Allora, che succede ora con Donald Trump alla Casa Bianca?

RICOMINCIO DA TRUMP

di Marcello Veneziani


Allora, che succede ora con Donald Trump alla Casa Bianca?

Il mondo prende un’altra piega, l’America imbocca un’altra strada, l’Europa vede un’altra possibilità, l’Italia trova un’altra sponda.

Ha vinto il popolo sull’establishment, ha vinto il senso della realtà contro l’utopia woke, ha vinto l’America che bada al proprio destino sull’America che pretende di badare al destino degli altri.

Si sono delineate due Americhe contrapposte, anzi due occidenti, includendo l’Europa, e dobbiamo prendere atto di questa divergenza. Una è pop, national e conservative; l’altra è dem, liberal e radical. Si deve accettare l’esistenza dell’altra metà del mondo, accettare le regole di un confronto civile e di un conflitto politico, competere senza considerare l’altro un mostro o l’espressione del male. Cosa che continuano a non capire i nemici di Trump e la loro spocchia aiuta a perdere. Non dirò che ha vinto l’America migliore ma non è accettabile che si dica il contrario, che questa è l’America peggiore e schifosa. Rifiuto ogni razzismo etico, ideologico, politico, considerando che quando si parla di platee così vaste il peggio è assortito con il meglio, da ambo i versanti. Certo, il voto sconfessa le celebrities, oltre che l’establishment e il mainstream; dove vanno i divi non si aggregano come pecore i popoli, semmai prendono la via opposta.

Sul fallimento dei pronostici ci sono due spiegazioni, e una è peggio dell’altra. La prima è il tentativo ideologico di orientare i sondaggi e gli elettori, di veicolare e piegare la realtà ai desideri dell’establishment e del mainstream. La seconda è l’intimidazione esercitata sull’elettorato di Trump che porta molti a nascondere le proprie intenzioni di voto, così falsando i sondaggi. In entrambi i casi non è un bel segno per una democrazia.

Cosa ci aspettiamo dall’arrivo di Trump alla guida degli Usa? Meno tensioni internazionali, meno rischi di guerre, l’avvio della soluzione Russia-Ucraina, ripresa dell’economia in America, ritorno alla realtà rispetto all’insopportabile delirio woke, più sicurezza e ordine, più rispetto dei confini e argine ai flussi migratori incontrollati, più protezionismo, meno interventismo dello Stato.

Cosa ci inquieta? Il suo appoggio a Netanyahu e la pericolosa ostilità verso paesi come l’Iran; l’annuncio di chiedere agli alleati Nato contributi più esosi per la difesa e di imporre dazi ai prodotti importati dall’estero; e poi inquietano i disegni tecno-umanoidi del pur geniale Elon Musk,(1) il suo futurismo oltreumano più che extraterrestre. Un grande, affascinante e inquietante partner.

Visti i precedenti preoccupa poi l’età avanzata di Trump, il rischio attentati, l’odio che si scatenerà contro di lui e le sue battaglie.

Trump crede alla grandezza dell’America e alla sua rinascita economica e morale ma a differenza dei democratici non attribuisce agli Usa il compito di gendarme dell’umanità e di arbitro supremo del mondo, non ha la pretesa di guidare il pianeta, di correggerlo e non vuole imbarcarsi in guerre “umanitarie” contro veri e presunti regimi canaglia. Semmai vuole proteggere gli americani dalla globalizzazione di ritorno, dalle invasioni di merci e di popoli. America the first non vuol dire per lui Uber alles, tenere più all’America non vuol dire essere suprematisti rispetto al mondo.

Joe Biden & Giorgia Meloni con uno sguardo amoroso languido e leale da: “non ti tradirò mai”

L’avvento di Trump può raddrizzare la bilancia europea, troppo squilibrata in senso bellicista e progressista, e fa da sponda a quei paesi europei che finora sono stati emarginati e maledetti nell’Unione europea perché hanno preoccupazioni assai simili, mutatis mutandis, a quelle di Trump. A partire dall’Ungheria di Orban. Mi auguro in particolare che l’Italia meloniana, nonostante il precedente feeling con Biden, sappia trovare le consonanze e le convergenze con Trump, traendo giovamento anche dalla sua minore pressione imperiale verso le colonie europee.

Di solito noi italiani vediamo in Trump una specie affine a quella di Berlusconi ma al di là di alcune vistose analogie tra due ricconi scesi in politica, e una comune inclinazione “mandrilla” nella sfera privata, rappresentano mondi diversi, hanno stili e linguaggi diversi, e producono effetti pratici assai diversi. Come persona era decisamente più gradevole e affabile il Cavaliere, ma sul piano dell’incisività è più efficace e più ardimentoso Trump.

Il personaggio Trump non suscita simpatia; non ci piace come si atteggia, come parla, cosa dice, le sue spacconate, il suo modo di fare, la sua cresta. Ma lo abbiamo visto all’opera nel precedente mandato, e con lui l’America è cresciuta e il mondo ha corso meno rischi di guerre, anzi lui non si è mai imbarcato in una guerra, a differenza di chi lo ha preceduto e chi ne è seguito. Eppure aveva fama di attaccabrighe e ogni giorno annunciavano chissà quale conflitto con Kim, la Cina o altri dittatori. Ma Trump non crede che le controversie si risolvano con le armi, semmai con l’astuzia, le trattative e il commercio. Non è un pacifista, nemmeno di quelli che in nome della pace trascinano poi nelle guerre, ma non crede alla convenienza della guerra. È un realista, non un idealista. L’altra volta, quando perse per poco con Biden, sarebbe stato rieletto se non ci fosse stato il covid (e forse i brogli). Era stato uno stop forzato e dopo quattro anni la gente ha voluto riprendere il discorso interrotto. Ora ha in mano molte leve del potere, non solo la Casa Bianca, ha dalla sua parte il Congresso e la Corte, e alcuni big dell’economia e del mercato; ha due ali giovani e gagliarde per volare che sono Vance e Musk. Perdura l’ostilità dell’establishment occidentale ma questo potrebbe essere a contrario una carta spendibile per dialogare meglio col resto del mondo a partire dalle potenze asiatiche. L’Occidente si è rispecchiato nel declinante Biden, e si era infilato in un pessimo tunnel fatto di guerre al mondo, delirio woke e inflazione galoppante. Con Trump non siamo alla resurrezione, come annuncia il neoeletto, ma sicuramente comincia un’altra storia. Trump è un punto di partenza. Il mondo ricomincia da Trump.

La Verità – 14 giugno 2024
La Verità – 7 novembre 2024

 

 

 

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