Dio non paga il sabato, ma “il diavolo paga ogni giorno”. “Continuate a usare i morti per fare retorica, ci sarà un giudizio universale e andrete all’inferno!”: perché le parole di Sgarbi vanno prese terribilmente alla lettera

Dio non paga il sabato, ma il diavolo paga ogni giorno

 Il 13 ottobre, nel suo intervento alla Camera dei Deputati, Vittorio Sgarbi ha gridato, rivolgendosi agli uomini del governo Conte Bis:

“ANDATE ALL’INFERNO” – VITTORIO SGARBI SCATENATO CONTRO LA MAGGIORANZA

«Continuate a usare i morti per fare retorica. Quattro milioni e mezzo di italiani hanno perso il lavoro durante il tempo delle misure grottesche di sicurezza mentre l’economia in Svezia è andata avanti. Non siamo più in Europa; ci sarà un giudizio universale per farvi pagare la fine del lavoro usando una morte che non c’è. Le curve non parlano di contagi ma parlano di morti arrivati a zero e continuate coi morti per fare retorica. Andrete all’inferno! All’inferno! All’inferno!»

Sgarbi è stato l’unico, che noi sappiamo, a ricordare a tutti la dimensione religiosa e le implicazioni diaboliche dell’opera svolta dal governo italiano. Fare il male sapendo perfettamente che è male, e anzi ingannando il prossimo e servendosi del dolore altrui per creare una cappa di terrore al misero scopo di prolungare il proprio potere: tutto ciò è diabolico e riserva, a chi lo compie, il giudizio senza appello che Dio riserva ai malvagi incalliti: la pena massima, la dannazione eterna. Non si scherza con tali cose; non ci si prende gioco di Dio. Non ci si prende gioco neppure del Diavolo, se è per questo: è lui che si prende gioco dei folli disposti a servire i suoi tenebrosi disegni. Fare il male sapendo che è male in vista di un vantaggio personale equivale a mettersi al servizio del Diavolo: che lo sappiano o no, che lo vogliano o no, chi agisce in tal modo diviene automaticamente un servo del Demonio e come tale soggiace alla sua astuzia.

Perché la responsabilità morale di chi inganna e seduce i giovani è particolarmente grave? Quella di chi dà scandalo ai bambini, che è poi imperdonabile, tanto da aver strappato a Gesù una terribile maledizione (Mt 18,6): Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Ci riflettano a fondo, quanti parlano con leggerezza della misericordia divina…

L’astuzia del Diavolo è ben superiore a quella umana: gli uomini s’illudono di poter usare il male per realizzare i loro fini di potere, di denaro o di successo, ma alla fine dovranno pagare il conto a un padrone spietato, che non perdona e che premia i suoi sciocchi servitori trascinandoli con sé all’Inferno. Mentre Dio è un Padre misericordioso che resta sensibile al pentimento dell’uomo, anche se questo dovesse sopraggiungere nell’ultimo istante della sua vita, il Diavolo è un padrone immensamente perfido e malvagio: il premio che riserva ai suoi zelanti seguaci è lo stesso che un nemico implacabile può riservare a quanti lo hanno combattuto, ossia il più crudele: la perdizione dell’anima, la dannazione senza speranza. Perciò tutti coloro che fanno il male con piena coscienza, che provocano inutili sofferenze e spargono i semi del terrore fra la gente allo scopo di protrarre di qualche mese la loro permanenza al potere, si sono prenotati un sicuro posto all’inferno e non sfuggiranno al castigo, a meno che sopravvenga in loro un sincero e profondo pentimento. Lungi dall’essere state uno sfogo puramente emotivo o un modo di esprimersi enfatico e figurato, le parole di Sgarbi vanno prese terribilmente alla lettera, nel senso più concreto.

Servi del “Demono”? Non ci si prende gioco di Dio. Non ci si prende gioco neppure del Diavolo, se è per questo: è lui che si prende gioco dei folli disposti a servire i suoi tenebrosi disegni!

