Una lingua morta che però  continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?

Cogito ergo sum.

Di tutto posso dubitare, diceva il francese René Descartes, filosofo, matematico, uomo d’armi, latinizzato in Cartesius, indi Cartesio, ma non posso dubitare del fatto che sto dubitando. Posso anche dubitare che io stia qui seduto, in veste da camera, accanto al fuoco, difatti talvolta ho sognato d’essere qui, in vestaglia, accanto al fuoco, mentre mi trovavo a letto. Di tutto ciò che noi chiamiamo mondo esterno, trasmessoci dai sensi, siamo autorizzati, data la loro fallacia, a sospettare che sia un errore, un sogno, un’illusione. Ma mentre dubito di tutte queste cose, una sola cosa è indubitabile: che io sto dubitando, cioè sto pensando. Il dubbio è già un pensiero. Chi dubita di pensare, in quel momento stesso pensa. E dalla certezza del pensare discende la certezza dell’essere, dell’esistere. «Nell’istante in cui volevo pensare che tutto fosse falso, occorreva necessariamente che io, che pensavo, fossi qualcosa, e notando che questa verità, penso dunque sono, era così solida e così certa che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici erano incapaci di metterla in crisi, giudicai di poterla accettare senza scrupoli come primo fondamento della filosofia che cercavo».

Su questo postulato Cartesio fondò il razionalismo angolare della filosofia moderna.

Un commento

  1. Elisabetta Bordieri

    13 Maggio 2019 a 21:12

    Bel pezzo. Belli questi sulla lingua latina. Sempre solo troppi brevi.

    rispondere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«I PRESUNTUOSI DEL PENSIERO»

Presuntuosi del pensiero: oracoli senza umiltà …