Mentre la realtà crolla, i giornali celebrano strette di mano e si aggrappano ai miracoli che non arriveranno.

SAN PIETRO NON FA MIRACOLI

Il Simplicissimus

Tra cronache grottesche e titoli surreali, i grandi giornali sembrano ormai impegnati più a riscrivere la realtà che a raccontarla. Mentre il Corriere si esalta per una stretta di mano tra Trump e von der Leyen ai funerali di Bergoglio – come se Tarzan avesse salutato la principessa Sissi – il mondo reale si incarica di smontare la favola: i colloqui di pace a Londra saltano, gli inviati americani preferiscono Mosca, e San Pietro, si sa, non distribuisce miracoli su richiesta. (f.d.b.)


I giornaloni sono ormai una sorta di parodia della vita, uno spettacolo comico e amaro insieme, uno Zelig continuo. Per esempio, l’ineffabile Corriere, organo della buona borghesia milanese e italiana (anche se non si capisce di che organo si tratti e ho il sospetto che non sia proprio il cervello) ci dice che addirittura Trump e la von der Leyen si sono stretti la mano ai funerali di Bergoglio. Non so davvero cosa ci si aspettava che facessero Tarzan e la principessa Sissi se non educatamente ignorarsi, ma ci si attacca a qualunque cosa, persino alla banalità dei gesti diplomatici, per cercare di superare lo choc di mercoledì scorso quando i “colloqui di pace” previsti a Londra sono falliti perché il segretario di Stato americano Marco Rubio e l’inviato di Trump, Steve Witkoff hanno annullato la loro partecipazione. Anzi addirittura Witkoff si è invece recato a Mosca per il suo quarto incontro con Putin.

Mentre si comincia a scoprire che è stata proprio la Gran Bretagna il motore della guerra ad oltranza oltre che la suggeritrice tattica e strategica dei disastri militari del regime di Kiev, Londra deve ammettere il bluff e rendersi conto che senza gli Stati Uniti non può fare proprio nulla. Così come la Francia che ha dovuto rinunciare al tracotante invio di un contingente di pace. Chissà perché in Occidente gli eserciti sono sempre considerati strumenti di pace così come tutte le avventure belliche in cui sono utilizzati, ma a parte questa ipocrisia, diventa sempre più chiaro che all’Europa sta sfuggendo il bottino per il quale hanno tanto lavorato e che nell’ultimo anno hanno tentato di spacciare come pegno per la salvezza economica. Sappiamo che il 16 gennaio scorso l’Inghilterra ha stretto un patto con Zelensky che prevede lo sfruttamento di molte risorse ucraine in cambio di tre miliardi l’anno di mancetta. Poi lo stesso Zelensky ha tentato di vendere a Trump gli stessi asset che peraltro non esistono o comunque sono molto meno importanti di quanto non si sia fatto credere. Il duce di Kiev sperava che questo avrebbe garantito la continuità dell’appoggio bellico americano.

Londra sperava di poter vendere questa sorta di garanzia dei beni ucraini per sostenere il sistema finanziario britannico, mentre Macron, sognava un piano per utilizzare i 300 miliardi congelati della Russia come garanzia affinché le banche francesi finanziassero la fantomatica ricostruzione dell’Ucraina. Un mero gioco di prestigio. Ma senza l’appoggio degli Usa è evidente che questi Paesi possono fare poco o nulla per sostenere concretamente e militarmente il regime di Kiev. Così i Paesi chiave della “coalizione dei volenterosi” europea, hanno dovuto abbandonare i loro astuti piani e il progetto di mandare truppe in Ucraina, suggellando così la sconfitta nei confronti della Russia. Sono stati insomma presi in mezzo perché gli Stati Uniti potranno recuperare una parte del loro investimento nell’avventura ucraina attraverso nuovi accordi con la Russia, a condizioni reciprocamente vantaggiose, ma gli europei no. D’altro canto, fornire una garanzia di sicurezza alle potenze europee comporterebbe enormi svantaggi perché Washington dovrebbe sostenere i costi della guerra e rischiare uno scontro militare con una potenza nucleare rivale che al momento è in notevole vantaggio tecnologico in settori chiave dei dispositivi militari.

Senza un miracolo, l’Ucraina si avvia verso la sconfitta totale e Londra e Parigi verso la bancarotta. A un certo punto, i mercati dei capitali se ne accorgeranno e i mercati obbligazionari britannico ed europeo potrebbero crollare insieme alle loro valute. Ecco perché si cerca disperatamente di fare credere che la guerra non è persa, che Trump voglia ancora appoggiare Kiev e si vaneggia sulla stretta di mano fra Trump e la von der Leyen. Ma tutto è evanescente: nel colloquio a San Pietro con l’inquilino della Casa Bianca, Zelensky ha chiesto 50 miliardi per vincere la sua guerra o comunque per tenere a bada i russi. Ma se 400 miliardi occidentali non sono bastati a questo scopo come si può pensare che 50 compiano il prodigio? È chiaro che ci si attacca a qualsiasi scialuppa mentale per negare la realtà e gli errori commessi, ma soprattutto per allontanare il redde rationem che incombe No, San Pietro non ha fatto il miracolo.

Redazione

 

 

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