Senza dubbio il presidente della Camera, Fico, e gli altri membri del governo presenti in aula, e più tardi i giornalisti che hanno riportato l’episodio, non le hanno prese nel senso letterale: le hanno registrate senza darvi troppa importanza o, comunque, le hanno intese come lo sfogo di un uomo esasperato. Il fatto è che nella società odierna, ormai completamente desacralizzata, e nella cultura della modernità, sempre più compressa entro i rigidi binari del Politicamente Corretto, non c’è più spazio per una visione trascendente della storia, così come si è smarrito il significato trascendente della vita umana. In altre parole, la grande maggioranza degli uomini, compresi gran parte dei sedicenti fedeli (ma fedeli di chi o di che cosa, poi? delle eresie e delle bestemmie di Bergoglio?), si è scordata, o addirittura non ha mai compreso, che la vita, tutta la storia, e di conseguenza l’intera storia umana, sono il teatro di una lotta incessante fra il Bene e il Male; che ciascuno di noi è chiamato a fare la sua scelta in questa lotta; che le nostre azioni definiscono anche il nostro destino eterno: eternamente beato o eternamente dannato. Ma come potrebbero sapere, o ricordare, queste elementari verità, degli uomini che si sono abituati a vivere come se Dio non esistesse, oppure negandolo apertamente, e a considerare Gesù nient’altro che un personaggio storico, come in fondo ce ne sono stati altri: eccezionale sì, ma insomma pur sempre un uomo, morto e sepolto da duemila anni, i cui insegnamenti, per giunta, si sono appannati nel corso dei secoli perché riflettono una mentalità arcaica, patriarcale, e oggi nessuna persona seria e ragionevole si sognerebbe di prenderli seriamente e calarli sino in fondo nella propria vita?

Oggi gli uomini si sono abituati a vivere come se Dio non esistesse? L’intera storia umana, sono il teatro di una lotta incessante fra il Bene e il Male: ciascuno di noi è chiamato a fare la sua scelta in questa lotta e le nostre azioni definiscono anche il nostro “Destino eterno”: eternamente beato o eternamente dannato!

Eppure, anche se gli uomini si sono dimenticati di Dio, Dio non si scorda mai degli uomini, né della Promessa che ha fatto loro attraverso i profeti, e rinnovato per mezzo del sangue del suo Figlio Unigenito (Is. 49, 15): Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, Io invece non ti dimenticherò mai. Il guaio è che neppure il Diavolo si dimentica, e passa sempre a riscuotere quanto gli è dovuto: non se ne dimentica mai.  Dovrebbero perciò tremare quanti si fanno beffe della Verità e della Giustizia, calpestando il prossimo, perché è la stessa cosa che farsi beffe di Dio: se non si pentono in tempo, il loro destino è segnato per sempre; e non ci sarà misericordia che tenga, perché la parola misericordia, diversamente da ciò che insegna la falsa chiesa del falso papa, non ha alcun senso se non si coniuga con il sincero pentimento del peccatore e con il suo fermo proponimento di non peccare più. Opinare diversamente significa immaginare che Dio si lasci prendere in giro; che lo si possa ingannare come si farebbe con un qualsiasi sprovveduto, troppo ingenuo e fiducioso per sospettare la malizia altrui. Chi non si pente è abbandonato in potere del Diavolo: come scrive san Paolo ai Corinzi (1 Cor. 5, 4-5; 13):

Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, essendo riuniti assieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù Cristo, ho deciso che quel tale sia dato in mano di Satana a perdizione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signore Gesù. (…) Ora è Dio che giudica quelli di fuori. Perciò togliete il malvagio di mezzo a voi.

 E quando il Diavolo passa a riscuotere i suoi crediti, è un esattore implacabile. Non di rado la sua malvagità si esplica già nella dimensione della vita terrena, riservando a quanti si sono adattati, per una ragione o per l’altra, a servirlo in vario modo, il crudele ringraziamento che appartiene alla sua natura.

Vittorio Sgarbi è stato l’unico a ricordare a tutti la dimensione religiosa e le implicazioni diaboliche dell’opera svolta dal governo italiano: fare il male sapendo perfettamente che è male, e anzi ingannando il prossimo e servendosi del dolore altrui per creare una cappa di terrore al misero scopo di prolungare il proprio potere? Tutto ciò è diabolico e riserva, a chi lo compie, il giudizio senza appello che Dio riserva ai malvagi incalliti: la pena massima, la dannazione eterna!

