L’arte di curare è antica come l’uomo: ma in Grecia tutto ebbe inizio con il culto di Asclepio a Epidauro.

Quanti erano venuti con piaghe congenite,/ o con le membra ferite/ da bronzo lucente o da pietre/ scagliate da lontano, oppure devastanti nel corpo per le febbri d’estate o per il gelo, / Asclepio liberava ciascuno dal suo male./Alcuni guariva con incantesimi delicati,/ ad altri faceva bere pozioni salutari/o applicava unguenti alle membra,/e altri risanava con tagli ».

Pindaro, Pitica 3,47

   Con questi versi il poeta Pindaro nel V secolo a.C. descriveva le imprese miracolose del dio Asclepio – per i Greci il più sapiente e abile dei guaritori – figlio di Apollo e Coronide. Nel nome Ascelpio è contenuta la parola epios che significa “dolcemente”, poiché dolce era la sua cura. La medicina nasce incorporata alla sfera religiosa per distaccarsene in seguito con Ippocrate. 

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′]A Ippocrate si devono le prime cartelle cliniche, fondamentali  per monitorare il decorso delle malattie le patologie per cui si ricorreva più spesso ad Asclepio erano: vermi, paralisi, sterilità, calcoli…[/stextbox]

   Nella Grecia del VI secolo a.C. non esistevano gli ospedali, i malati si recavano in visita al santuario del dio Asclepio a Epidauro nel Peloponneso. Le guarigioni dei fedeli avvenivano in un edificio detto àbaton “inacessibile”. Infatti il pellegrino prima di accedervi, doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie. Esso consisteva in un bagno nella vicina fonte termale, e già quest’operazione – insieme alla generale salubrità dell’area in cui sorgeva Epidauro – offriva beneficio fisico ai pellegrini. Una volta giunti all’àbaton i malati ricevevano vari intrugli di erbe da ingurgitare e si abbandonavano al sonno: era questo il momento saliente di tutto il rituale. I fedeli trascorrevano la notte in attesa di essere liberati dai loro mali o che il dio apparisse loro in sogno – detto “incubatorio” – per suggerire i giusti trattamenti terapeutici. In caso contrario, il malato veniva comunque affidato alle cure di sacerdoti e medici laici, tanto che presso il santuario sono stati rinvenuti strumenti medici d’ogni foggia, tra cui bisturi, pinze, divaricatori e trapani per cure odontoiatriche.  [stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′]   LA MEDICINA SECONDO GALENO. Nel II secolo d.C. quando a Roma vigeva la più assoluta anarchia in campo medico, si distinse la figura di Galeno. Formatosi alla scuola medica di Alessandria, approfondì le sue competenze in chirurgia sul campo come medico dei gladiatori a Pergamo (antica città dell’Asia Minore), sua città natale, e poi venne chiamato alla corte imperiale di Marco Aurelio. Rifacendosi agli scritti di Ippocrate, divulgò la teoria umorale: le cure dovevano cercare di bilanciare all’interno del corpo quattro elementi (sangue, bile gialla, flegma e bile nera). La sua dottrina influenzerà la medicina occidentale fino al Rinascimento.[/stextbox]   

Luogo di culto e “casa di cura” assieme, era un santuario gestito da sacerdoti-taumaturgi che, attraverso elaborati rituali, garantivano ai malati l’intercessione divina. I “viaggi della speranza” in molti casi coronati, stando alle fonti, da successo, i beneficiati della cura lasciavano scritto nel tempio quali rimedi erano stati seguiti e quale parte del corpo era stata coinvolta.

La scena non doveva essere molto diversa da quelle a cui potremmo assistere oggi in uno dei tanti “santuari della salute”, dove masse di fedeli pellegrini si riversano speranzosi in cerca di una grazia, offrendo poi gli ex voto a testimonianza della loro esperienza.

Esattamente come accadeva nell’antica Epidauro, dove i devoti riconoscenti ad Asclepio lasciavano in dono i pinakes, tavolette votive in cui era rappresentato l’episodio (quasi sempre miracoloso) dell’avvenuta guarigione. 

Sia Plinio il Vecchio (23 d.C-79 d.C.) che Strabone (63 a.C.-23 d.C.) riportano la notizia secondo la quale Ippocrate (460 a.C-370 a.C.) avrebbe ricopiato i documenti che i visitatori lasciavano nel santuario, documenti che riportavano il rimedio suggerito loro dal dio, in modo da istituire una forma di medicina detta clinica. Le patologie per le quali si richiedeva più frequentemente l’intervento di Asclepio erano: vermi intestinali, paralisi, sterilità, calcoli, idropisia, gotta e tumore. 

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′]  IL MITO DI ASCLEPIO. Asclepio era figlio del dio Apollo e di Coronide, una donna mortale. Fu strappato dal grembo della madre mentre questa moriva trafitta da un dardo scoccato dalla dea Artemide. La “mente” del gesto fu Apollo, furioso per il tradimento di Coronide consumato con Ischi. Enfant prodige. Il bambino fu affidato al centauro Chirone, che lo educò alla scienza medica. Asclepio divenne tanto abile da suscitare le invidie di Zeus, che lo uccise con una folgore. Tuttavia, pentitosi del gesto, il padre degli dèi lo riportò in vita, promuovendolo da semidio a divinità minore. [/stextbox]

   La medicina sacrale la fece da padrona fino al V secolo a.C., quando emerse un personaggio le cui dottrine rivoluzioneranno per sempre il mondo medico. Fu Ippocrate di Coo (460-370 a.C.), che in seguito fece staccare la filosofia dalla medicina che venne divisa, così, in differenti branche: diaiteike (cura attraverso il cibo), pharmaka (cura attraverso le erbe) e chirurgia. Secondo Ippocrate, la salute dell’uomo e i suoi mali non avevano assolutamente nulla a che fare con il sacro, e persino quella che era considerata la “malattia degli dèi” per antonomasia, l’epilessia, fu per la prima volta attribuita a cause naturali e non a una qualche punizione divina. Al medico di Coo si devono inoltre le prime cartelle cliniche: per la medicina ippocratica era infatti fondamentale l’osservazione del malato. Ogni sintomo doveva essere meticolosamente annotato in modo da poter prevedere il decorso della malattia. Ogni sintomo doveva essere meticolosamente annotato in modo da poter prevedere il decorso della malattia. 

