hanno raffinato l’arte di sparare missili e poi cambiare posizione ai lanciatori così che i bombardamenti non riescono che a infliggere danni marginali. Certo con i droni di sorveglianza Reaper che forniscono dati in tempo reale si potrebbe fare qualcosa di più che sparacchiare a caso, ma disgraziatamente non è difficile tirarli giù e finora ne sono stati abbattuti 17, ognuno con un costo di 30 milioni di dollari. E ora cominciano a scarseggiare.

Le due squadre da battaglia statunitensi soffrono anche di un altro handicap: i loro missili devono essere installati nei lanciatori al momento della partenza per cui non è che si possa ricaricare e poi continuare a sparare. Quando i razzi sono finiti, cosa che ovviamente può accadere facilmente in un conflitto dove occorre far fuoco contro ogni drone, bisogna tornare alla base. Per questo la missione è stata intermittente. Diventa sempre più chiaro che senza un’operazione di terra non sarà possibile spezzare la resistenza degli Houthi: già Biden ha fallito nell’intento e ora Trump si sta rendendo conto che non esiste una soluzione militare relativamente facile al problema. Ciò nonostante, il riflesso di King Kong è troppo forte per essere represso e dunque l’inquilino della Casa Bianca sta tornando indietro nel tempo, alla sua prima presidenza, per commettere gli stessi errori. Sta applicando all’Iran la stessa fallimentare strategia usata con la Corea del Nord.

Nel febbraio 2019, il team negoziale di Trump, guidato dal Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, un idiota di forza esemplare, si incontrò ad Hanoi per condurre colloqui sulla denuclearizzazione che Kim era disposto ad accettare. Ma all’ultimo momento la delegazione americana aggiunse una clausola assurda e al di fuori di ogni regola internazionale: che la Corea del Nord rinunciasse non solo al suo programma di armi nucleari, ma anche alle sue capacità di realizzare missili balistici. In pratica veniva chiesto il disarmo completo che era inaccettabile per la Corea del Nord come del resto per chiunque altro. Adesso Trump sta facendo la stessa cosa con l’Iran chiedendo non solo che Teheran rinunci all’atomica, ma anche al suo programma missilistico strategico come parte di qualsiasi accordo nucleare. Tuttavia, i missili balistici dell’Iran non violano il diritto internazionale, né esiste alcun trattato globale in base al quale siano vietati. L’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite afferma chiaramente che i Paesi hanno il diritto sovrano di sviluppare armi convenzionali per l’autodifesa, il che significa che il programma missilistico dell’Iran è perfettamente legale.

Ma ormai tutti sanno che tali richieste sono in pratica un’anticamera a un’occupazione reale dei Paesi che accettano di disarmarsi: non siamo di fronte alla tattica banale di chiedere molto per ottenere qualcosa, ma di chiedere troppo per non ottenere nulla. Del resto, Trump ha assolutamente bisogno dell’appoggio della lobby sionista americana per condurre la sua lotta al deep state, quindi non può tirarsi indietro rispetto alle richieste di Tel Aviv di sbarazzarsi dell’Iran non solo come possibile potenza nucleare, ma anche come potenza regionale. Solo che se un’invasione dello Yemen viene considerata troppo rischiosa sotto ogni punto di vista, non si vede come si possa ignorare che una guerra all’Iran avrebbe conseguenze catastrofiche per il mondo e per la stessa economia americana.

Quanto all’Europa, beh il salto nel tempo è ancora più pronunciato, siamo a Napoleone o a Hitler, basta scegliere, anche se il Führer sembra più adatto vista la sempre maggiore censura che cala sul continente. Ma quando si trovano cinquemila cretini disposti a muggire in piazza per la guerra all’Ucraina, senza nemmeno produrre latte, vuol dire che il grado di stupidità è ormai a livello di guardia. Pronti per un bel film in costume, mentre il mondo va avanti molto meglio senza di noi. E andrà ancor meglio senza la frenesia dispotica degli Usa.

La von Guerrain

Al resto del mondo non interessano le macchine del tempo, guardano al futuro e non a un passato che non tornerà.

Redazione

 

 

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