”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?
Bella gerant alii, tu felix austria nube.
Gli altri facciano le guerre; tu, Austria felice, combina matrimoni. Il prodotto finale di questa astuta politica nunziale fu l’impero di Carlo V; l’iniziatore Federico III, uomo debole, soprannominato «berretto da notte», che tuttavia seppe ottenere in moglie, per il figlio Massimiliano, una delle più ricche ereditiere dell’epoca, Maria di Borgogna figlia di Carlo il Temerario, la quale recò in dote alla casa d’Asburgo le Fiandre e la Franca Contea. Una ventina d’anni dopo, Massimiliano, seguendo le orme del padre, combinò quello che, se fossero esistiti i rotocalchi, sarebbe stato chiamato il matrimonio del secolo: suo figlio Filippo il Bello impalmava Giovanna la Pazza, figlia dei re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, la protettrice di Colombo, per intenderci. Giovanna portò in dote quanto bastava per far chiudere un occhio sul suo fragile sistema nervoso: la Spagna, il vicereame di Napoli, la Sicilia, la Sardegna, e i territori d’oltreoceano, appena scoperti e gli altri in via di scoprimento, grazie agli instancabili conquistadores. Tutti questi domini furono ereditati da Carlo V, figlio di Filippo e di Giovanna, il quale aveva ben ragione di dire che sul suo impero il sole non tramontava mai. Un impero conquistato dagli avi facendo più l’amore che la guerra. E aveva ragione il bisnonno di Federico III nello scrivere, all’ingresso del suo palazzo a Vienna, le vocali A.E.I.O.U., acronimo di Àustriae est imperàre òrbi univèrso, è dell’Austria comandare a tutto il mondo (ma qualche avversario lesse Àustria èrit in òrbe ùltima, l’Austria nel mondo sarà l’ultima).