Fino a qualche tempo fa l’obesità grave…
PROVA COSTUME
Fino a qualche tempo fa l’obesità grave era considerata una vera e propria patologia in grado di dimezzare la durata della vita e di innescare ogni genere di malattie cardiache, vascolari e metaboliche. Qualcosa che occorrerebbe curare, ma dal momento che bisogna includere qualsiasi cosa ecco che nascono in Usa i Fat Beach Day, in cui si incontrano le persone grasse, anzi plus size come suggerisce l’ipocrisia contemporanea che da una parte sostiene di voler includere mentre dall’altra teme di nominare e si inventa eufemismi per rinverginare formalmente una condizione. Il più popolato di questi raduni si è svolto su una spiaggia a poca distanza dell’aeroporto Kennedy di New York e la foto a inizio del post illustra efficacemente di cosa si tratta.
Naturalmente come in tutte queste cose, per renderle ambigue e dimostrare il far sì che le persone “siano se stesse”, si mischiano stati patologici assieme a semplici casi di sovrappeso che sono tali solo grazie ai modelli di bellezza anoressica propagandati per decenni: come si può vedere nella foto a fianco, tratta dalla stessa manifestazione: l’abbondanza non è poi così spiacevole come suggerisce l’immaginario televisivo a queste stesse persone. Ma la di là di ciò è ben noto che negli Stati Uniti una persona obesa paga un premio di assicurazione sanitaria molto più alto, anzi quando il peso diventa patologico parecchie persone non sono nemmeno in grado di svolgere un lavoro regolare e l’assicurazione non ce l’hanno affatto, sono lasciate a se stesse: questa è una vera discriminazione di cui ovviamente non importa a nessuno, men che meno a chi mette insieme questo tipo di manifestazioni solo per raggranellare visibilità e un po’ di soldi, o forse molti, va a sapere.
Dico questo perché in realtà proprio organizzare manifestazioni dedicate a chi ha qualche problema di linea per cui ha problemi a mostrarsi assieme agli altri o una catastrofica obesità patologica è il miglior modo per sottolineare la differenza rispetto a un modello e dunque di partecipare alla discriminazione stessa. Non mi sarei occupato di questo ennesimo Barnum se non facesse parte di uno schematismo culturale d’oltre atlantico che è l’essenza stessa del semplicismo e dell’inautentico, perché gli stessi che vellicano queste manifestazioni sono poi quelli che impongono modelli tutt’affatto diversi, vedi ad esempio le major della comunicazione e dello spettacolo. Si tratta in sostanza di meri hashtag che raccolgono like e approvazioni della durata di nanosecondi dentro la nuvola del web, che si collegano come molecole virali gli uni agli altri a formare un rosario di temi che non c’entrano nulla gli uni con gli altri e che spesso costituiscono un’offesa all’intelligenza. Per esempio, l’organizzatrice del defilé da spiaggia, essa stessa obesa grave e caucasica, mette in grottesca relazione questa sua battaglia con quella contro il suprematismo bianco. Boh… ecco, magari dovrebbe parlare di quello vero che ha fatto milioni di morti dal Vietnam a questa parte: ma si vede che la vita non è qualcosa che vale la pena includere.