Cos’è cambiato in questi mesi?
SEVERGNINI ORGANIZZA LE SQUADRE ANTI MELONIANE.
I NEOMELONIANI ATTACCANO GLI INTELLETTUALI DELLA PROPRIA AREA
“Se la sinistra si concentra sui saluti romani, perde per i prossimi 15 anni”. “Alcuni di noi giornalisti sono stati troppo indulgenti con Giorgia Meloni”. Pochi mesi separano le due dichiarazioni, entrambe di Beppe Severgnini. Ed il riferimento è sempre ai giovani di destra che si fanno beccare mentre si esibiscono in gesti e dichiarazioni vietate dai vertici del partito dell’abiura quotidiana.
Cos’è cambiato in questi mesi? La percezione della battibilità di lady Garbatella. Prima la sconfitta in Sardegna, poi il disastro in tutte le grandi città italiane, infine la pessima figura nelle trattative in Europa. E gli sciacalli, quando sentono odore di cadavere, si scatenano. Magari un po’ in anticipo questa volta. Un anticipo di anni. Ma, considerando l’affollamento che ci sarà per salire sul carro del prossimo vincitore, meglio prepararsi per tempo.
E allora non solo Severgnini lancia la sua lunga volata da Cattivik contro Meloni, ma sferra un attacco anche contro quei giornalisti che si sono trasformati in geishe del potere neomeloniano. Evitando di far nomi, ché non si sa mai. Ma, in ogni caso, piazzandosi tra coloro che dovranno essere premiati dalla gauche trionfante. E se non sarà a livello nazionale, ci saranno posti, premi, incarichi, iniziative nelle grandi città in mano alla sinistra. Ma riusciranno ad incassare riconoscimenti ben remunerati anche dalle Regioni e dalle amministrazioni locali guidate dalle destre fluide. In Piemonte, ad esempio, per non sbagliare si è scelta come responsabile dell’assessorato alla cultura una signora nel cui curriculum politico la cultura proprio non compariva: una garanzia!
D’altronde alla destra fluida di governo non piacciono gli intellettuali di area. Perché o sono zerbinati e impegnati a baciare la sacra ciabatta da piscina privata che ha sostituito la pantofola della leader, oppure vengono mal tollerati o direttamente attaccati. L’ultimo è Marcello Veneziani che ha osato dir no alla passerella alla Buchmesse di Francoforte, benché invitato. Un rifiuto motivato non con una eventuale solidarietà a Saviano (da escludere a priori), ma con l’inesistenza di una strategia per sostenere la cultura appunto dell’area. E allora i rappresentanti ufficiali di una inesistente cultura governativa hanno ironizzato su Veneziani che, parafrasando Nanni Moretti, si chiede “mi si nota di più se vado o se non vado?”. E decide di non andare.
Indubbiamente la destra fluida sa come far squadra, come rafforzare il gruppo di alleati per affrontare l’offensiva dalla gauche intello.