Bataclan 130 morti e 683 feriti

Quando i terroristi sono entrati nella sala spettacolo Bataclan e hanno iniziato il massacro, la sera del 13 novembre 2015, nel quadro di una più ampia offensiva terroristica che ha insanguinato le strade di Parigi, dello Stadio di Francia e di Saint Denis, lasciano sul terreno 137 morti (compresi gli attentatori), nel locale si stava esibendo il gruppo Eagles of Death Metal (abbreviato in sigla EoDM), un gruppo hard rock statunitense con qualcosa di funereo già nel nome, death infatti significa “morte”, e precisamente si stava eseguendo il brano Kiss the Devil, ossia “dai un bacio al Diavolo”, che incomincia così: Io incontro il diavolo e questa è la sua canzone. I terroristi, vestiti di nero, erano armati di mitra, fucili a pompa, bombe a mano e cinturoni esplosivi, e hanno dato inizio alla strage al grido di Allah Akhbar! (anche se il signor Bergoglio ha sostenuto in più occasioni che il terrorismo islamico semplicemente non esiste). Non appena sono risuonati i primi spari, i componenti della band hanno gettato a terra gli strumenti e sono scappati da una porta sul retro, restando illesi. Non altrettanto fortunati sono stati decine di ragazzi e ragazzi rimasti intrappolato in quello che in pochi minuti si sarebbe trasformato in un vero e proprio mattatoio; a nulla è servito che parecchi di loro giacessero immobili a terra, fingendosi morti; sono stati uccisi ugualmente, con metodo e spietata efficienza. Sta di fatto che, un istante prima che il sangue cominciasse a scorrere a fiumi, nella sala echeggiavano un vero e proprio inno a Satana, invocato come un ospite atteso e ardentemente desiderato. Una semplice e spiacevole coincidenza? Può darsi. Ma di coincidenze di questo genere, volendo, se ne possono pescare a dozzine, solo attingendo alle pagine di cronaca nera di questi ultimi anni.

Dovrebbero tremare quanti si fanno beffe della Verità e della Giustizia, calpestando il prossimo, perché è la stessa cosa che farsi beffe di Dio: se non si pentono in tempo, il loro destino è segnato per sempre!

Aaliyah Dana Haughton

Che dire, ad esempio, dell’incidente aereo verificatosi nel cielo di Marsh Harbour, nelle isole Abaco (Bahamas) il 25 agosto 2001, che spezzò a soli ventidue anni la vita della celebre cantante, attrice, modella e ballerina americana Aaliyah Dana Haughton, più nota semplicemente come Aaliyah, i cui dischi erano stati venduti a milioni di copie e che, dopo un travolgente successo nel genere musicale hip hop soul, stava mietendo successi non meno impressionanti nell’ambito cinematografico? Quando la morte la ghermì improvvisamente, giovanissima, bellissima, ricchissima e famosissima, nello schianto del suo aereo privato, insieme a tutti gli altri passeggeri – il pilota, la guardia del corpo, il parrucchiere, lo stilista, il produttore e due dipendenti della casa discografica Background, – è dubbio se si sia resa conto di quanto stava accadendo, poiché l’autopsia rivelò la presenza nel suo sangue di alcol e cocaina in grandi quantità. Una cosa però è certa: Aaliyah aveva appena terminato le riprese del film Queen of Damned (La regina dei dannati), tratto dal romanzo di Anne Rice e diretto – molto male, in verità: il Morandini parla di pagliacciata immonda – da Michael Rymer, nel quale la cantane interpreta la regina Akasha, madre di tutti i vampiri egiziani. Gli spettatori ricordano, se non il valore artistico del film, la sensualità macabra della danza eseguita dalla creatura infernale, quando, seminuda, sfoggia un diabolico ghigno reso più orribile dai canini aguzzi da vampiro, prima di venire distrutta e dissolta sotto gli sguardi inorriditi delle sue mancate vittime. Era stata riportata in vita da un concerto rock metal eseguito nella Valle della Morte. Anche qui esiste una relazione fra ciò che si voleva rappresentare e ciò che è realmente accaduto. Un’altra coincidenza? Il fatto è che potremmo elencarne moltissime.

