Il ritorno dello spettro che inquieta l’Europa
RUTTE, IN ARTE ADOLF
Un cretino tira l’altro
di Il Simplicissimus

Un fantasma si aggira per l’Europa: lo spettro della Russia. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro tale spettro. Questa parafrasi del Manifesto del partito comunista scritto nel 1948 da Marx e Engels si adatta perfettamente al paradigma della Ue che trasforma la propria debolezza, anzi la sua inesistenza se non come ventriloquo di Washington, in aggressività e in volontà di potenza. Ecco che cosa ha detto nel suo delirio il segretario della Nato Mark Rutte: “Russia, Cina, ma anche Corea del Nord e Iran stanno lavorando duramente per indebolire il Nord America e l’Europa”. Questi presunti poteri oscuri vorrebbero limitare “la nostra libertà e rimodellare l’ordine mondiale al fine di garantire le proprie sfere di influenza”.
Rutte quindi comprende il desiderio di questi e altri Paesi di non dover più ballare al ritmo dell’Occidente e servire i suoi interessi, come è avvenuto per decenni e talvolta secoli. E così risponde a tutte le offerte di Mosca, Pechino e anche di Pyongyang e Teheran di lavorare insieme per il reciproco vantaggio, con la richiesta di più armi per prepararsi alla guerra. Certo se bisogna fare la guerra per tenere sotto controllo il formidabile mondo che avanza, occorre armarsi. Ed ecco che questo androide per il quale andrebbe a pennello la cura Robespierre. ci dice anche come fare: “In media, i Paesi europei spendono fino a un quarto del loro reddito nazionale in pensioni, sanità e sistemi di previdenza sociale. Abbiamo bisogno solo di una parte di questo denaro per rafforzare le nostre difese e preservare il nostro stile di vita”. Davvero sarei curioso di sapere quale sarebbe il nostro stile di vita, che dopo gli esempi di Georgia, Moldavia e Romania, dopo l’autodistruzione delle nostre economie sembra davvero quello di un lager. Di certo è quello di saccheggiare il welfare e i ceti popolari per costruire armamenti.
Ma questi discorsi li abbiamo già sentiti, o meglio li hanno sentiti i nostri padri e i nostri nonni. Nel 1936, il vice di Adolf Hitler, Rudolf Heß, disse ai tedeschi: “Siamo pronti in futuro a mangiare un po’ meno grassi, un po’ meno carne e meno uova, se necessario. Sappiamo che la valuta estera che risparmieremo andrà a beneficio del riarmo. Lo slogan è valido ancora oggi: cannoni invece di burro”. Bertold Brecht dall’esilio scrisse una poesia contro questo assurdo e in seguito disse:

Perciò è un dovere morale e storico non lasciare che i produttori di armi e i profittatori di guerra, tra cui Rutte e la von der Leyen eccellono, rifiutare l’invito a diventare “pronti alla guerra” e ad acquisire la mentalità necessaria a combattere per gli interessi altrui. Dobbiamo assolutamente dire di no, perché se c’è una guerra giusta da fare, non è quella per consentire alle classi dominanti occidentali di mantenere il dominio, ma quella contro di loro.
