”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina? In cauda venenum
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Nella coda c’è il veleno. È il contrario di dùlcis in fùndo e un chiaro riferimento allo scorpione che, gremita la preda, incurva la coda al disopra del capo e la colpisce con l’aculeo velenifero. Portatori di venenum nascosto in cauda sono gli epigrammi, arma letteraria tanto più mordente quanto più l’autore sa condensare ala battuta nelle ultime parole. O addirittura nell’ultima.
Marcello Marchesi, parlando dei romanzi di Moravia:
- Di scene d’amore
- Quante ne ha messe!
- È diventato ormai
- Un autore
- Di pubico interesse.
E del Premio Strega:
- E brindan tutti
- Alla salute
- Del vincitore
- Con un bicchierino
- Di livore.
Giannino Antona Traversi, alludendo alla medaglia assegnata a Ugo Ojetti recatosi a Gorizia, durante la Grande guerra, per il recupero delle opere d’arte:
- Ancor che al monte austriaca minaccia
- duri, tu varchi intrepido l’Isonzo
- e una medaglia arride alla tua faccia,
- Ugo, di bronzo.