Perché le parole di Sgarbi vanno prese terribilmente alla lettera? Continuate a usare i morti per fare retorica. Quattro milioni e mezzo di italiani hanno perso il lavoro durante il tempo delle misure grottesche di sicurezza mentre l’economia in Svezia è andata avanti. Non siamo più in Europa; ci sarà un giudizio universale per farvi pagare la fine del lavoro usando una morte che non c’è. Le curve non parlano di contagi ma parlano di morti arrivati a zero e continuate coi morti per fare retorica. Andrete all’inferno! All’inferno! All’inferno!

Aleister Crowley

Il celeberrimo cantante John Lennon, figura di spicco dei Beatles fra il 1960 e il 1970 e vero leader morale del ’68 in tutto ciò che esso ha avuto di trasgressivo, d’irriverente e di amorale, al quale si deve la riabilitazione del satanista Aleister Crowley (all’epoca quasi dimenticato e poi divenuto famosissimo), nonché profeta del nichilismo in canzoni come Let it be (Lascia che accada) e del Nuovo Ordine Mondiale in altre, come Imagine (Immagina), in cui evoca la società futura senza patria, né confini, né religioni, manifesto del libertinismo radicale, trovò la morte a soli quarant’anni, la sera dell’8 dicembre 1980, sotto i colpi di pistola di un venticinquenne squilibrato, che gli gridò semplicemente: Hey, mr. Lennon! La sua filosofia, nichilista e disperata, si può riassumere in un’intervista rilasciata nel 1967:

 

«Io sono cresciuto. Non credo più alle figure paterne, come Dio, Kennedy o Hitler. Non sono più alla ricerca di un guru. Non sto più cercando niente. Non c’è ricerca, non c’è una strada da imboccare, non c’è niente. Le cose stanno così. Probabilmente continueremo a scrivere musica per sempre»

 Naturalmente, quella che stiamo proponendo è una specifica lettura della storia: e chi non condivide i nostri presupposti alzerà le spalle e si rifiuterà di credere che esista una relazione fra le scelte e le azioni che compiamo nel corso della nostra vita e il nostro destino finale, sia quello terreno che quello ultraterreno (al quale ben pochi ormai credono, e ancor meno ci pensano). Per la cultura moderna, la storia non ha un significato che vada oltre le mere azioni umane; e quanto alla nostra vita, non ha un senso particolare, dato che viene dal caso e procede verso il nulla, tranne quello che noi, e noi soltanto, giudici supremi di essa, intendiamo darle, sia esso morale o immorale, buono o cattivo. L’individualismo di matrice liberale si ribella all’idea che qualcuno possa sindacare le nostre scelte, mettere in discussione il nostro supremo diritto a fare quel che ci pare. Come diceva il satanista Aleister Crowley, appunto, e tutta la “filosofia” dei Beatles, ossia della generazione del ’68, ripeteva: Fa’ ciò che vuoi. Una filosofia molto semplice, molto spicciola, molto concreta e soprattutto molto appetibile, nel grande supermercato della pseudo cultura moderna: «Fa’ ciò che vuoi, e non preoccuparti di niente e di nessun altro». Bella, vero? A chi non piacerebbe? E cosa si può immaginare di più seducente per un giovane inesperto della vita, che non sa misurare le proprie forze e non ha ancora sviluppato adeguatamente, attraverso prove, errori e sofferenze, il senso del limite? Ecco perché la responsabilità morale di chi inganna e seduce i giovani è particolarmente grave; quella di chi dà scandalo ai bambini, poi, è imperdonabile, tanto da aver strappato a Gesù una terribile maledizione (Mt 18,6): Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mareCi riflettano a fondo, quanti parlano con leggerezza della misericordia divina…

 

Francesco Lamendola

Fonte: Accademia Nuova Italia del 24 ottobre 2020

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