Eccoli qua i coniugi Muller…

ROMA SCAPOCCIA


Eccoli qua i coniugi Muller, da anni raggranellano coscienziosamente i loro risparmi per concedersi, giunta l’età della pensione, l’agognato pellegrinaggio nella città eterna. Divisa d’ordinanza: bracaloni zompafosso, canottiera e camiciola, pedalini antisudore e gli immancabili Birkenstok. E attrezzatura d’ordinanza: tablet con itinerari e siti irrinunciabili, in sostituzione della Baedeker che dal 1836 guidava con severa competenza i pellegrinaggi dei viaggiatori di tutto il mondo: sono segnati mezzi di trasporto, monumenti, luoghi della memoria, ma anche templi del folklore gastronomico tanto che in uno dei pesanti valigioni frau Muller ha infilato due abitini da sfoggiare da Meo Patacca o Cencio alla parolaccia dove spera che un selfie immortali la scarica di insulti proverbiali da mandare a familiari in patria. L’emozione è grande e fa dimenticare un primo molesto incidente di percorso: la sosta di sei ore sulla Firenze-Roma, con tanto di mancamenti sul Frecciarossa, tutti ben tappati negli scompartimenti quando l’aria condizionata è un ricordo e sono esauriti caffè di cicoria e il buondì, secolare segno di benvenuto.

E infatti eccoli a Termini, per una volta si può commettere una trasgressione e così si dirigono a passo svelto verso i taxi, superando una batracomiomachia alla romana, protagonisti gabbiani e sorci che si contendono il territorio, scrupolosamente ripresi dagli inviati del Messaggero. Ma non fanno in tempo ad aggiudicarsi un posto nella fila severamente governata da due ucraine bellicose come da tradizione, assediati come sono da nugoli di abusivi, agguerriti e pugnaci tanto da persuadere la signora Muller che forse è preferibile la metropolitana. I tapini con i loro pesanti bagagli ignorano che almeno dal 2019 la scala mobile della fermata di Piazza Bologna è inagibile, ancora di più proprio quel giorno: un acquazzone ha invaso d’acqua come è consuetudine tutte le stazioni (recita il Tempo: bomba d’acqua impedisce i collegamenti tra Tiburtina, Borghesiana, San Basilio, Centro, Centocelle). Ma almeno a differenza di quanto accaduto il 4, sfuggono alla caduta “accidentale” di un pannello del soffitto che colpisce alla testa una viaggiatrice.

Finalmente raggiungono fortunosamente il B&B prenotato. Tutto il mondo è paese e qui come altrove le lenzuola hanno un colore inquietante, la stanza è angusta e il miraggio di una doccia ristoratrice si scontra con l’interruzione “non programmata” dell’erogazione dell’acqua per via del piano di emergenza che si ripete stancamente estate e inverno, avviato dall’Alto per garantire ai cittadini qualità e quantità della risorsa.

Ma i Muller sono indomiti, il viaggio vale qualche privazione e la mattina dopo eccoli pronti per la prima tappa, i Musei Vaticani. Coscienziosamente avevano prenotato online ma ciononostante, la conferma è di Roma Today, eccoli circondati da truppe in guerra di bagarini, guide abusive, ciceroni illegali, che superano con dispendio di tempo e di forze. Così dopo una visita che in un posto normale impegnerebbe almeno tre giorni, dopo tre o quattro ore riguadagnano la contemporaneità, andando a mangiare in una tipica hostaria, talmente tipica che vengono loro serviti spaghetti scotti come contorno di improbabili hamburger.

Concludono la giornata con un giro – anche per quello ci sono itinerari gestiti da incrollabili “guide”- che convogliano gli sventurati nei topoi della movida trasteverina dove potranno permettersi l’emozione indimenticabile di uno scippo o addirittura una rapina con equipaggiamento di siringa o coltellino svizzero, proprio come a Termini e negli immediati dintorni, diventati il «bancomat» di bande organizzate perlopiù di risoluti sudamericani che fanno dimenticare i sonnolenti ladruncoli sotto il sombrero e che hanno allargato i loro target con i passeggeri dei bus tanto che “in un mese i malviventi riuscirebbero a mettersi in tasca fino a 300mila euro, pari a 3,5 milioni l’anno”.

