Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute.
Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?

Honoris causa. A titolo d’onore. A chi si è distinto per meriti eccezionali nel campo delle lettere, delle scienze, delle arti, le università conferiscono, senza sottoporlo ad alcun esame, la laurea honoris causa, consegnandola durante una solenne cerimonia. Laurea sta per «corona làurea», cioè di làurus, alloro, e anticamente cingeva la fronte dei poeti, degli atleti vittoriosi, dei capitani invitti. La laurea dà diritto al titolare di premettere al nome, sul biglietto da visita, l’abbreviazione dott. Che viene regolarmente cancellata con un rapido tratto di penna. Sembra un atto di modestia, invece è una cafonaggine bella e buona. Autodepennando il titolo, pare che lo scrivente dica: «Con gli altri mi qualifico, e ci tengo, come dottore; ma con te, che dottore non sei, rinuncio alla mia dignità accademica e scendo al tuo livello». 

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