La medicina troverà poi grande sviluppo ad Alessandria d’Egitto, dove ebbero particolare rilievo gli studi di anatomia grazie alle frequenti pratiche di dissezione: si narra che i sovrani tolemaici, per amore della scienza, concedessero corpi dei condannati a morte come cavie. I medici alessandrini acquisirono così importanti nozioni sul sistema cardiocircolatori, sul cervello, sulla struttura dell’intestino e sugli organi riproduttivi. A dispetto di tali progressi, la medicina razionale non riuscì però a rimpiazzare completamente quella religiosa. «I due ambiti rimasero vicini e per molti versi complementari, mirando entrambi, seppur attraverso pratiche differenti, alla cura delle malattie e al recupero della salute», dice Squillace.

SOGNO GUARITORE.

   Tra IV e III secolo a.C. il santuario di Epidauro diventò una monumentale “città della salute”. Ancora oggi si ammira l’edificio in cui avvenivano le guarigioni: l’ àbaton, un edificio lungo 70 metri adiacente al tempio di Asclepio e cuore dell’area sacra. Era possibile accedere al portico solo con offerte e sacrifici di animali in nome del dio: la povera vittima era generalmente un gallo, simbolo di rinascita in quanto annunciatore del nuovo giorno. «Dobbiamo un gallo ad Asclepio. Pagate questo debito e non dimenticatevene», disse Socrate prima di morire. (Fedone 118a 7-8).

Era un’epoca in cui l’arte medica era ancora avvolta da un’aura sacra, quella in cui il culto di Asclepio acquisì una popolarità tale da diffondersi ben presto in ogni angolo della Grecia, per poi varcarne i confini. Santuari dedicati a questa divinità sorsero infatti nelle colonie greche dell’Italia Meridionale, in Sicilia e persino a Roma, dove Asclepio sarà venerato dal III secolo a.C. con il nome latino di Esculapio. Tuttavia, la meta di pellegrinaggio più frequentata, sin dalla sua formazione e per oltre un millennio, rimase sempre Epidauro.

VERSO IL TRAMONTO 

   Il culto di Asclepio a Epidauro fu uno dei più longevi dell’antichità. Pur tra alti e bassi, sopravvisse infatti a una serie di mutamenti storici, superando tra l’altro la furia devastatrice degli invasori barbari del III secolo e riuscendo persino a tener testa all’affermazione del cristianesimo che prese il posto dei riti pagani. Almeno fino al 426, quando l’imperatore romano d’Oriente Teodosio II (408-450) lo vietò per sempre. Del santuario che ospitò un tempo il culto del dio della medicina rimane oggi importante traccia nel sito archeologico di Epidauro, dove oltre agli edifici sacri e agli alloggi riservati a sacerdoti e pellegrini, restano lo stadio del V secolo a.C. e un maestoso teatro (350 a.C.), famoso in tutto il mondo per la sua acustica. Come ogni divinità che si rispetti, infatti, anche per Asclepio venivano organizzate delle feste, le Asclepieie, annoverate tra i giochi minori dell’antica Grecia. Comprendevano anche competizioni sportive e musicali: assistere a rappresentazioni teatrali era anzi considerata parte integrante della terapia. Dopotutto, per i Greci corpo e mente erano una cosa sola. 

 

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′]  DOLORI MESTRUALI. Applicare sul ventre un Cataplasma (impasto curativo) composto da vino nero novello, vari aromi e farina; l’impasto va preventivamente cotto in vino bianco profumato. Epidemie dal Corpus Hippocraicum, V-IV secolo a.C.[/stextbox]

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′] PER IL TRATTAMENTO DELLA LEUCORREA.  Bevanda a base di papavero nelle varietà bianco e rosso, semi di acacia macerati in vino bianco con aggiunta di polenta fresca. Malattie delle donne dal Corpus Hippocraicum, V-IV secolo a.C.[/stextbox]

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′] PER PROBLEMI ALLA VISTA. Applicare due volte al giorno una pomata oftalmica contenente gomma arabica, sterco di coccodrillo terrestre, polvere di rame e bile di iena diluita nel miele. (Ricetta attribuita a Erofilo, medico del IV-II secolo a.C.)[/stextbox]

[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ bcolor=’18de92′] PER FAVORIRE IL CONCEPIMENTO. Prima del ciclo mestruale, applicare due volte al giorno un pessario (supposta vaginale) a base di resina, cedro e grasso di bue. Malattie delle donne dal Corpus Hippocraicum, V-IV secolo a.C.[/stextbox]

  

 

BIBLIOGRAFIA

“I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico”, Giuseppe Squillace, (Aboca).

“Asclepio. Saggio mitologico sulla medicina religiosa dei greci”. G. Porro. (Victrix)

 IMMAGINE: L’offerta a Esclapio”.  Pierre-Narcisse Guérin 

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