Come premio di consolazione la signora Muller impone il Montarozzo sull’Appia, con conto degno della tradizione pataccara e qualità del cibo molto al di sotto delle celebrazioni delle guide per commensali di bocca buona. A coronare la serata la lunga e ardua scarpinata sulla strada buia ancorché oggetto di culto. I taxi già costosi per la coppia oculata evitano quel percorso accidentato e il suo lastricato, proverbiale icona di culto. Finalmente nella galera del loro B&B decidono che la giornata successiva verrà dedicata a itinerari locali. Ma a differenza dei Moretti non li sentiremo dire “credevo peggio”: l’aria è mefitica per via dello smog, incrementato dal costo e della rarità dei titoli di viaggio, che premiano la trasgressione come arma di difesa, ma anche per l’olezzo nauseante che emana dai cassonetti stipati di rifiuti, per il farsi strada tra drappelli di topi di tutte le dimensioni e bellicosità: dal rione Prati a Castro Pretorio, ma anche nelle periferie le associazioni dei residenti preparano la protesta e chiedono una derattizzazione immediata delle strade. Più teatrali ma non meno allarmanti le scorribande dei cinghiali, che inizialmente avevano suscitato sentimenti teneri per via di comportamenti domestici, mamme protettive nei confronti dei cuccioli, ma che via via hanno assunto proporzioni e incontrollate.

Ma i malcapitati coniugi Muller vedono questo e non possono avere conoscenza dei problemi di una capitale che sta diventando una pena di morte, senza possibilità di assoluzione, e che ci pesa in capo fin dalla nascita e alla condanna conclamata da Taffo con suoi sarcastici slogan funerari. E che sono quelli di una città in stato fallimentare, a spese dei cittadini, residenti o turisti, con tagli incontrastati di servizi, gente senza casa: le case occupate sono almeno 22mila, l’ultimo censimento Istat rileva che sono almeno 22mila i clochard, trasporti pubblici inadeguati per numero e anche per le normali garanzie di sicurezza e “dignità” dei viaggiatori, forbici

Emergenza buche a Roma, si apre voragine in circonvallazione Appia: auto restano in bilico

insindacabili sulle forme di assistenza per individui vulnerabili e esposti, quelle un tempo prese in carico dalle mai abbastanza rimpiante Province, strade impercorribili, buche che diventano voragini a ogni modesto acquazzone e qualcuno ci casca dentro con tanto di Peugeot (fonte il Tempo), segnaletica dadaista che ci informa nei luoghi più sperduti dell’esistenza del fiore all’occhiello della tirannia veltroniana, ma che non propone in nessuna forma un’informazione tempestiva sul traffico e sui trasporti locali.

E questo anche i coniugi Muller lo hanno appreso come una dolente rivelazione che li costringe ad ardui spostamenti per attraversare una città furente ma i cui cittadini dimostrano una stupida tolleranza, che non reagisce, non prende posizione, votando i soliti sospetti, dedicando una passiva indulgenza a smentire lo slogan scelto dall’Ama: Roma non è indifferente, uno dei più invulnerati carrozzoni del voto di scambio romano. Perfino i turisti per caso e anche quelli organizzati sanno che si tratta di una metropoli consegnata senza contrasto a tutte le forme di corruzione, quelle a norma di legge e quelle tradizionali della malavita. E non potrebbe essere altrimenti, sono stati e continuano ad essere taglieggiati, ricattati da istituzioni e altre cosche, in attesa per intere giornate al pronto soccorso se si slogano una caviglia, rotolando giù da una scala della metro, incidente rigorosamente non risarcito. Non meravigliamoci se i coniugi Muller, con il loro sogno infranto se ne ripartono, abbiamo voglia anche noi di andare in qualche esilio.

Anna Lombroso

 

 

 

 

 

 

 

 

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