Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?

Hannibal ad portas.

   Annibale alle porte. Lo dice Tito Livio, narrando il terrore dei romani all’annuncio della vittoria riportata dal generale cartaginese a Canne, il 2 agosto del 216 a.C.. I fattori determinanti della sconfitta furono l’abilità strategica di Annibale e l’imprudenza del console Varrone, che si era lasciato attrarre in un terreno favorevole al nemico, perdendo il vantaggio della preponderanza numerica della sua fanteria. Dal sud soffiava un forte vento, chiamato Volturnus, e Annibale aveva disposto le sue truppe con la fronte rivolta verso nord, così il vento accecò con nugoli di polvere i romani, mentre ai suoi uomini batteva sulle spalle. Stando a Polibio, morirono 70.000 romani, cifra sicuramente esagerata; più verosimile il computo di 48.000 fatto da Livio.

   Dopo questa carneficina, in cui perirono il console Lucio Emilio Paolo e ottanta senatori, Roma fu sull’orlo del disastro totale, ma la notizia di Hannibal ad portas ingigantì anziché fiaccarlo, lo spirito di resistenza. Furono reclutati i ragazzi inferiori ai 17 anni, a ottomila schiavi furono promesse la libertà e la cittadinanza romana purché andassero a combattere, ladri e delinquenti accusati di delitti capitali furono armati e mandati al fronte. Ma Annibale non puntò su Roma. Dapprima perdette tempo offrendo, in cambio di oro, il riscatto dei prigionieri, che Roma sdegnosamente rifiutò. Poi, temendo di non essere preparato per il balzo finale, deviò verso la Campania, verso Capua, dove fu festosamente accolto dal partito antiromano. E qui si riposò. Invano il suo ufficiale Maarbale lo supplicava di marciare su Roma. All’ennesimo diniego, Maarbale gli disse «Scis vìncere, victòria ùti nèscis», tu sai vincere, non sai sfruttare la vittoria.

   Hannibal ad portas viene oggi ripetuto nei momenti di grande, imminente pericolo che minaccia una nazione, una collettività. Tre le righe delle angosciate cronache odierne, affiora sempre un Hannibal: il terrorismo, l’inflazione, la mafia, la droga.

 

 

 

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