Sangue e resort: il grottesco americano trasforma tragedie in business

Bandiera della Palestina sporca e lacerata, simbolo di resistenza e vittoria. Uno scenario di guerra e devastazione, le rovine di una città distrutta dai conflitti.

SANGUE E RESORT: IL GROTTESCO AMERICANO

Redazione Inchiostronero

C’era una volta l’America: il paese che vende guerre e vacanze, quando il capitalismo ricostruisce sulle macerie


C’era una volta l’America. Anzi non c’è mai stata, era solo un mito che negli ultimi 80 anni è stato alimentato da un fiume di dollari, ma che poi come nel celebre film di Sergio Leone si rivela solo un sogno causato dall’oppio che il protagonista fuma in un locale cinese. Oggi suona come un’inconsapevole profezia, ma chi per vari motivi non ha abboccato alle sostanze stupefacenti diffuse nell’air du temps, chi ha sempre considerato che “stile di vita” fosse solo una frase ambigua e politicamente vuota, chi non si è lasciato sedurre da mediocri prodotti che sarebbero stati considerati come schifezze se realizzate altrove (Tesla docet), chi ha considerato come repellente la vendita al supermercato dei media di costrutti ideologici venduti come prêt-à-porter per le intellighenzie locali, chi ha visto le guerre di aggressione spacciate per la difesa del cosiddetto “mondo libero” non si meraviglia che Trump intenda scacciare i palestinesi da Gaza per fare della Striscia un’ennesima e triste congerie di resort, alberghi e villaggi. Tutti uguali in tutto il mondo, buoni per gente senza fantasia il cui linguaggio è orgogliosamente un pidgin english simile a quello dei mari del Sud, della Micronesia, della Papuasia. Siamo diventi come il “buon selvaggio”. Solo che siamo palesemente cattivi se proprio dobbiamo usare questo manicheismo da fumetti.

Ma non è colpa di Trump se davanti a Netanyahu ha ribadito questo orrore, porgendogli persino la sedia come il cameriere di un albergo a 5 stelle e lo si vede benissimo nel video qui sotto: altro che Maga, qui siamo Miga e non credo di dover spiegare il cambio di vocale.

Non è colpa sua, è colpa del sistema America giunto al suo punto di collasso, lo stesso che ha permesso alla famiglia Biden di arricchirsi sull’ecatombe degli ucraini e a tutto il sistema dei media comprati e venduti di nasconderlo. Compreso “Politico” il fiore all’occhiello di questa campagna di disinformazione che oggi si scopre aver percepito 8 milioni di dollari dal governo per nascondere sotto il tappeto tutta la repellente vicenda.

Ma il brutto, se possibile, deve ancora venire, perché nell’illustrare i suoi progetti alberghieri ai giornalisti presenti all’incontro con il leader israeliano, Trump ha detto che sarà necessario trasferire in altri Paesi tutti i 1,7 o 1,8 milioni di palestinesi che sono nella striscia. Perché questa cifra se il conteggio della popolazione di Gaza, riconosciuto a livello internazionale, era nel 2013, prima della guerra, di 2 milioni e 226 mila abitanti? Qualcuno se ne sarà anche andato, ma la sostanza è che sono morte molte più persone per mano dell’esercito israeliano di quanto non dicano i media. Mesi fa era trapelata, grazie a uno studio inglese, una cifra molto più alta dei 45 mila ufficiali, ovvero 180 – 200 mila morti ma adesso sembra che quella cifra possa essere più che doppia rispetto alle drammatiche stime ben presto nascoste, anzi che possa essere dieci volte più grande rispetto a quella portata dai negazionisti del pogrom. E non c’è alcun dubbio che questo sia stato possibile solo grazie ai generosi invii di armi e di finanziamenti che la Casa Bianca ha accordato a Israele. Ma evidentemente la cosa non turba nessuno in America visto che Trump ha asserito che i palestinesi verrebbero deportati in aree “dove potranno vivere una bella vita”. Intanto la striscia di Gaza diventerà l’ennesima colonia con tanto di marines.

Tutto insomma crolla, anzi si adagia in una rappresentazione tragica e grottesca insieme, in cui Trump appare come un grande Gatsby, senza nemmeno rendersene conto, anche ammesso e non concesso che abbia letto il romanzo. Sembra proprio che sia come il personaggio di Fitzgerald che riassume in sé tutto il dramma del mito americano. E che come lui non si renda conto “che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte”.

Redazione

 

 

 

 

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