”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina? Ubi saltatio ibi diabolus
Dove c’è il ballo, ivi c’è il diavolo. È l’anatema lanciato dai padri della Chiesa contro ogni forma di danza. Il canonista Burcado, vescovo di Worms, vissuto intorno al Mille, ordinò a tutti ci confessori di domandare al penitente «Hai ballato e saltato come il diavolo insegnò ai pagani?». Ma nemmeno il protestante Calvino scherzava. A Ginevra punì chi ballava e frequentava le taverne, e fece imprigionare un suo amico, reo d’aver danzato durante una festa di fidanzamento. Papa Bendetto XV chiamò «barbari» i balli moderni (era appena arrivato dall’Argentina via America il tango) aggiungendo nell’enciclica Sacra propediem del 6 gennaio 1921, «non si potrebbe trovare un mezzo più adatto per togliere ogni residuo di pudore». Nelle campagne venete, prima del miracolo economico e della liberazione del sesso, circolava il detto Omeni e done – diàvolo in mezzo. Col passaggio dalla chiusa civiltà contadina alla disinibita civiltà urbano-industriale, il rigore della Chiesa si è attenuato. Non soltanto in materia di ballo.