”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina? Vare, legiones redde
Varo, rendimi le legioni. Nell’inverno del 9 dopo Cristo, il generale Quintilio Varo, legato di Augusto per la Germania, fu sconfitto dai germani di Arminio. Era costui un principe barbaro educato a
Roma e diventato talmente amico del generale da essere accolto alla sua mensa. Sebbene avesse ricevuto qualche avvertimento circa la slealtà di Arminio, Varo non vi credette e dovendo muovere con l’esercito per una spedizione militare, si affidò a delle guide che, d’accordo col perfido Arminio, condussero i suoi uomini in un terreno boscoso e paludoso, la foresta di Teutoburgo. Circondati dai germani, i romani si batterono per tre giorni, alla fine fu il disastro. Tre legioni distrutte, migliaia di morti, Varo e i suoi luogotenenti si suicidarono a quella notizia l’imperatore Ottaviano Augusto rimase talmente sconvolto che si lascò crescere, in segno di dolore, barba e capelli, e ogni tanto batteva la testa contro le porte, esclamando Quinìli Vare, legìones redde (Svetonio, Vita di Augusto, 23). Si racconta che nel trionfo sfilarono come prigionieri di guerra anche la moglie e il figlio di Arminio, Thusnelda e Tumelico, e Segimundo, il fratello di lei, davanti allo stesso imperatore Tiberio ed al padre della donna, Segeste.L’anno successivo, nel 19, Arminio fu assassinato dai suoi sudditi, che temevano il suo crescente potere.