”Evviva il genocidio e la mancanza di libertà
RAI SCATENATA CONTRO CHI OSA ALLUDERE AI BAMBINI PALESTINESI
PER DIFENDERSI SI TORNA AI SAMIZDAT
Evviva il genocidio e la mancanza di libertà. Nessuno, dal palco di Sanremo o dalla nave Costa Smeralda, ha citato il nome di un Paese ormai innominabile se non per essere glorificato, ma l’ambasciatore di quel Paese si sente evidentemente toccato e offeso da chi chiede di non massacrare i bambini senza neppure indicare dove e di quali bambini si tratta. Ed allora scende in campo nientepopodimeno che l’amministratore delegato della RAI, strapagato con i soldi dei contribuenti italiani, per ordinare la lettura di un comunicato ufficiale in cui si ribadisce che i denari degli italiani sono spesi per un servizio pubblico che tutela, a senso unico, le ragioni del Paese innominabile.
Dunque non solo è vietata la critica nei confronti di chi bombarda la popolazione civile disarmata, ma diventa tabù anche difendere, in assoluto, chi è vittima di un massacro. A meno che non si espliciti che le vittime sono i massacratori e non i massacrati. O che si dichiari preventivamente che si vuole criticare Putin. Allora le critiche sono permesse ed anche doverose.
Altro che TeleMeloni! In questo caso la censura è trasversale perché il servilismo nei confronti di quel Paese è totale nei partiti rappresentati in parlamento. E, di conseguenza, nelle reti televisive. E quasi totale nelle redazioni dei giornali. Restano le dichiarazioni di Di Battista, di Rizzo, di qualche isolato esponente di una destra minoritaria.
Dunque la parola genocidio diventa illegale se non riferita alle vittime di quel Paese. E, in prospettiva, la RAI metterà fuori legge anche le parole “bambino” e “massacro” se non contestualizzate ed approvate dell’ambasciatore in questione.
Per ora, ma solo momentaneamente, le informazioni possono essere trasmesse sui canali online, sui social che – come scriveva nei giorni scorsi Andrea Marcigliano (https://www.inchiostronero.it/parla-lo-zar/ ) sono i samizdat dei giorni nostri. In attesa che l’ambasciatore imponga la messa al bando dei social non sottoposti a censura. E ci si ridurrà al passaparola o si tornerà ai documenti scritti e fatti circolare dai pochi che sapranno ancora leggere.