Il Burkina Faso nazionalizza due miniere d’oro
RISVEGLIO AFRICANO
Il Burkina Faso nazionalizza due miniere d’oro. Miniere, sino ad oggi, controllate da una major britannica, considerata la massima produttrice d’oro al mondo.
La notizia è scarna. E, per altro, non viene data dai grandi Media. Circola in rete. E anche poco. In fondo, a chi interessa? Vi è altro. Molto altro a livello di notizie…le pressioni sul governo, per i cascami dei comportamenti (diciamo così) di San Giuliano… Le, ipotetiche, politiche di sostegno alle nascite … Per chi fosse interessato – invero molto pochi – ai, cosiddetti, esteri, la situazione in Ucraina, il comportamento di Israele in Medio Oriente.
Ed invece, la notizia dal Burkina Faso è importante. Molto più di quanto si possa pensare a tutta prima.
Perché rappresenta il chiaro, deciso segno, della volontà dell’Africa di uscire da una lunga, troppo lunga, condizione di minorità. Di sudditanza all’Occidente.
Sono passati molti, troppi anni da quando Marco Cochi – grande africanista e, soprattutto, indimenticabile amico – scrisse il suo “Africa. Il Continente dimenticato”. Oggi quasi introvabile, ma che andrebbe riedito e, soprattutto, riletto. Con molta attenzione.
Perché Cochi intuiva e presagiva ciò che sta accadendo oggi. La crisi, irreversibile, del potere europeo sull’Africa. Soprattutto di quel brutto sogno che è stata la Françafrique. Brutto per gli africani, naturalmente, che sono stati sfruttati e dissanguati senza alcuna remora. E, soprattutto, senza ricevere nulla in cambio.
Quando Cochi scriveva, circa tre lustri fa, prevedeva già il risveglio dell’Africa nera, a partire proprio dal Burkina Faso dove, nonostante la repressione spietata, è rimasto pur sempre vivo il ricordo di Thomas Sankara.
Ed è, appunto dal Burkina che ci giunge, oggi, questa notizia. Il Burkina che non è, però, più un fenomeno di rivolta isolato, come si tempi di Sankara, che, appunto, questo isolamento politico pagò con la vita.
Perché, oggi, la situazione dell’Africa centro-settentrionale, ovvero quella che, propriamente, andrebbe chiamata Africa Nera, è profondamente mutata.
Oltre che dal Burkina, i francesi ed anche gli inglesi stanno venendo scacciati dalla maggioranza degli Stati della regione, il Niger, il Mali, il Ciad…e questa rivolta africana sta dilagando.
Un risveglio di élite locali, che hanno preso coscienza di loro stesse. Che non sono più disposte a vivere nella corruzione per quattro soldi, lasciando i loro popoli alla fame e, soprattutto, allo sfruttamento.
Élite, va detto, soprattutto militari. Formatesi in Europa e negli Stati Uniti. Quindi ben coscienti del ruolo dei grandi “fratelli” d’Occidente. E che, oggi, vogliono prendere in mano il destino di questa parte dell’Africa. Riscattarla dal secolare sfruttamento. Trasformarla in una nuova realtà, attiva sia sul piano economico che su quello geopolitico.
Il Burkina Faso che rivendica la proprietà delle sue miniere d’oro e scaccia i francesi che le sfruttavano, è solo un segnale.
Presto, con questa nuova Africa tutti dovranno fare i conti.
E saranno conti difficili per gli europei, che ancora stentano a prendere coscienza della nuova realtà.
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