Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?

Audaces fortuna iuvat.

 

La fortuna aiuta gli audaci. Mentre sbarca nel Lazio, Enea incontra la resistenza degli indigeni, i Rutuli, il cui re Turno li incita contro l’invasore straniero:

    

  •      In voi, ne le man vostre
  • la pugna e Marte e la vittoria è posta.
  • Or qui de la sua donna, de’ suoi figli
  • de la sua casa si rammenti ognuno:
  • ognun davanti si proponga i fatti
  • e le lodi dei padri. Andiam noi prima
  • a rincontrargli, infin che l’ode e ‘l moto
  • ce li rende del mar non fermi ancora.
  • Via, ch’agli arditi è la fortuna amica.

 ENEIDE, X 280 e sgg, trad  ANNIBAL CARO

Ma la fortuna questa volta non funziona, perché Turno viene ucciso in duello da Enea, predestinato progenitore della stirpe romana. Meglio che in guerra, la fortuna aiuta gli intraprendenti in amore. Essendo femmina, ama essere conquistata, perciò predilige, sebbene cieca, che, con le donne, non lesina l’audacia e il coraggio. A proposito, che differenza passa tra audacia e coraggio? Rispondono Angelo Nizza e Riccardo Morbelli, i Garinei e Giovannini degli anni Trenta: per baciare una bella donna occorre audacia, per baciare una donna brutta occorre un bel coraggio.

 

 

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