”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?
Meminisse iuvabit
Gioverà ricordarsene. Lo disse Eleonora de Fonseca Pimentel, scrittrice e patriota d’origine portoghese, salendo al patibolo a Napoli, il 20 agosto 1799, dopo il crollo dell’effimera Repubblica Partenopea.
Gli ideali della rivoluzione Francese infiammano lo spirito anche di Eleonora che si gettò nell’impegno politico per l’affermazione della libertà e per il progresso delle classi meno fortunate, tanto da introdurre nascostamente, durante un ricevimento a Corte, alcune copie in italiano del testo della Costituzione approvata dall’Assemblea francese.
Nel dicembre del 1792, quando giunge a Napoli la flotta francese per ottenere il riconoscimento della recente Repubblica Francese, la Pimentel è tra gli ospiti del contrammiraglio de Latouche-Tréville che ha svolto un ruolo importante per la diffusione degli ideali rivoluzionari a Napoli. La Pimentel così finisce sui registri della polizia borbonica.
Il 5 ottobre del 1798 la polizia le perquisisce casa e poiché vengono rinvenute alcune copie dell’Encyclopédie la arrestano e la portano nelle dure carceri della Vicaria. Riacquista la libertà nei primi giorni del 1799 durante il periodo di anarchia popolare succeduto a Napoli dopo la fuga del Re e della Corte a Palermo.
Partecipa alla conquista del forte di Castel Sant’Elmo e alla proclamazione, il 21 gennaio 1799, della Repubblica Napoletana “una e indivisibile”.
Per diffondere gli ideali della rivoluzione e della neonata repubblica, Eleonora accetta, su invito del Governo Provvisorio, l’incarico di dirigere il primo periodico politico di Napoli: Il Monitore Napoletano. Un foglio con atti e comunicati del Governo, ma assolutamente indipendente, come quando si tratta di denunciare le ruberie francesi con appassionati editoriali della stessa Pimentel. Del Monitore Napoletano verranno stampati 35 numeri bisettimanali dal 2 febbraio all’8 giugno.
Quando le orde del Cardinale Ruffo giungono alle porte di Napoli e si capisce che la Repubblica sta per morire, si rifugia in S.Elmo e finisce nella lista dei capitolati. Ferdinando, come è noto, non rispetterà la capitolazione ed Eleonora verrà condannata a morte per avere osato parlare e scrivere contro il Re. Sale al patibolo il 20
agosto e prima di morire cita Virgilio: “Forsan et haec olim meminisse juvabit” (Forse un giorno ci farà piacere ricordare anche queste cose). La frase è di Enea che incoraggia i compagni, vittoriosi di tante peripezie, ad affrontare le successive, (Eneide, I, 203).