La sberla più grossa, e violenta, è arrivata dall’Unione Europea
SCHIAFFONI EUROPEI
Schiaffi. Dopo il ganascino di Biden, i bacetti con Zelensky, i sorrisi e gli abbracci con la Von Der Leyen, sono arrivati gli schiaffi. E non dei buffetti affettuosi. Dei sonori e dolorosi ceffoni.
Giorgia Meloni, e il governo italiano, sono stati presi a schiaffi da Stoltenberg. Che ha assegnato alla Spagna il comando di quel Fronte Sud della NATO che proprio l’Italia aveva chiesto di creare. E che le spettava di diritto dirigere, visto che è il paese più esposto al problema dei movimenti migratori. E, inevitabilmente, più coinvolto nelle turbolenze del quadrante geopolitico mediterraneo.
Persino Crosetto – ed è tutto dire – si è infuriato. Ed ha alzato la voce. Inutilmente.
Come inutile è stata la politica di totale appiattimento sulla, demenziale, scelta della NATO di sostenere ad oltranza la causa (persa) dell’Ucraina. Scelta, si fa per dire, che abbiamo pagato pesantemente. E più ancora, temo pagheremo in futuro.
E a nulla è valso anche l’aver alienato i rapporti con la Cina, uscendo dal protocollo per la Via della Seta. Rottura che, a quanto sembra, è stata alzata d’ingegno dei nostri governanti, più realisti del re, per ingraziarsi Washington e Bruxelles. Ci costerà anche questa molto cara, anche se il ministro Tajani non se ne è ancora reso conto. Perché, quando è andato a Pechino, i dirigenti cinesi… gli sorridevano gentilmente. Sic!
Ma la sberla più grossa, e violenta, è arrivata dall’Unione Europea. Ursula si è fatta la sua maggioranza. Un’armata Brancaleone in cui ha tirato dentro Tajani, e lasciato fuori l’amica Giorgia. Una maggioranza che porterà avanti tutte le politiche che i Conservatori volevano osteggiare. O almeno avrebbero voluto frenare.
E subito è arrivata la reprimenda al governo di Roma. Inutile nascondersi dietro a fumosi discorsi in politichese. Una vera entrata a gamba tesa che mette sotto accusa la Meloni non solo sotto il profilo delle politiche economiche, ma anche per la libertà di stampa e, addirittura, per i progetti di riforma costituzionale. Materia che non dovrebbe competere a Bruxelles.
Festeggiamenti dalla sponda dell’opposizione. Il cui leader – che non è la Signora Schlein e neppure il povero Conte – ha subito picchiato duro. Durante la Cerimonia del Ventaglio.
I rappresentanti del governo tacciono. O minimizzano.
Tuttavia ci si dovrebbe chiedere se questa serie di sberle in rapida successione sia casuale. Oppure risponda ad una ben precisa strategia.
Giorgia Meloni pensava di essersi garantita il futuro con una totale acquiescenza a Bruxelles e Washington. E i festeggiamenti del semestre italiano nel lussuoso Resort pugliese.
Invece si trova ora in una posizione di crescente debolezza. Sotto tiro incrociato.
Evidentemente “qualcuno” sta cominciando a pensare che abbia esaurito il suo compito. E si sta preparando a scaricarla.
Certo, i sondaggi d’opinione la premiano ancora. E le intenzioni di voto la vedono saldamente vicina al 30%. Ma credete che ai burattinai di Bruxelles interessi l’opinione degli italiani? E Mattarella non mi sembra aver mai tenuto in gran conto, quando poteva, i risultati delle urne. Roba volgare…democrazia populista.
Per altro il governo scricchiola. Salvini si è avvicinato ad Orban. Unica opposizione alle conventicole di Bruxelles in Europa. Mentre Giorgia si è trovata sempre più isolata.
Quanto a Tajani… beh credo sia ormai chiaro da che parte stia. E Berlusconi si rivolta nella tomba.
Per implodere, il Governo dovrà attendere il prossimo autunno. Il congresso della Lega. Che ne renderà evidenti le contraddizioni interne.
Intanto, al Colle, si comincia a vagliare una soluzione “tecnica”. Una transizione, nello stile di questa strana democrazia che, nelle parole del Presidente, non deve essere dominata dalla maggioranza…