Un tempo le donne in politica erano davvero poche…

Lucia Azzolina ministro della Pubblica Istruzione

PUPE E SECCHIONI


Un tempo le donne in politica erano davvero poche…
Non che oggi siano molte, dirà prontamente qualche femminista in ritardo. Subito pronta a inalberare il vessillo della rivendicazione e delle quote rosa…
Però non intendo farmi trascinare su tale terreno. Il mio discorso riguarda altro. Ovvero lo stile delle donne in politica. Che è cambiato, e molto, nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica.

Seconda Repubblica della quale per oltre due decenni si è fatto un gran parlare. Ma che nessuno ha, davvero, visto. E nessuno saprebbe, soprattutto, dire in che cosa, veramente, si distinguesse dalla prima. Visto che, a parte qualche (confusa) leggina elettorale, nulla nelle istituzioni era davvero cambiato. Non il bicameralismo perfetto. Non gli scarsi poteri reali del Presidente del Consiglio. Non la questione, inutilmente dibattuta, dell’elezione diretta del capo dello Stato o, in subordine, di quello del governo. Nulla. Tranne…lo stile.

E lo stile, per quanto impalpabile, e, oggi soprattutto, scarsamente considerato, non è cosa secondaria. Anzi. In politica gli “errori di stile” sono gravi. Gravissimi. Come ha fatto rilevare, a suo tempo, il mai abbastanza compianto Gianfranco Miglio. Una delle menti più acute, e delle voci più inascoltate, del nostro panorama intellettuale.

Ma che c’entrano con lo stile politico le donne? Potrebbe, facilmente, chiedere qualcuno, o qualcuna…
Non sarà il tuo solito maschilismo da vecchio dinosauro che affiora? Perché non te la prendi piuttosto con gli uomini, che in politica sono la stragrande maggioranza?

Kali Yuga – L’Era della discordia e dell’ipocrisia

Però, il fatto è che è la Donna, da sempre, a rappresentare lo stile di un’epoca. Sono i costumi delle donne a simboleggiare le virtù e i vizi di una civiltà. E questo sin dai Veda. Dove i Sacri Rishi parlano del degrado del Kaly Yuga attraverso la metafora del degrado delle donne. Che si accoppieranno con esseri “non umani”.
E non mi soffermo sulla importanza data ai costumi delle donne dai Romani antichi. Non a caso i Misteri più segreti e antichi dell’Urbe, quelli di Mater Matuta, erano riservati esclusivamente alle matrone.
Per altro, ancora Francesco De Sanctis, nelle sue Lezioni Zurighesi su Leopardi, dice che il modo in cui viene rappresenta la Donna, significa come un’epoca, una società, vede se stessa.

Quindi, questione di stile. Nessun maschilismo. Semplicemente la constatazione che lo stile delle donne in politica è, radicalmente, cambiato. E non è un bel segno. O, per lo meno, fa sospettare un complessivo degrado della sfera politica tutta.

Per carità… Non intendo, certo, levare un nostalgico canto alla memoria di Tina Anselmi… o a quelle, più recenti, di Rosy Bindi e Livia Turco. Però tra queste e le veline o igieniste dentarie portate in auge a partire da Berlusconi nei suoi anni di fulgore, ci dovrebbe pur essere una via di mezzo.
Anche perché ricordo donne eleganti come Silvia Costa, Adriana Poli Bortone e anche un deputato, o meglio una deputatessa liberale (così faccio arrabbiare le femministe), mi pare si chiamasse Parampana, che avrebbe potuto vincere a mani basse il concorso di Miss Universo. Ma che non concedeva nulla ad atteggiamenti da starlette o da pin up.

Oggi, basta guardare i profili Instagram, per rendersi conto che, molte, donne in politica si atteggiano a panterone da spiaggia o da discoteca. Magari, poi, parlano dei loro ideali, soprattutto quando stanno per cambiare casacca, come di recente una, famosa, esponente di FI, passata con Calenda. Ideali traditi, ha detto. Ma, forse, sarebbe stata più credibile (convincente comunque mai) se il suo look non avesse fatto pensare più al bancone di Striscia la notizia, che ai banchi del Parlamento…
E non mi soffermo su un Ministro della Pubblica Istruzione che appariva come la Guzzanti quando faceva l’imitazione della, compianta, Moana Pozzi.

Insomma, una classe di donne in politica che, certo, non trae ispirazione dalla sobria eleganza della Signora Thatcher. Piuttosto si rispecchia nella premier finlandese. Che balla, evidentemente, strafatta, in una festa da ragazzini. Mentre sta allegramente trascinando il suo paese verso un conflitto con la Russia…

Ora, se ragioniamo per metafore e simboli – e la facciamo finita con il politically correct in salsa Boldrini – ci accorgiamo che la politica italiana (e non solo) sembra essere una edizione permanente de “La pupa e il secchione”, già fortunato programma Mediaset.
Con una pletora di pupe, o aspiranti tali. Però con un problema a trovare i secchioni. Brunetta, come nerd, potrebbe andare… E forse anche Letta. Ma poi? Di Maio? Fico? Ce li vedete a rispondere a domande di, vaga, cultura generale?
Roba da fare venire lo sturbo ad un vecchio prof. Come il sottoscritto…

Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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