Storie e pensieri scambiati nel tempo sospeso dell’attesa.

QUATTRO CHIACCHIERE IN SALA D’ATTESA

di Il Simplicissimus”

Riflessioni, incontri e frammenti di vita nel luogo dove il tempo sembra fermarsi.


Ieri abbiamo vissuto una giornata di esultanza generale per il rilascio da parte dell’Iran di Cecilia Sala, cosa che pareva molto lontana dal verificarsi perché legata alla sorte dell’ingegnere iraniano Abedini, esperto di droni, che rimane in carcere, non perché abbia commesso qualche reato in Italia, non perché ci sia un mandato di arresto internazionale, ma solo perché i servizi Usa così hanno ordinato ai coloniali di Roma. La vicenda è davvero kafkiana e sintomo del crollo cognitivo occidentale, perché la colpa dell’ingegnere iraniano sarebbe quello di esportazione di componenti elettronici dagli Stati Uniti all’Iran, secondo sanzioni del tutto unilaterali e perciò illegali. La cosa veramente spassosa in tutto questo è che nessuno, né in Usa, né in Occidente costruisce industrialmente chip avanzati a 7 o 5 nanometri (la dimensione dei transistor), ma vengono tutti importati da Taiwan.

Questo divieto imposto dall’amministrazione Biden e che sarà probabilmente confermata da quella Trump, sarebbe in realtà diretta principalmente contro la Cina continentale, che tuttavia già costruisce chip a 7 nanometri in proprio e sta arrivando velocemente ai 5. Si tratta perciò di un divieto puramente narrativo posto per indurre la gente a credere che gli Usa abbiano ancora un grande vantaggio sull’ex celeste impero. È un po’ come quando i giornali bazzicati dalla Sala scrivevano che i missili russi venivano assemblati prendendo i chip dalle lavatrici. Mero illusionismo. Ad ogni modo alle richieste americane subito il governo italiano ha risposto “sì buana”, provocando come conseguenza l’arresto in Iran della Sala. La giornalista, alias propagandista della vicenda è immediatamente divenuta una sorta di Madonna Pellegrina trasferita per l’adorazione dalle chiese di destra e di sinistra, ritratta in foto che ricordano i volti del ‘400 senese e osannata quale risorsa intellettuale del Paese. Attendiamoci perciò un prossimo libro onusto di premi e non facciamo caso al fatto che la suddetta non si sia mai espressa prima sulla libertà di espressione delle opinioni o abbia mai fatto cenno agli oltre duecento giornalisti uccisi a Gaza. E che in passato aveva scritto contro la richiesta di estradizione da parte dell’Italia dei due marò che spararono ai pescatori indiani. Così va il mondo quando succedono cose dell’altro mondo.

La cosa impressionante è che tutti si sentono autorizzati a parlare di una vicenda di cui nessuno sa nulla. Ad esempio, nel bollettino della vittoria firmato M – che sarebbe poi Meloni – e poi riprodotto in ciclostile da tutti gli interventi, si ringraziano anche i servizi di intelligence per il rilascio della Sala. Ma visto che non era stata rapita e si sapeva benissimo dove fosse e come fosse detenuta, cosa c’entrano i servizi segreti? Hanno forse venduto sottobanco all’Iran qualche informazione in cambio della scarcerazione? Sono intervenuti presso i colleghi americani per sorvolare sulla richiesta di estradizione convincendoli a lasciar perdere e rafforzare così un governo fin troppo obbediente? Oppure il governo stesso ha concesso qualcosa agli Usa per non insistere su Abedini così che un atto di pubblica e vergognosa sottomissione venga cancellato in cambio di ancora maggiore sottomissione, però questa volta segreta? Infine, ultima possibile ipotesi, tutto potrebbe essersi svolto anche attraverso altri canali, visto che dopotutto il padre di Cecilia Sala è un alto dirigente della JP Morgan ovvero uno dei punti di riferimento dello stato profondo americano.

Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, siamo in sala d’attesa per destinazione ignota. Inutile chiedere lumi quando si è nella notte della Repubblica. Rimane lo spettacolo indecoroso dell’esaltazione della libertà del giornalismo che giunge dopo le leggi liberticide di Bruxelles e pochi giorni dopo che la vicepresidente del parlamento europeo, Giuseppina Picierno, in coppia con il marito un giornalista di nome Coccia (e non diciamo di cosa) aveva chiesto che le banche chiudessero i conti di Visione Tv perché fastidiosa per il regime. Così è se vi pare.

Redazione

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«CHI È IL PIÙ BUGIARDO?»

Questo articolo svela i meccanismi della disinformazione e i suoi protagonisti. …