È settembre ormai inoltrato

QUESTA ATTESA DEL NATALE


È settembre ormai inoltrato. Eppure il web comincia a riempirsi di…Natale. Post amatoriali e, soprattutto, pubblicità. Come se dicembre fosse già qui. E le festività alle porte. E persino alcuni negozi, soprattutto cinesi sempre in anticipo, cominciano ad esporre, ancorché timidamente, decorazioni natalizie.

Non era così un tempo. Un tempo, poi, non lontanissimo o addirittura remoto. Il tempo della mia infanzia. Se vogliamo ancora della mia giovinezza. Allora di Natale si cominciava – ma cominciava soltanto – a parlare ed occuparsi verso la fine di novembre. Ed era, per altro, solo il dicembre il mese nel quale esplodevano decorazioni, vetrine, alberi addobbati…

 

 

 

 

 

 

 

Prima vi erano altre cose. L’incedere dell’autunno, con i primi freddi e, soprattutto, le prime nebbie. Le foglie morte che cadevano al suolo. I giorni sempre più corti e le notti sempre più lunghe.

Era autunno insomma. E l’Autunno aveva i suoi rituali. La sua poesia. I suoi colori soprattutto. E se ad una festa si collegava, questa era quella dei Morti. Ancora ben lontana dagli attuali, importati, fasti di Halloween. I Morti con l’aria malinconica e crepuscolare delle visite al cimitero. Ed anche, per noi veneziani e triestini, con quei particolari dolcetti, le Fave, di pasta di mandorle e coloratissimi. Che avevano preso il posto delle, ben più antiche, fave vere. Che erano cibo offerto ai defunti sin dai tempi di Pitagora. E ben prima, probabilmente…

Comunque, oggi, appena finisce l’Estate, e spesso quando questa è ancora sul declino ma ancora viva, i primi di settembre, Natale diventa un’inondazione.

Inondazione pubblicitaria innanzitutto. Che ci sorprende ed abitua al tempo stesso. Saturandoci di immagini natalizie, quando il cielo è ancora assolato, l’aria afosa, i vestiti leggeri.

E non vi è nessuna percezione, neppure la sensazione dell’inverno. Il Natale è una sorta di imposizione artificiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Consumistica per lo più. In alcuni casi, la, perenne, nostalgia di alcuni. Che odiano l’estate. O che amano rifugiarsi in mondi di fantasia, casette immerse nella neve, elfi che ridono e danzano, vigne di biscotti colorati… Roba così, insomma. Perché fuggire dalla realtà è, davvero, l’unica cosa che conta. Non pensare all’oggi, alle crisi, ai venti, ben più che soffi flebili, di una nuova guerra mondiale. Ai problemi economici personali. Ai dubbi coniugali….

Non vi è nulla del Natale in tutto questo… O meglio, vi è il fantoccio, se preferite il fantasma e la parodia, della festività di dicembre.

Che, appunto, a dicembre deve cadere. E accadere, ogni volta come una…sorpresa. Qualcosa che ti coglie impreparato, ti sorprende. Ti trasporta, improvviso per un periodo, in altra dimensione. Magica e fantastica. Eppure…a suo modo reale.

Ma il Natale, quello autentico, non può venire dalla televisione, dai media, dai social.

Deve essere un qualcosa di diverso, che ti coglie attraverso il vento ed il freddo. Una sorta di calore nel gelo. Una luce, che comincia a vincere la lunga notte.

È una…condizione interiore. Che si genera dalla percezione della natura. E diviene stato d’animo. Calore interno di fronte al gelo. Speranza, forse…

 

 

 

 

 

 

 

Intanto, qui incomincia l’autunno. Che, certo, prepara al Natale, alle Feste di dicembre.

Ma è altra cosa…declino della natura. E sensazione di morte. Una sensazione dolce, certo… Eppure forte.

Va vissuta. E contemplata negli alberi che perdono le foglie. E restano, per lo più, spogli.

Negli odori che diventano diversi, e, forse, più intensi.

E in un ripiegarsi in se stessi. In cerca di un calore che non è più all’esterno di noi.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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